Inaugurata a Palazzo Pirelli la mostra di Giordano Morganti “…un bacio ancora”

Oltre cento scatti in bianco e nero raccontano la vita dei “senza dimora”

È stata inaugurata a Palazzo Pirelli la mostra fotografica di Giordano Morganti “…un bacio ancora”. Oltre cento scatti in bianco e nero che propongono un percorso visivo in uno degli spazi marginali della nostra società, quello degli homeless di Milano.

Le fotografie raccolte in questa esposizione raccontano con intensità la vita delle persone senza dimora, i cosiddetti “invisibili”, che popolano le stazioni, le strade e i luoghi dimenticati delle nostre città. Morganti non li osserva da lontano, ma sceglie di vivere accanto a loro, condividendone spazi e condizioni estreme, per restituirne non solo la sofferenza ma soprattutto la dignità. Questo approccio rende la sua opera qualcosa di più di un reportage: è un atto di vicinanza, un riconoscimento, un modo per restituire a queste persone il ruolo di protagonisti della propria storia. La forza di queste immagini sta proprio qui: non documentano soltanto una condizione sociale, ma trasformano l’arte fotografica in uno strumento di responsabilità civile. Guardare queste fotografie significa assumersi l’impegno di non voltarsi dall’altra parte, di riconoscere che dietro ogni volto c’è un percorso umano, fatto di fragilità ma anche di resistenza” ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani, introducendo il momento inaugurale della mostra.

Il Vice Presidente della Commissione Cultura Stefano Gaddi ha evidenziato che “le fotografie esposte hanno l’urgenza violenta della verità. La scelta dell’artista è coraggiosa, perché è l’unica strada possibile per arrivare subito e senza deviazioni al cuore del problema. Lo sguardo di Morganti è l’esatto opposto della stupidità consolante e autoassolutoria di quanti si accontentano della banalità ottusa del rispetto delle differenze, del body shaming e della globalizzazione inclusiva tanto di moda sui social”.

Tutto ciò che desidero avere è la fotografia e per essa vivo. Spesso mi siedo in qualche locale solo per osservare la gente e ciò che accade, e in questo senso le stazioni centrali sono di grande ispirazione; poi passeggio solo e rifletto su ciò che ho visto. Affrontare il tema delle persone senza fissa dimora non è mai semplice per un fotografo: è difficile mantenere un equilibrio tra l’approccio documentaristico e il coinvolgimento umano. Superare la naturale diffidenza che circonda il mondo degli homeless richiede tempo, rispetto e pazienza: solo così è possibile ottenere un rapporto di fiducia che consenta alle persone ritratte di mostrarsi autenticamente davanti all’obiettivo” ha affermato Giordano Morganti.

Il titolo dell’esposizione, come ha spiegato il curatore della mostra Antonio Giovanni Mazzeri si ispira al verso dell’Otello di Giuseppe Verdi e richiama un bisogno di contatto e riconoscimento: “un bacio ancora” come ultimo gesto di vicinanza, come invito a non lasciare soli coloro che già vivono l’esperienza dell’abbandono. È un monito che risuona con forza anche nella dimensione pubblica e istituzionale: ci ricorda che ogni società si misura dalla capacità di prendersi cura dei suoi membri più vulnerabili”.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre, dal lunedì al giovedì (9.30-18.00) e il venerdì (9.30 -13.00).

Cenni biografici

Giordano Morganti è nato a Milano nel 1956, collaboratore di riviste di grande prestigio, noto principalmente per i ritratti di personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, della politica e per le sue numerose ricerche. All’età di nove anni si appassiona alla fotografia e nel 1973 decide di diventare “artista – fotografo”. Inizia così un percorso di successo che porterà i suoi scatti a essere presenti sulle riviste e nelle gallerie d’arte nazionali e internazionali. Morganti espone a Milano, Roma, Palermo, Genova, Torino, Mantova, ma anche a New York, Berlino, Barcellona, Pechino e Parigi, solo per ricordare alcune mostre. Giordano Morganti ama fotografare le diversità, le ingiustizie, il disagio.