I cittadini del Canton Ticino chiedono che si pongano limiti ai lavoratori frontalieri, secondo lo slogan #primainostri. Il referendum del 25 settembre promosso da Udc con il
sostegno della Lega dei Ticinesi (oltre all'appoggio di alcuni esponenti dei Verdi e del PLRT) ha ottenuto il 58% di si'. I no sono stati il 39,7%. Il testo sottoposto agli elettori chiede che sul "mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio". Una consultazione che ha creato apprensione in Lombardia, dove i frontalieri che lavorano in Svizzera sono 62.000.
Già lo scorso 9 febbraio aveva destato scalpore l'esito di un altro referendum, quello "contro l'immigrazione di massa". A favore del cambiamento delle politica migratoria del paese si era espresso il 50,3% dei votanti: il testo chiedeva una modifica alla Costituzione federale per introdurre “tetti massimi annuali e contingenti annuali” da fissare “in funzione degli interessi globali dell‘economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri”.
Il commento dell'Associazione Fontalieri Ticino. "Ce l'aspettavamo, anzi è gia' tanto che la percentuale non sia stata piu' alta, c'e' un clima di malessere oltreconfine". Lo ha detto Eros Sebastiani, presidente dell'Associazione Frontalieri Ticino che ha sede a Varese. "Ho già ricevuto molte telefonate preoccupate di lavoratori. La prima cosa da precisare e' che domani non accadrà proprio nulla, perché quella è stata solo una consultazione per sollecitare Berna a fare qualcosa, ma dubito che si arriverà mai ad una legge vera e propria come richiesto dal testo della consultazione. Putroppo ci sono davvero delle situazioni che esasperano gli animi, come i casi di tanti lavoratori stranieri, non dico italiani, che accettano di lavorare per paghe bassissime".