Dipendenze immateriali, screening mammografico e lavoratori socialmente utili i temi di Risoluzioni e mozioni  approvate dal Consiglio regionale

Far rientrare le patologie legate alle dipendenze immateriali (gioco d’azzardo, web, ecc) tra i livelli essenziali di assistenza nazionali con conseguente integrazione del fondo sanitario. E’ l’obiettivo della Risoluzione (relatrice Paola Macchi, M5S) approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, che chiede in sostanza di estendere il monitoraggio da parte degli osservatori locali delle dipendenze anche alla ludopatia, al desiderio irresistibile di connettersi al web (Internet Addiction Disorder) e in generale a tutte le patologie da dipendenza immateriale; di attuare tutte le norme di contrasto del gioco d’azzardo; di creare reparti e strutture ad hoc per affrontare queste patologie in costante crescita e prevederne l’inserimento tra i livelli essenziali di assistenza.

Durante il dibattito sono intervenuti, oltre alla relatrice, anche Daniela Maroni (Lista Maroni), Gianantonio Girelli (Pd) e l’assessore alla Sanità Mario Mantovani che ha sottolineato che le persone affette da ludopatia prese in carico durante il 2014 sono state oltre 2000. Nel testo viene peraltro precisato che in sede di Conferenza Stato-Regioni si sta ridiscutendo la nomenclatura dei Lea nazionali e che questa potrebbe essere l’occasione per inserire questo tipo di dipendenze tra quelle a cui viene offerta cura e assistenza dal Servizio sanitario nazionale

 

Implementare i centri di senologia

Via libera a larga maggioranza alla Risoluzione destinata ad attuare le linee guida per l’implementazione dei centri di senologia (relatrice Lara Magoni, Lista Maroni), diffondendo programmi di screening specifici e promuovendo lo studio dei tumori ereditari che spesso colpiscono le donne. Nel documento si legge che il tumore alla mammella è tra le malattie più diagnosticate nelle giovani donne (40% fino ai 49 anni, 35% fino ai 69 anni), rappresentando il 29% dei decessi nel primo caso. In Lombardia, stando ai dati della Fondazione Veronesi, sarebbero oltre 13 mila i pazienti in cura. Il costo medio di un cancro alla mammella è di 28 mila euro che rapportato al numero di casi nella nostra Regione, comporta un costo quinquennale pari a circa 1 miliardo e mezzo, senza contare i costi personali, familiari e sociali. La Risoluzione, che richiama le linee di indirizzo del Piano Nazionale per la prevenzione 2010-2012, chiede dunque lo sforzo di promuovere e diffondere programmi di prevenzione, sollecitando le Asl a costituire le “Breast Units”, ossia  centri di senologia specializzati nella diagnosi e cura del tumore mammario. Critico il Movimento Cinque Stelle che ha preferito astenersi, dopo aver chiesto modifiche per far rientrare nel testo non solo la prevenzione destinata alla diagnosi e cura ma anche quella cosiddetta primaria (diretta a evitare l’insorgere della malattia incrementando le difese dell'organismo, studiano ed eliminando i fattori causali della malattia e selezionando e trattando gli stati di rischio). Durante il dibattito sono intervenuti la relatrice Lara Magoni, Carolina Toia (Lista Maroni), Paola Macchi (M5S), Sara Valmaggi (PD), Silvana Santisi Saita (LN), Umberto Ambrosoli (Patto Civico) e Dario Violi (M5S). L’assessore alla Sanità, Mario Mantovani, chiudendo la discussione, ha confermato l’impegno di Regione Lombardia su questo tema e il voto favorevole alla risoluzione in linea con gli indirizzi della Giunta.

Un contratto a termine per i lavoratori socialmente utili”

I lavoratori provenienti da aziende private in crisi impiegati nei Tribunali lombardi come lavoratori socialmente utili in qualità di “tirocinanti della giustizia” siano assunti con contratti a termine. L’appello arriva dal Consiglio regionale che ha approvato all’unanimità due mozioni abbinate, presentate rispettivamente da Lega Nord (Angelo Ciocca primo firmatario) e PD (Onorio Rosati primo firmatario), con le quali si impegna la Giunta regionale a farsi parte attiva anche presso la Conferenza Stato-Regioni per raggiungere l’obiettivo. La maggioranza di questi lavoratori, a differenza del passato, non percepisce nessun ammortizzatore sociale, ad eccezione del guadagno derivante dal tirocinio, stimato in circa 2.300 lordi annui. Una cifra questa, elargita come rimborso spese. I lavoratori interessati in Lombardia sono 280, 140 dei quali prestano la loro attività a Milano. Nelle mozioni approvate si evidenzia che con la formazione i “tirocinanti” impiegati presso i Tribunali hanno acquisito conoscenze e professionalità e vista la necessità di personale che serve alle strutture giudiziarie si chiede che siano assunti con contratti a termine. Nella maggior parte si tratta di donne e uomini sui 50 anni, ex cassintegrati, lavoratori in mobilità e disoccupati, troppo giovani per andare in pensione e ritenuti troppo anziani per essere rioccupati nel circuito lavorativo.