L’emergenza Coronavirus non ferma il volontariato lombardo. Anzi: le attività a favore delle persone disagiate, doppiamente svantaggiate dalla situazione, si adeguano alle nuove esigenze. Ad iniziare dalla Caritas ambrosiana che mantiene aperti, sia pur con alcune restrizioni di orario e rimodulazione del servizio, le proprie strutture: dal Refettorio alle docce, oltre agli 8 Empori della solidarietà e ai 380 centri di ascolto, veri punti di riferimento in questo periodo in cui a tante solitudini si aggiunge la fatica di molte famiglie obbligate alla convivenza forzata. Al Rifugio è stato anche attivato un sistema di visite filtro, effettuate da medici volontari.
Sempre sul fronte medico, numerose le chiamate arrivate a Regione Lombardia da parte di dottori in pensione e infermieri che si sono messi a disposizione dei colleghi che da settimane operano negli ospedali lombardi.
Sulla stessa scia si è mossa anche la Fondazione Francesca Rava che già dai primi di giorni dell’epidemia ha attivato la sua rete di medici rianimatori, infermieri, ostetriche. Tutti professionisti che operano a titolo volontario, e già impiegati in altre missioni umanitarie, ad esempio in Haiti per le emergenze terremoto e colera nel Mediterraneo in aiuto a bambini e donne migranti. Tra di loro il dottor Pier Eugenio Gobbato, Direttore Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Monfalcone (Gorizia), in servizio al fianco dei colleghi nel Reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Cremona, uno dei Centri emergenziali e con l’Ospedale di Lodi quello più vicino alla zona rossa. Oltre all’invio di volontari, la Fondazione, sul modello del progetto “In farmacia per i bambini”, sta
fornendo farmaci e prodotti pediatrici a case famiglia, comunità mamma bambino nelle aree di maggiore emergenza ed è in contatto con i farmacisti e donatori della zona rossa e limitrofe.
Sempre in campo assistenziale, Emergency ha lanciato sulla città di Milano “Le brigate della solidarietà”, un servizio per la consegna di beni di prima necessità per gli over 65 e per coloro sottoposti a quarantena o persone a rischio. Il servizio è attivo tutti i giorni, ad esclusione della domenica, dalle ore 9 alle 13, chiamando il numero di telefono 020202 ed è completamente gratuito. Ma soprattutto, dopo la segnalazione di una persona senza fissa dimora positiva al Coronavirus e la conseguente chiusura di un centro del Comune di Milano, l’associazione di Gino Strada ha dato il via a un monitoraggio nei centri della città di accoglienza dei senza fissa dimora e delle strutture per minori stranieri non accompagnati. Il progetto intende verificare il rispetto delle condizioni dì vivibilità all’interno delle strutture per proporre modifiche migliorative per la tutela della salute di staff e ospiti.
Pur tenendo conto delle restrizioni imposte per contenere il contagio, molti dei servizi offerti dalle tante realtà del Terzo settore (mense, docce, ambulatori medici) sono ancora aperti, grazie alla disponibilità di tanti operatori. A Milano, un’ordinanza ha infatti consentito ad alcune associazioni di poter continuare le proprie attività e i volontari possono raggiungere le sedi, mostrando il tesserino dell’associazione. Nella sede milanese di Opera San Francesco, turni raddoppiati per sopperire ai volontari provenienti da fuori Milano e che non possono raggiungere la sede di viale Piave.
Ma l’emergenza è anche occasione per rimettere in discussione abitudini e scelte lavorative, come nel caso di don Fabio Stevenazzi, 48 anni, parroco di San Cristoforo a Gallarate, ex internista del Pronto soccorso. Dopo l’ok dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha fatto domanda per lavorare all’ospedale di Busto Arsizio, in prima linea nel contrasto al Covid-19. Assunto immediatamente, anche sulla base di una fitta esperienza professionale: oltre a missioni sanitarie in Africa ogni estate, una laurea in medicina con specializzazione in Medicina Interna.
Massima flessibilità anche da parte dei giovani e degli studenti, riuniti dall’ hashtag #celafaremo, che si sono messi a disposizione delle pubbliche assistenze o delle associazioni di promozione sociale. Numerosi i ragazzi che si sono rivolti ad Auser Lombardia, e che in molti casi hanno sostituito i soci ordinari, per lo più over 65 per i quali è opportuno un periodo di protezione. I servizi svolti dalle nuove forze comprendono attività di telefonia sociale, accompagnamento per terapie salvavita, consegna medicinali e consegna pasti.
C’è poi chi, accogliendo un invito magari più volte declinato, si è prenotato per la donazione di sangue. La donazione è sicura e rientra tra le “situazioni di necessità” consentite dal decreto. È possibile diventare volontari del sangue contattando una delle 630 sedi AVIS in Lombardia o presso i Centri Trasfusionali dei principali ospedali, dove è possibile fissare un appuntamento. Un gesto doppiamente significativo in un momento in cui la carenza di sangue è una seconda emergenza per i degenti di altre patologie. Sono, infatti 1800 le persone in Italia che hanno bisogno di cure quotidiane e che aspettano sangue, plasma e piastrine.
Insomma, anche in questo terribile frangente l’operosità lombarda e l’ingegnosità italiana sono le armi più efficaci per combattere il Coronavirus, almeno sotto il profilo umano.