Il 9 maggio sarebbe dovuto partire il Giro d’Italia, giunto quest’anno alla sua 103esima edizione. É notizia di poche ora fa che l’UCI, l'Unione Ciclistica Internazionale, abbia ricalendarizzato la corsa ciclistica in autunno, dal 3 al 25 ottobre prossimi. Un segnale di speranza che anche eventi sportivi di massa possano pian piano, con doverosi accorgimenti e regole, tornare a svolgersi.
Nei suoi 111 anni di storia, sono tante le curiosità che hanno animato la corsa a tappe più famosa d’Italia e che finora si era fermata soltanto per motivi bellici.
La prima edizione del Giro d’Italia partì il 13 maggio del 1909, con 8 tappe da percorrere per un totale di 2.448 chilometri. Il primo storico vincitore fu Luigi Ganna, originario di Induno Olona, in provincia di Varese, che si aggiudicò un montepremi di 5325 lire, una cifra decisamente importante per l’epoca. Per informare tutti gli interessati (in particolare coloro che non avevano la fortuna di poterlo fare via telefono), l’organizzazione decise di esporre le notizie relative alla corsa tramite dei dispacci telegrafici che venivano esposti in Piazza Castello a Milano.
Dal 1909 il Giro si è sempre corso, ad eccezione delle edizioni dal ’15 al ’18 e dal 41’ al 45’, i tragici anni delle guerre mondiali. Nel 1919, la corsa non ebbe storia: Costante Girardengo si aggiudicò sette tappe su dieci, restando al comando della classifica dal primo all’ultimo giorno, sebbene fosse convalescente dall’influenza “spagnola”, malattia che aveva duramente colpito l’Italia e tutto il mondo. Non poche, quell’anno, furono le difficoltà incontrate a causa del recente conflitto: i ciclisti, per mancanza di ponti, attraversarono il Tagliamento a piedi, sfruttando il fatto che il letto del fiume fosse in secca.
Il 1924 fu il primo (e ultimo) anno che vide la partecipazione di una donna: l’emiliana Alfonsina Strada. La giovane rimase in gara fino a Perugia dove per guai fisici arrivò fuori tempo massimo. La sua corsa, tuttavia, proseguì fino a Milano, arrivo dell’ultima tappa, suscitando ammirazione e consensi.
L’edizione del 1925 consacrò Alfredo Binda, chiamato il “Signore della Montagna”, per la superiorità con cui affrontava le salite più difficili. Binda vincerà anche le edizioni del ’27, ’28, ’29 e '33 sbaragliando gli avversari, tanto che gli organizzatori della corsa rosa, nel 1930, decisero di non farlo partecipare, riconoscendogli comunque un premio pari a quello che sarebbe spettato al vincitore, cioè 22500 lire.
Nel 1931 venne istituita la “Maglia Rosa”, che richiama il colore delle pagine della Gazzetta dello Sport, che ha inventato e che da sempre organizza il Giro. La decisione incontrò le critiche di alcuni gerarchi del Partito Fascista: il colore tenue della maglia non rispecchiava il forte carattere delle popolazioni italiche.
Anche i non appassionati associano immediatamente al Giro d’Italia e al ciclismo una delle più appassionanti epopee sportive (e non): la rivalità leggendaria tra Gino Bartali e Fausto Coppi. Tra gli anni ’40 e ’50, i due riempirono le cronache sportive e mondane della nazione, rendendo il ciclismo uno sport nazionale, al pari del calcio. Rivali ma mai nemici, Bartali e Coppi si diedero battaglia dominando la scena, vincendo otto Giri d’Italia (rispettivamente 5 Coppi e 3 Bartali) ed un numero impressionante di competizioni nazionali e internazionali.
Grazia Barbieri