Palazzo Pirelli, gli anni della fondazione: quando una volta c’era … il futuro

A metà degli anni ’50, arrivando a Milano per la prima volta, sarebbe stato impossibile non notare quell’avveniristico monolite mix di cemento, acciaio, alluminio, ceramica e cristallo che di lì a poco, in pieno boom economico a trazione meneghina, avrebbe ridisegnato il prestigio e il volto urbanistico della città anche per gli anni a venire.

E’ il Grattacielo Pirelli da subito incluso nel nascente Centro direzionale di Piazzale Duca d’Aosta e Via Vittor Pisani, ancor oggi proiettato verso il cuore della città.

Ma prima. Esattamente 130 anni fa. Cosa c’era che adesso non c’è più?”  Le riposte esaurienti a questa e altre domande si trovano presso la Fondazione Pirelli che dal 2008 nei suoi archivi conserva la documentazione sulla storia dell’impresa. Un patrimonio culturale che risale al 1870 quando il giovane ingegnere Giovanni Battista Pirelli (1848 – 1932), spronato dal suo Rettore e futuro fondatore della società Edison Giuseppe Colombo (1836-1921) a seguire la via americana del caucciù, fondava a Milano la G.B. Pirelli & C, prima fabbrica italiana per la lavorazione della gomma elastica e articoli in gomma che entrò in produzione nell’immediato 1872-73. L’area del primo stabilimento era in via Ponte Seveso (oggi via Fabio Filzi) conosciuta come Corpi Santi fuori Porta Nuova. Lo stabilimento, inizialmente costituito da un unico fabbricato di 1000 mq lungo il fiume Sevesetto, impiegava 40 operai e 5 impiegati nella produzione di cinghie, valvole, tubi in gomma. Nell’arco di un decennio poco più, tra il 1877-1889, grazie alle applicazioni sempre nuove di questo materiale, la produzione si allargò anche ad articoli sanitari e di merceria, conduttori elettrici e pneumatici. Inevitabilmente, lo stabilimento si espandeva, saturando però lo spazio disponibile.

Nel 1890, per dare avvio alla produzione delle pneumatiche per velocipedi venne quindi acquistato un altro lotto di terreno, al di là del Sevesetto, noto come la cascina Brusada, così nominata per via di un rudere agricolo presente nell’area. Nella zona direzionale, quello era l’ultimo lotto di spazio disponibile per l’ampliamento della fabbrica. Di fatto, la città aveva ormai inglobato l’intero quartiere e per trovare nuovi spazi era necessario spostarsi. Nel 1908, nelle campagne della Bicocca nasceva quindi il secondo stabilimento Pirelli che produceva vulcanizzatori e si configurava come un insediamento industriale destinato a raggiungere il milione di metri quadri e a far crescere attorno a sé un intero quartiere di Milano; l’omonimo Borgo realizzato intorno al 1920 come complesso di abitazioni per i dipendenti, ancor oggi rimasto pressoché intatto e racchiuso nell’angolo tra viale Sarca e la via dedicata a Luigi Emanueli (genio della ricerca e sviluppo di Casa Pirelli). Al centro di questa città della gomma, a partire dal 1950 venne edificata la Torre di raffreddamento adibita al recupero del vapore necessario alla produzione dei pneumatici. Un gigantesco camino alto quaranta metri, oggi rinchiuso e protetto dentro un cubo di cemento armato (50x50mt) con una facciata a cristallo, storica vetrina espositiva.

Lo stabilimento di Milano-città, continuò a essere attivo anche nella seconda guerra mondiale, prima di essere distrutto nei bombardamenti del luglio 1943 che colpirono la città. Nell’immediato dopoguerra l’area venne ceduta al Comune, a eccezione del lotto della Brusada, dove successivamente verrà posata la prima pietra del grattacielo Pirelli. L’azienda, infatti, decise di realizzare una nuova sede amministrativa, lasciando la produzione operativa nello stabilimento di Bicocca. Nella primavera del 1955 avviò quindi la costruzione del suo nuovo quartier generale: un grattacielo di 31 piani (+ 2 sotterranei) alto 127 metri per oltre settemila metri quadri, il primo edificio milanese a battere in altezza la guglia della Madonnina del Duomo (108,50mt). Il complesso doveva rappresentare non solo la rinascita dell’impresa ma diventare anche il simbolo della rinascita dell’Italia e di Milano nel dopoguerra.

Il Pirellone, così affettuosamente ribattezzato dai milanesi, cresceva rapidamente nella sua struttura esterna e internamente con i suoi open space in stile americano. Strateghi di questa lungimirante scelta furono Piero Pirelli (1881-1956) e Alberto Pirelli (1882-1971) che commissionarono la progettazione al versatile architetto Gio Ponti e a un team di professionisti unico al mondo, tra i quali Giuseppe Valtolina e Pier Luigi Nervi che in soli quattro anni dalla posa ufficiale della prima pietra datata 12 luglio 1956 completò la costruzione con l’inaugurazione ufficiale del 4 aprile 1960. Il sogno dei fratelli Pirelli si era concretizzato e ora la neonata sede era pronta per accogliere oltre 1200 dipendenti e ben 2000 ospiti. All'epoca della costruzione, il Pirelli era il grattacielo in calcestruzzo armato più alto d'Europa e tra i più belli al mondo. Il Gruppo aveva così lasciato la vecchia sede di Viale Abruzzi per ricollocarsi proprio lì, dove una volta era la fumante ciminiera della Brusada. Una best-practice, oggi la si potrebbe definire, soprattutto perché agli inizi del ‘900 tutt’intorno all’area della futura sede Pirelli altro non era che aperta campagna. Dopo anni di successo, nell’estate del 1968 di fronte al progressivo aumento del costo del lavoro e peggioramento delle concertazioni nel contesto del generale panorama sindacale italiano "dell'autunno caldo", iniziarono a susseguirsi vari cicli di crisi economica con pesanti ripercussioni a livello soprattutto nazionale. Il Gruppo decise quindi di vendere lo storico Palazzo anche a causa dei sempre più alti costi di gestione. La trattativa si concretizzò nel 1978 con la vendita del Grattacielo alla Regione Lombardia che lo "adottò" per farne la sede principale, prima della Giunta e successivamente del Consiglio, a inizio dell’ottava legislatura 2005-2010.