Duro, tenace, elastico e di grande durata: sono queste le caratteristiche dell’albero, un Celtis australis, che verrà piantato in onore di Eva Mameli, pioniera negli studi di Scienze naturali e prima docente donna in Italia a salire, nel 1915 a soli 29 anni, sulla cattedra di Botanica all’Università di Pavia. L’11 febbraio, l’università di Pavia, con il sostegno dell’Ufficio Sistenibilità OSA e in collaborazione con l’Istituto Nazionale Fisica Nucleare celebrano la Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza dedicando alla scienziata, di origini sarde ma che a Pavia perfezionò la sua preparazione studi all'avanguardia- un’iniziativa simbolica: la messa a dimora nella Cascina Cravino di una pianta.
Scopo dell'iniziativa è sostenere l’attività delle donne nelle attività STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Competenze in materia di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica in cui ancora oggi forte è il gap gender, ma che rappresentano formidabili opportunità lavorative nelle professioni in campo scientifico e nei processi produttivi della cosiddetta “Rivoluzione 4.0” o “quarta rivoluzione industriale”.
Giuliana Luigia Evelina Mameli, detta Eva, nasce a Sassari il 12 febbraio 1886 da famiglia borghese in cui molto peso veniva dato all’istruzione, anche delle figlie femmine, viene ricordata come una donna brillante, appassionata, grande lavoratrice, nota anche all’estero. L’attività di studio e di ricerca non è il solo campo in cui mostra il suo valore, come quando, durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, non si risparmia nell’assistenza come crocerossina, attività per cui viene più volte decorata.
Nel 1920 lascia l’Italia per trasferirsi a Cuba con il marito Mario Calvino, anch’egli agronomo e botanico. Dalla loro unione nacquero due figli: Floriano, geologo e Italo, lo scrittore, creatore tra l'altro di “Marcovaldo”.
Caparbietà e tenacia sono senza dubbio caratterisctiche di Eva Mameli, che riuscì nel rompere il "tetto di cristallo" che ancora oggi separa le donne da attività prevalentemente appannaggio degli uomini. Non per niente la pianta a lei dedicata a Pavia si caratterizza per una crescita lenta, una durata molto lunga, ed è anche in grado di sopravvivere in terreni ostici. Comunemente chiamata “albero spaccasassi”, grazie alle sue radici riesce a farsi strada tra le pietre, penetrando nelle rocce fino a sgretolarle. Un auspicio perché il futuro e le sue sfide tecnologiche, le soluzioni innovative e sostenibili per l’economia e l’ambiente siano sempre più nelle mani delle donne. Anzi, nelle loro teste STEAM.
(foto: sito Università Pavia)