Agfa ha deciso: lo stabilimento di Manerbio (Bs) verrà chiuso. Lo hanno ribadito questa mattina, in occasione dell’audizione nella Commissione Attività produttive, i vertici della multinazionale belga-tedesca rappresentati da Johan Buelens, manager di riferimento degli stabilimenti Agfa, e Marc Deutschmann responsabile risorse umane del comparto europeo.
Il board era stato convocato dal presidente della Commissione, Angelo Ciocca (Lega Nord) dopo un precedente incontro con le rappresentanze sindacali.
Grafici e numeri alla mano, i manager hanno indicato nel fatturato e nei costi di produzione le principali ragioni che porteranno alla dismissione dell’unità di Manerbio, mettendo a rischio ben 126 posti di lavoro (123 secondo il comunicato diramato il 9 luglio dall’azienda). Una posizione parsa irrevocabile e ribadita più volte durante le quasi tre ore di serrato confronto con la politica.
“Naturalmente non fermiamo qui la nostra azione di sensibilizzazione e pressing – ha spiegato il presidente Ciocca – La Lombardia offre grandi possibilità per fare impresa, a partire dalle azioni di supporto alla piccola editoria che intendiamo promuovere a breve e che potrebbero interessare anche ad Agfa. La nostra è una mano tesa, spero che l’azienda non si lasci sfuggire l’occasione. Resta il rammarico perché la scelta di dismettere non è stata certo presa in cinque minuti, probabilmente i vertici europei avevano deciso da tempo di far gravare sull’Italia e sulla Lombardia il peso di questo taglio”.
In Aula erano presenti anche le rappresentanze sindacali e il sindaco di Manerbio, Samuele Alghisi, accompagnato da consiglieri di opposizione.
Il consigliere Onorio Rosati (Pd) ha criticato i dati illustrati dall’azienda, chiedendo di presentare il piano di produzione per il 2014 e di non limitarsi ad una prospettiva semestrale, rimarcando le opportunità ancora offerte dal settore delle lastre analogiche.
“Ho chiesto espressamente – ha affermato il consigliere Fabio Rolfi (Lega Nord) – ai vertici aziendali di bloccare la procedura di chiusura del sito di Manerbio e di valutare con estrema attenzione l’opportunità di sfruttare la mediazione che Regione Lombardia è disponibile a compiere, ma la loro risposta è stata per ora negativa. Si tratta a mio avviso di un’occasione sprecata dalla multinazionale, considerato il patrimonio di professionalità presente a Manerbio e i bilanci aziendali contrassegnati da sempre dal segno positivo”.
“Forte è la preoccupazione per il futuro – ha dichiarato il consigliere Gian Antonio Girelli (Pd) – Rimane il fatto che da parte di tutte le forze politiche e da tutte le istituzioni si è levata un'unica posizione che non può essere ignorata. Vi sono tutte le condizioni per un serio riesame della scelta di chiusura così come vi è l'indubbio diritto di un "committente" pubblico importante come Regione Lombardia di essere tenuto nella giusta considerazione. A questo punto diventa fondamentale l'azione già preannunciata del Governo italiano”.
“La decisione dell’azienda ha anche un impatto sociale sul territorio che non dovrebbe essere trascurato – ha sottolineato il consigliere Dario Violi (M5S) – Si lavori insieme per una riconversione dell’unità produttiva”.
“Lasciare la Lombardia sarebbe un errore strategico – ha rilevato il consigliere Carlo Malvezzi (PdL) – Un gruppo così importante dovrebbe valutare la positività delle relazioni con la Regione più importante d’Italia e tra le principali d’Europa, e lo dico in punta di piedi”.
Infine l’invito del consigliere Antonello Formenti (Lega Nord) ad utilizzare tutti gli ammortizzatori disponibili, per sostenere in tutti i modi il difficile momento dei lavoratori coinvolti.