Voucher: primato in Lombardia. Boom nel turismo e tra i 35enni

Sono al centro del dibattito politico da quando la Consulta, nel gennaio scorso, ha dichiarato ammissibile il quesito referendario per eliminare di fatto le disposizioni attualmente vigenti sul lavoro accessorio od occasionale. Anche il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è intervenuto di recente per proporne la limitazione alle famiglie per i piccoli lavori domestici, vietandoli dunque alle imprese.
Sono i voucher, i buoni lavoro del valore di 10 euro, corrispondenti solitamente a un’ora di lavoro prestato saltuariamente.
Al primo posto in Italia, per numero di voucher venduti, è la Lombardia con le province di Milano, Brescia e Bergamo. Il valore complessivo in termini economici è di 26.958.383,00 euro per il 2016, superando la somma registrata nel  2015, che era di 20.936.179,00 euro.
L’uso dei voucher non è però esclusiva delle grandi Province ma si è diffuso in tutto il territorio.  Per esempio nella sola Provincia di Sondrio 924.320,00 euro di voucher sono stati acquistati dalle imprese in Valtellina e Valchiavenna, con  un incremento di 150.000 unità ripetto all’anno precedente.

Tra il 2015 e il 2016 in Lombardia il numero di voucher utilizzati dalle imprese supera i 25 milioni di euro con una crescita di 6 milioni nel giro di un anno. Le province che ne fanno meno ricorso sono Lodi e Cremona.

I dati emergono da una indagine della Cisl, sulla base di dati Inps, che segnala che l’età media dei lavoratori pagati con i buoni lavoro è di 35 anni e i settori nei quali vengono utilizzati non sono non solo i lavori domestici o agricoli (che costituiscono solo il 2% dei voucher) ma anche il turismo, il commercio e  i servizi. Esiste poi una categoria di “attività non classificate” dall’INPS, di cui non si conoscono gli utilizzatori ma che rapprenta almeno 13 milioni di voucher venduti.

Rispetto al 2015 si abbassa l’uso dei voucher nelle attività agricole e per i lavori domestici, cresce nel comparto del commercio, dei servizi e del turismo (quest’utimo da 2.374.132,00 del 2015 a 2.846.773 del 2016) fino ad aumentare in misura significativa nelle attività cosiddette “non classificate” dove si passa dai circa 8.761.906,00 a 13.475,958 del 2016.

 

In  Lombardia 26.958.383,00 euro in voucher sono stati cosi utilizzati:

1)    attività agricole: 150.451,00 euro (prima Brescia con 19.342,00 e ultima Cremona con  3.387,00)

2)    Commercio: 3.679.925,00 euro (prima Milano con 1.164.666,00 e ultima Lodi con 79.967,00)

3)    Giardinaggio e pulizia: 1.188.399,00 (prima Milano con 261.243,00 e ultima Cremona con 34.399,00)

4)    Lavori domestici: 739.026,00 (prima Milano con 282.126,00 e ultima Lodi con 12.366,00)

5)    Manifestazioni sportive e culturali: 1.303.191,00 (prima Milano con 570.470,00 e ultima Sondrio con 13.122,00)

6)    Servizi: 3.129.373,00 (prima Milano con 1.147.138,00 e ultima Sondrio con  53.985,00)

7)    Turismo: 2.846.773,00 (prima Brescia con 709.794,00 e ultima Lodi con 40.919,00)

8)    Restanti attività: 445.287,00 (Milano 134.532,00 e ultima Sondrio con 2.584,00)

9)    Attività non classificate: 13.475.958,00 (Milano prima con 3.769.885,00 e ultimaLodi con 297.787,00)

 

Cosa sono i voucher

Si tratta di una particolare modalità di prestazione lavorativa la cui finalità è quella di regolamentare le prestazioni lavorative definite 'accessorie', che non sono cioè riconducibili a contratti di lavoro in quanto svolte in modo saltuario, e tutelare situazioni non regolamentate. Il pagamento avviene attraverso 'buoni lavoro' (voucher).
Il voucher ha il valore di 10 euro e comprende al proprio interno anche la componente contributiva, dunque il netto del voucher è di 7,50 euro, che corrisponde al compenso minimo previsto per un’ora di prestazione. Il voucher prevede naturalmente anche la garanzia per la copertura previdenziale INPS e quella assicurativa INAIL, tuttavia esso non dà diritto alla disoccupazione o alla malattia, agli assegni familiari, in breve è riconosciuto ai fini del diritto alla pensione, ma non comprende le prestazioni di sostegno al reddito.

Chi è favorevole fa notare che col voucher il committente può ottenere prestazioni in completa legalità con copertura assicurativa e previdenziale e non rischiando vertenze, nonostante non firmi alcun contratto. Il lavoratore può integrare le proprie entrate con prestazioni occasionali che sono esenti dall’imposizione fiscale e non incidono sullo stato di disoccupazione.
Le critiche al voucher investono soprattutto l’allargamento delle  fattispecie di lavoro, per le quali era stato pensato (casalinghe, studenti, pensionati, per piccoli lavori domestici o di emergenza) che rischia di trasformarsi in spinta al precariato e di nascondere forme di lavoro che andrebbero contrattualizzate.

 

(Fonti: Inps, La legge per tutti, CGIL Lombardia)

http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=5590

http://business.laleggepertutti.it/6852_buoni-lavoro-vantaggi-e-svantaggi-di-uno-strumento-flessibile

http://www.cgil.lombardia.it/meglio-voucher-niente-no-meglio-contratto/