LA SCHEDA

Senato delle Regioni
La prima proposta parte dalla trasformazione del Senato della Repubblica in un Senato a
composizione mista, con la presenza di rappresentanti degli enti locali. Parificato alla
Camera relativamente all'approvazione delle leggi costituzionali e con differenziazione del
procedimento legislativo sulle materie che sono di stretta competenza regionale e delle
autonomie locali, il Senato dovrà avere un numero di membri compreso tra i 150 e i 200, la
metà eletti direttamente e contestualmente ai Consigli regionali tra coloro che hanno già
avuto significative esperienze di amministrazione locale, gli altri facenti parte dell'organo in
ragione degli uffici ricoperti negli enti territoriali.
Il nuovo Senato della Repubblica dovrà avere una composizione che, per numero dei
componenti, modalità di scelta e per le funzioni effettivamente attribuite, dovrà essere
nelle condizioni di svolgere adeguatamente il ruolo di espressione delle autonomie
territoriali e di raccordo tra centro e autonomie che in Senato è opportuno abbiano
adeguato diritto di rappresentanza. Una riduzione del numero dei componenti non
eccessivamente drastica risponde a esigenze di funzionalità ed efficienza. La
composizione mista mira a garantire sia la legittimazione popolare sia uno stretto
collegamento con le istituzioni territoriali.
Per la parte elettiva, la ripartizione dei seggi tra le Regioni dovrà seguire un criterio di
proporzionalità con gli abitanti e dovranno essere previsti requisiti per l'elettorato passivo
tali da legare gli eletti al territorio. I componenti potranno essere i Presidenti delle Regioni,
i candidati Presidenti primi dei non eletti e i Presidenti dei Consigli regionali che vanno ad
aggiungersi ai membri di diritto: il Presidente dell'ANCI e 30 Sindaci in rappresentanza di
comuni e città metropolitane di diverse fasce di popolazione. Rappresentanza garantita
anche alle autonomie funzionali, alle quali potrebbero essere destinati i pochi seggi
rimanenti per arrivare a 200.
Riforma Titolo V e revisione articolo 117
In Commissione è stato affrontato il tema della rinuncia ad alcune competenze legislative
ora concorrenti e il rafforzamento del potere legislativo regionale in materia di
organizzazione del sistema dei livelli di governo locale. Il principio ispiratore su questo
tema può essere il motto ‘pochi poteri, ma effettivi’. Sembra più opportuno in questo
contesto utilizzare positivamente questi dieci anni di giurisprudenza costituzionale su un
riparto che contempli le materie concorrenti, apportando, al sistema attuale, i necessari,
anche profondi, correttivi.
Per questo le norme fondamentali saranno dettate dallo Stato, con potere paritario tra
Camera e Senato nel quale, in accordo con quanto espresso precedentemente, rilevante
sarà la partecipazione degli enti locali. Alle Regioni andrà riconosciuto un rilevante ruolo
legislativo, per adattare alle peculiarità dei territori le regole su ordinamento, funzioni e
rapporti finanziari. (segue)
Riorganizzazione dei poteri locali
L’obiettivo è la riduzione del numero delle Regioni con la costituzione di enti regionali più adeguati dal punto di vista del territorio e della popolazione e il mantenimento di un livello intermedio di governo che possa conseguentemente definirsi di area vasta. Questo vuol dire arrivare ad una ridefinizione profonda dei confini delle attuali Regioni fino a un livello intermedio di governo di area vasta. Tre sono le proposte presentate al tavolo: 3 “Macroregioni”; 9 Regioni (costruite includendo paritariamente Regioni a statuto ordinario e speciale odierne); 15 Regioni (10 ordinarie + 5 a statuto speciale). La riorganizzazione e razionalizzazione dei livelli di governo non può ignorare il livello regionale. Alle Regioni è chiesto in questo momento il coraggio di mettersi in discussione e poi di mettersi in gioco quale centro di regolazione del nuovo assetto dei poteri locali.
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Valentina Bolis
Portavoce del Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo
Cell. +39 3351949523