E’ iniziata questo pomeriggio in Commissione Affari istituzionali la discussione sulla parziale abrogazione della legge Merlin tramite referendum.
Il relatore del provvedimento, Massimiliano Romeo (Lega Nord), ha illustrato il documento con cui si intende chiedere al Consiglio regionale della Lombardia di deliberare la proposta da condividere poi con almeno altri quattro Consigli regionali, secondo quanto previsto dall’articolo 75 della Costituzione.
“La situazione attuale tra night club, finti centri benessere, prostituzione esercitata in casa e strade piene di donne sfruttate e schiavizzate dimostra ampiamente come la legge Merlin sia di fatto superata ed elusa – ha spiegato il Consigliere Romeo – Le stime parlano di almeno 70.000 tra donne e uomini che oggi esercitano la prostituzione, di cui l’80% sono cittadini stranieri per lo più vittime della criminalità, di matrice prevalentemente albanese e rumena. Con questa proposta chiediamo una abrogazione parziale della legge Merlin, perché non vogliamo che si crei un vuoto normativo e perché intendiamo esercitare una pressione politica sulla politica nazionale affinché si lavori concretamente alla soluzione di questa inaccettabile piaga. Sia chiaro: noi condanniamo la prostituzione e non vogliamo un ritorno alle case chiuse, ma pretendiamo una regolamentazione dal punto di vista della sicurezza, della legalità e del profilo sanitario”.
“I Paesi nordici stanno inasprendo le pene nei confronti degli utilizzatori perché le case aperte e i quartieri non hanno funzionato – ha replicato il Presidente della Commissione, Stefano Carugo (NCD) – I referendum che coinvolgono più Consigli si sono rivelati uno strumento inutile e non credo che accadrà mai che queste prestazioni verranno fatturate e che l’Asl mandi dei medici a controllare le condizioni sanitarie. Si rischia di raddoppiare il fenomeno: l’unico strumento è inasprire le pene”.
Il PD, con l’intervento del Consigliere Fabio Pizzul, ha già annunciato voto contrario per “perplessità sul metodo” e ricordato la proposta di legge depositata alla Camera dal PD. “Il
coinvolgimento di cinque Consigli regionali ci pare una forzatura – ha sottolineato – e con
il referendum si rischia di perdere il valore acquisito con la legge Merlin. Siamo comunque
disponibili al dibattito”.
“Il referendum – ha concluso Romeo – può solo abrogare una parte della legge Merlin,
questo non esclude l’inasprimento delle pene. Con questa proposta diamo voce ai cittadini
e obblighiamo lo Stato a intervenire per risolvere il problema”.
A favore della proposta si sono espressi il Consigliere Alessandro Fermi (Forza Italia),
Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia), Stefano Bruno Galli (Maroni Presidente), Pietro
Foroni (Lega Nord), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Eugenio Casalino (Movimento 5
Stelle), Lino Fossati (Maroni Presidente), Silvana Saita (Lega Nord).
LE POSIZIONI IN COMMISSIONE
Alessandro Fermi (Forza Italia). “E’ Imbarazzante far finta di niente. Con lo strumento
del referendum esercitiamo la massima democrazia. Affrontiamo con determinazione un
problema morale, di sicurezza, economico e sanitario”.
Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia). “L’Italia è ferma al ’58, non va avanti, sia per una
resistenza politica sia per la resistenza di una parte della società civile. La Regione
Lombardia torna sul tema con coraggio: cerchiamo di arrivare al referendum, l’unico
strumento che abbiamo, ma soprattutto puntiamo a smuovere il parlamento”.
Stefano Bruno Galli (Maroni Presidente). “La legge Merlin è vecchia e mal scritta. E’
inefficace perché ha aumentato lo sfruttamento e contiene paradossi perché i casi giuridici
dimostrano che, attualmente, sono perseguibili per sfruttamento sia il marito che
l’eventuale donna di servizio di una prostituta. E’ la giurisprudenza a definire come attività
“commerciale” la prostituzione”.
Pietro Foroni (Lega Nord). “Abbiamo il dovere di guardare alla situazione attuale, e
siamo in assenza normativa. Con questa proposta noi non giustifichiamo il fenomeno, lo
regolamentiamo”.
Elisabetta Fatuzzo (Pensionati). “Purtroppo quello del referendum che coinvolge ipiù
Consigli regionali è uno strumento troppo poco utilizzato. Abbiamo il dovere di intervenire
e in fretta perché siamo spesso di fronte allo sfruttamento di donne schiave”.
Eugenio Casalino (M5S). “Siamo favorevoli da sempre come movimento a proposte di
referendum come metodo per favorire il dibattito. Nel merito possiamo rilevare che un
intervento normativo può contribuire all’emersione del “nero””.
Lino Fossati (Maroni Presidente). “Abbiamo il dovere di intervenire perché è evidente a
tutti che in questo momento non esiste disciplina e non ci sono nemmeno controlli. Questo
referendum viene indetto a costi zero”.
Silvana Saita (Lega Nord). “Da cattolica e da donna dico che non è più tollerabile lasciare tante donne in balia della malavita. Non trascuriamo gli aspetti sanitari di questo degrado e il gravissimo problema culturale legato alla cultura del disprezzo per cui le donne vengono usate e gettate”.
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Massimiliano Capitanio
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