Musa, le mondine di Cascina Salterio diventano digitali

Un tuffo nel passato, un viaggio nella ritualità rurale di inizio Novecento, un mondo sepolto e poi riportato alla luce: le mondine, il lavoro nelle cascine, le risaie della Bassa milanese di cent’anni fa tornano in vita. Una nuova vita. Una vita digitale. Il Musa (Museo Salterio Officina del Gusto e del Paesaggio di Zibido, MI), grazie a una ricostruzione tecnologica, ha rianimato quelle atmosfere perdute, attraverso le testimonianze di chi quell’epoca l’ha vissuta e può ritracciarla con la memoria: Anna, Angelo e altre figure, persone che hanno respirato gli odori e hanno visto quel tempo agricolo, campestre, remoto, e che ora possono immergersi nuovamente nella Cascina Salterio di Moirago (frazione di Zibido) d’inizio Novecento, ripristinata virtualmente nelle stanze museali.

Novembre era il mese dei matrimoni e dei sanmartin, i traslochi dei contadini. Con l’ultimo raccolto d’autunno scadeva anche il contratto con il padrone e i braccianti erano liberi di cambiare cascina. E c’era il tempo di sposarsi”. A parlare è Anna, come riporta il Corriere della Sera. Un riso nostalgico le dipinge il viso: “La mattina alle cinque ci si alzava e si andava nei campi a strappare il riso. Mi chiamavano ‘la piccinina’, ma non per l’età: avevo già 15 anni. Piccinina perché dovevo imparare”. Ed così che la memoria corre attraverso gli anni, planando in quel tempo in cui la cascina era popolata da circa 200 mondine.

Il Musa ospita dunque un lavoro che si snoda in un cammino multimediale fatto di tablet, schermi touch, installazioni sonore e luminose, incastonate in quel che fu il fienile e l’ex stalla di Cascina Salterio. Il pubblico, addentrandosi in questo tragitto, mix di tradizione e di contemporanee tecniche digitali, fa una traversata temporale, sbarcando in contesti bucolici d’un secolo fa.

La storia di Cascina Salterio comincia però ben prima degli inizi del Novecento. La struttura agricola infatti si staglia già nel Quattrocento. Nei secoli a venire viene rimodellata varie volte. Si arriva all’Ottocento. E’ in questo contesto che la costruzione assume la tipica forma del complesso agricolo lombardo. Tutto nasce da un progetto ideato dal proprietario, Luigi Salterio, che ha l’idea di plasmare una sorta di micro borgo nel cascinale, tanto che con l’affacciarsi del XX secolo, fa sorgere anche un asilo per i figli dei braccianti.

Peccato che l’incedere del tempo s’è portato via molto di quegli edifici. Non tutto però. Ci sono giunti l’imponente corte d’onore che porta alla casa padronale. E poi il giardino storico, la ghiacciaia, il laghetto, la limonaia e infine la pila, luogo in cui era stipato il riso raccolto. Parte di ciò che non è sopravvissuto, è stato invece riedificato. Nei mesi appena passati, ad esempio, hanno ripreso forma e concretezza i frutteti dell’epoca, tramite un lavoro intorno al museo dove è stato realizzato un giardino botanico (hanno collaborato all’iniziativa l’Orto botanico di Brera, il Politecnico e l’Università degli studi di Milano). E ciò che non si è potuto erigere realmente, è stato recuperato in digitale: i visi solcati dal lavoro dei braccianti, i rumori campagnoli, il ritmato canto delle mondine…

 “Abbiamo trasformato il Musa nel luogo della memoria – spiega il sindaco di Zibido, Piero Garbelli – dove la tecnologia è al servizio della tradizione. Un laboratorio aperto alle nuove generazioni affinché riscoprano la vocazione agricola del nostro territorio”. Il primo cittadino, nel commentare quanto è stato messo in atto, è il ritratto dell’orgoglio; inoltre sottolinea l’ulteriore soddisfazione nel vedere il risultato finale, dato che il progetto di riqualificazione, durante il suo percorso, ha avuto qualche battuta d’arresto e in qualche occasione è sorto addirittura il dubbio che non potesse essere ultimato. Infatti non tutti i finanziamenti promessi dai privati sono giunti. Fortunatamente, però, alla fine si è concluso tutto per il meglio. Si ricorda che oltre al comune di Zibido hanno dato il loro appoggio la Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Pavia e Fondazione Per Leggere.

 

M.V.