"La gran cosa è resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire e imparare e capire; e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, porco cane, non troppo dopo. Salvi pure il mondo, chi vuole, purché voi riusciate a vederlo con chiarezza e nell’insieme. Poi, qualunque parte ne rendiate, se è resa veramente lo rappresenterà tutto”. Questa dichiarazione di poetica di Hemingway, che si legge in “Morte nel pomeriggio”, si può applicare non solo alla scrittura, ma anche alla pittura. Vale a maggior ragione anche per Giancarlo Vitali, il maestro bellanese scomparso in questi giorni, che trascorse tutta la sua vita nella cittadina lecchese affacciata sul lago.
Non c’è bisogno di attraversare oceani e percorrere le strade del mondo per narrare ed emozionare, qualunque linguaggio si scelga per farlo.
Vitali trascorse un’esistenza appartata, rinunciò ad una borsa di studio all’Accademia di Brera per l’impossibilità della famiglia di mantenerlo a Milano, di lui si racconta che uscisse poco di casa. Eppure, nei suoi lavori c’è tutto un mondo e non solo le piccole storie di un paese lacustre di pochi abitanti.
Carcasse di coniglio, tagli di carne, i pesci di lago, gli agoni nel piatto, dipinti con tratti incisi che invadono chi guarda. E poi gatti, volti rugosi dagli sguardi di pacata distanza, ma anche visi segnati da pennellate contrastanti, melograni spaccati, in un dialogo continuo con la corruzione di tutto ciò che vive e con l’idea della morte.
Vitali, da un certo momento in avanti, fu anche incisore. La tecnica forse si adattava bene al suo tratto. Giancarlo Testori lo “scoprì” nel 1984 e ne valorizzò l’opera sulle pagine del Corriere.
Profondamente lombardo, nei temi, nel sentire e anche nella modalità espressiva, Vitali ha lavorato anche con Franco Loi e Giancarlo Consonni, con cui, negli anni, ha realizzato edizioni pregiate e cartelle d’incisioni a tema, di grafica e poesia.
Pochi mesi fa, l’ultimo riconoscimento: la Rosa Camuna che gli è stata assegnata dal Consiglio regionale per la Festa della Lombardia, il 29 maggio.
Il premio era stato ritirato dalla figlia Sara. Vitali aveva 89 anni.
Nell'immagine l'opera "E ancora carne" (olio su cartone)