È in corso il dibattito attorno alla possibilità di riportare alla luce una delle vie d’acqua più importanti della Lombardia, i Navigli di Milano: la riapertura di questi canali – il cui costo è stimato in 150 milioni di euro e sei anni e mezzo di lavoro – potrebbe portare alla valorizzazione di luoghi storici e del paesaggio urbano, tutelandolo con un processo di sviluppo sostenibile. Ma non esistono solo i Navigli in Lombardia: a cielo aperto o navigabile, interrata o nascosta o ancora… solcata da palchi galleggianti, l’acqua in Lombardia è protagonista assoluta di un patrimonio suggestivo, dinamico e, a volte, sconosciuto della nostra regione.
Per esempio a Soncino, nel cremonese, è ancora attiva (e da qualche tempo visitabile) una rete di canali sotterranei per il rifornimento d’acqua al centro storico o ai numerosi mulini della zona: l’idea fu dei sapienti monaci cistercensi, che la fecero realizzare con rivestimento in mattoni e volte a botte e la struttura ha ben resistito al tempo, sin dal 1233.
Acque nascoste anche a Bergamo. La Fontana del Lantro in via della Boccola, in uso almeno dal X secolo e fino a tutto l’Ottocento, si presenta oggi come una cisterna restaurata nel ‘500 in grado di contenere 400 metri cubi d’acqua. Ma l’acqua è arrivata anche nella Cannoniera di San Michele: un tempo qui si conservavano le armi da guerra; ora è il teatro di uno spettacolo da record. Le gocce d’acqua piovana sono percolate nei secoli dal soffitto ricoperto di calce della Cannoniera, creando stalattiti e stalagmiti, ma, per la presenza abbondante di calcare, le concrezioni non hanno impiegato più di cinque secoli a formarsi, a fronte dei millenni che servirebbero in una grotta.
Come non ricordare poi l’acqua dolce dei laghi briantei, di formazione glaciale, o del basso corso dell’Adda che si snoda tra le cascine a cavallo dei territori di Lodi e Cremona? Tra i primi, il lago del Segrino ha la palma di lago più pulito lago d’Europa; il secondo, invece, ospita una varietà di uccelli acquatici fra i boschi, le campagne e le zone umide del Parco dell’Adda Sud.
La “provincia dei sette laghi” per eccellenza è, però, Varese, che, oltre a condividere col Piemonte una parte del Lago Maggiore, ospita nel suo territorio una miriade di piccoli specchi d’acqua (laghi Ceresio, di Monate, di Comabbio, solo per citarne alcuni), a dir la verità ben oltre il numero di sette. Tutti condividono l’origine glaciale con il Maggiore, così chiamato proprio in riferimento alle più grandi dimensioni rispetto a questi altri laghi.
Acqua anche sulle Alpi, ma sottoforma di ghiaccio: i tre ghiacciai dei Forni a quota 3000 m in alta Valtellina, all’interno del settore lombardo del Parco nazionale dello Stelvio, sono ciò che rimane di quello che un tempo era il più grande ghiacciaio vallivo italiano, frammentatosi nel 2015. E dai ghiacci nasce anche lo spettacolo di cascate e giochi d’acqua naturali, come le cascate dell’Acquafraggia in provincia di Sondrio, che impressionò pure Leonardo da Vinci con i suoi due percorsi paralleli che sembrano dividere lo stesso corso delle acque (il nome latino aqua fracta, significa appunto “acqua spezzata”). Più nascoste le cascate di Cittiglio, immerse in un fitto bosco di faggi, pini e castagni del varesotto, ma pure le acque del torrente Pioverna, che attraversa la Valsassina e si getta nel lago di Como dopo aver percorso un lungo e stretto canyon noto come Orrido di Bellano.
D’acqua vive anche la nobile Mantova, “una seconda Venezia” come disse Montesquieu, dove nel 2016 in occasione di “Mantova Capitale Italiana della Cultura” è stato istallato l’Arcipelago di Ocno di Joseph Grima. Si trattava di un palcoscenico galleggiante allestito sul Lago Inferiore per ospitare eventi culturali e offrire una vista insolita del centro storico. Attraverso quest’opera – rimasta in dotazione al Comune, che sta provvedendo a darle una fissa collocazione – il lago ha iniziato veramente a far parte della città, non assolvendo più soltanto una funzione protettiva di barriera, ma diventando “abitabile”, in un certo senso .
Infine, l’acqua che non sembra tale, in provincia di Lecco: è il caso di Fiumelatte, che con i suoi 250 metri è il secondo fiume più corto d’Italia. Nasce da un troppopieno di un sistema carsico, ma la sua sorgente è nel ventre dei monti delle Grigne tra i cunicoli stretti non ancora percorsi fino in fondo da nessuno. La particolarità di questo corso d’acqua sta nel colore latteo che gli dà nome, dovuto all’incessante spumeggiare delle sue acque, e dalla sua intermittenza: il fiume scorre solo dal 25 marzo al 7 ottobre, con un curioso gioco di date tra due feste mariane, l’Annunciazione e la festa della Madonna del Rosario.
Non sono Navigli, dunque: la Lombardia è permeata da queste e molte altre forme dell’acqua, per secoli coprotagonista di commerci, agricoltura, industria e di innumerevoli altri attività dell’operoso popolo lombardo.
Dario Romano