Verso le Europee/3. Il “gioco” dei poteri per la governance UE

Nella galassia dell’Unione Europa non è solo il Parlamento ad avere voce per la governance comunitaria. Anzi, per quanto sia l’unica istituzione direttamente eletta dai cittadini dell’Unione, l’Eurocamera ha pochi poteri significativi (un tempo erano ancora di meno): stipula e revisione dei trattati, azione legislativa dell’Unione (ma può proporre e non adottare autonomamente le leggi), emissione di parere in materia di Fondi Strutturali e di Coesione, approvazione ed esecuzione del bilancio con l’approvazione del quadro finanziario pluriennale. Tutto comunque in collaborazione con le altre istituzioni europee. L’emiciclo ha maggiore autonomia in pochi casi, come il ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia per la violazione di un trattato da parte di un’altra istituzione o per richiedere un parere preventivo alla Corte circa la compatibilità di un accordo internazionale con i trattati. I responsabili di questo assetto istituzionale sono proprio loro, i Trattati (in particolare quello sul Funzionamento del’Unione Europea firmato a Lisbona nel 2007), poiché indicano competenze e doveri di ogni Ente e stabiliscono per il Parlamento Europeo una generale funzione di controllo politico sulle altre istituzioni, vale a dire Consiglio dell’Unione Europea e Commissione.

Nello specifico, il Parlamento Europeo esamina la relazione generale annuale della Commissione e ne controlla gli atti (insieme al Consiglio), ne designa il Presidente e dispone di un forte potere di censura nei confronti dell’intero esecutivo, che potrebbe comportarne le dimissioni collettive, come già accaduto nel 1999 con la Commissione presieduta dal lussemburghese Jacques Santer. Quando, poi, gli europarlamentari interpellano la Commissione e il Consiglio, questi sono tenuti a rispondere e il Parlamento ha anche diritto a un’informazione costante, soprattutto per quanto concerne i risvolti finanziari, in materia di politica estera e di sicurezza comune.

Insieme al Parlamento europeo, è il Consiglio dell’Unione Europea (composto dai rappresentati dei singoli governi) ad adottare la legislazione e il bilancio dell’UE attraverso regolamenti e direttive e ad elaborare decisioni e raccomandazioni non vincolanti. Tale legislazione però può essere adottata anche singolarmente dal Consiglio, previa consultazione del Parlamento, ma comunque quest’Ente è tenuto a stabilire insieme al Parlamento le regole generali per l’esercizio delle funzioni della Commissione, così che fra le tre istituzioni ci siano controllo e dialogo reciproci. Accordi internazionali, coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e adozione di decisioni politiche in campo monetario, politica estera e di sicurezza comune sono riservati al solo Consiglio.

Il Consiglio Europeo è un altro organo (da non confondere con il precedente), formato dai capi di Stato o di governo degli Stati membri che, sin dal 1961, fornisce gli impulsi necessari allo sviluppo dell’UE e ne definisce gli orientamenti politici generali. Più che un potere decisionale in senso giuridico, il Consiglio Europeo detiene un notevole potere decisionale che è stimolo politico, soprattutto in fasi di stallo (non poche nei 60 anni di storia comunitaria). Tuttavia, per legittimarsi democraticamente, il Presidente del Consiglio Europeo è tenuto a presentare al Parlamento una relazione dopo ciascuna delle sue riunioni e i Presidenti di queste due istituzioni si incontrano con cadenza mensile per accordare il ritmo delle politiche in corso e di quelle future.

Ultimo attore in gioco, la Commissione. Essa è l’esecutivo dell’Unione Europea, detiene il monopolio dell’iniziativa legislativa e importanti poteri come l’iniziativa di bilancio, le relazioni con i paesi terzi, la concorrenza e la gestione dell’Unione Economia Monetaria (UEM). Inoltre ha potere di controllo dell’applicazione del diritto dell’Unione e della corretta applicazione dei trattati (per questo viene spesso definita «custode dei trattati»). È la Commissione che il Parlamento incontra come principale interlocutore per le questioni legislative e di bilancio e, d’altronde, il controllo parlamentare sui lavori della Commissione conferisce anche ad essa una maggiore legittimità democratica.

È proprio qui, forse, che si può vedere quanto questo gioco di poteri a tre sia fondamentale nella struttura dell’UE ed è in virtù di questi stessi motivi che, una volta eletti i membri del Parlamento Europeo il prossimo maggio, ripartirà la “danza” decisionale europea. Sarà sulla base dei risultati elettorali che il Consiglio Europeo proporrà al Parlamento un nome per il Presidente della Commissione e i rappresentati democraticamente eletti dai cittadini nel Parlamento voteranno per la nomina collettiva del nuovo esecutivo.

Dario Romano