Cyberbullismo: difendersi è possibile. Evitare vittime è necessario

Rispetto, dignità personale, responsabilità, ma soprattutto la consapevolezza che la realtà virtuale, amplifica, non dimentica, innesca processi virali irreversibili e incontrollabili. Queste le linee guida per un corretto uso della rete ed evitare reati informatici. L’appello è stato lanciato oggi al convegno “Cyberbullismo: i rischi delle Rete e il ruolo dei media” che si è tenuto a Palazzo Pirelli. Ad analizzare il gravissimo fenomeno sociale, tuttora in aumento per numero di persone coinvolte e per gravità degli atti, avvocati di diritto informatico e diritto di famiglia, responsabili della Polizia postale, rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti che hanno illustrato gli effetti e le conseguenze penali, anche per minori, della legge 71/2017, la prima in Europa contro il cyberbullismo, istituita in memoria di Giulia Picchio, la giovane che si tolse la vita per l’umiliazione di vedersi in un video diffuso sui social, priva di coscienza, in balia di suoi coetanei che giocavano con il suo corpo mimando atti sessuali. Le nuove norme prevedono, infatti, forme di tutela e strumenti di prevenzione puntuali, come l’ammonimento da parte del Questore e l’istituzione in ogni scuola di un responsabile per la prevenzione del cyberbullismo. E proprio in tema di prevenzione e riduzione del danno la Presidente del Corecom Lombardia, organo della Regione e dell’Autorità Garante per le comunicazioni, ha ricordato come la Lombardia sia stata la prima regione ad attivare uno sportello Help Web Reputation Giovani, un servizio totalmente gratuito rivolto ai cittadini lombardi (esclusivamente persone fisiche) che riscontrano problemi in merito alla propria reputazione digitale, aiutandoli anche a rimuovere e deindicizzare messaggi immagini postate sui social. Perché come, ha ricordato Paolo Picchio, il papà di Carolina “le parole fanno più male delle botte”. Per questo è necessario, ha detto, educarli alla cura della propria dignità personale, alla bellezza, a conoscere ed esprimere in maniera appropriata le proprie emozioni, anche la rabbia perché “ciò che è accaduto a mia figlia non deve più succedere a nessuno”. Una sfida che interpella la società, i mezzi d’informazione nella corretta divulgazione dei reati penali che coinvolgono minori, il mondo della scuola, la famiglia e le responsabilità dei genitori, che forse un po’ alla leggera mettono nelle mani dei propri figli mezzi utili e potenti come gli smartphone, senza però essere consapevoli loro stessi dei rischi che si annidano nel web.