Agricoltura: settore dinamico nelle province di Mantova, Brescia e Cremona

Con 135 aziende agricole, 900 addetti e un fatturato nel 2018 pari a 180 milioni di euro, il comparto agricolo e zootecnico nelle Province di Mantova, Brescia e Cremona risulta particolarmente in salute. I dati emergono da un’indagine condotta dalla Direzione regionale Lombardia e dalla Direzione studi e ricerche del gruppo Intesa San Paolo, in collaborazione con Confagricoltura, su un campione di aziende rappresentative della realtà agricole delle 3 province lombarde.
Agroenergie, ossia la potenzialità energetica che si può ricavare dai processi agricoli, sostenibilità, risparmio idrico, circolarità, capitale umano e agricoltura 4.0 sono tra i fattori presi in esame nell’indagine, dalla quale emerge che il fatturato è aumentato negli ultimi tre anni, rispetto al triennio precedente, e che esiste una maggiore disponibilità da parte delle aziende a investire in agricoltura di precisione e 4.0, innovazione, attenzione all'ambiente e al benessere degli animali
Più della metà degli intervistati ha dichiarato di aver aumentato il fatturato grazie soprattutto a un piano di investimenti che ha riguardato in particolare agricoltura di precisione o 4.0. Tre imprese su quattro (77% delle aziende) dichiara di aver introdotto innovazioni che hanno riguardato sia le tecniche di coltivazione e di allevamento che la parte organizzativa dell’azienda. Quattro imprese su dieci hanno adottato tecnologie di precisione o 4.0 in campo agricolo e zootecnico: il vantaggio economico è presente in tutte le aziende, indifferentemente dalle dimensioni: anche le piccole infatti, dichiarano di essersi avvantaggiate dall’investimento e l’utilizzo di tecnologie di precisione. 
Tra gli allevamenti analizzati uno su cinque si e' dotato di un impianto di biogas e oltre un terzo delle aziende ha installato pannelli fotovoltaici. 
L’introduzione di nuove tecnologie, in grado di permettere un uso più oculato delle risorse in ambito agricolo, emerge quindi quale fattore chiave per la crescita economica e in un’ottica di più ampia di sostenibilità. 
Ta le sfide per il futuro ci sono inoltre quelle connesse all’instabilità climatica, che crea danni pesantissimi alle colture, e all’approvvigionamento idrico. Se oggi una su quattro delle aziende del campione dichiara che l’acqua è un fattore limitante per il corretto svolgimento delle attività agro-zootecniche, un’altra metà vede nelle risorse idriche un potenziale problema per il futuro. Il risparmio idrico è dunque per agricoltori e allevatori una delle priorità sulla quale orientare investimenti mirati. 
Se dalla ricerca emerge che la sfida più importante appare quella di introdurre nuove e più complesse tecnologie, non minore attenzione viene allo stesso tempo rivolta alla formazione di personale qualificato, nell’ottica di continuare sulla strada di un ricambio generazionale. L'indagine, che si è occupata anche di valutare come sia cambiata negli anni la figura dell’agricoltore,  registra che il 43% degli addetti ha meno di 40 anni, il 16% laureati, il 35% con un diploma superiore e l’11% con un diploma triennale. Dal profilo formativo, emerge dunque che l’impiego in agricoltura non sia un ripiego ma una scelta, con obiettivi di crescita guidati dall’innovazione, a cui sono più propensi i giovani. E se infine emerge una carenza delle esperienze all’estero, vantate solo dal 7% delle aziende, risulterebbe però in crescita il bisogno di internazionalizzazione e di una politica destinata a incentivare l’export dei propri prodotti.