Tra una ventina di giorni, il 7 agosto, saranno quattordici: quattordici anni che lo straordinario record di Mario Poletti sul Sentiero delle Orobie resiste inviolato, e probabilmente lo resterà per molti altri anni ancora, qualcuno dice per sempre, perché l’impresa compiuta quel giorno dallo skyrunner bergamasco ha il sapore dell’impossibile ed è già entrata nella leggenda dello sport e della montagna.
Il Sentiero delle Orobie era nato da una intuizione del CAI e in particolare del suo presidente Carlo Ghezzi negli anni Cinquanta e si è concretizzato poi grazie soprattutto al lavoro di Gianbattista Cortinovis nel 1974. È un percorso escursionistico che unisce tra loro, in un circuito di 84 chilometri con un dislivello di oltre 5.200 metri il paese di Valcanale con il Passo della Presolana. Il percorso collega tra loro sette rifugi del CAI di Bergamo e idealmente, in un abbraccio semicircolare, unisce e abbraccia tutte le Orobie.
I primi anni del nuovo millennio sono gli anni dei record di salita e delle skyrace, della seconda generazione di atleti che si affacciano alla corsa in montagna di lunga distanza. Il 1995, per dare una collocazione temporale al momento storico, è l’anno del capolavoro di Fabio Meraldi al Monte Bianco, con lo stratosferico tempo di 6 ore 45 minuti per superare i 49,6 chilometri e i 3.600 metri di dislivello della via Ratti dal Rifugio Gonella fino alla cima e ritorno in paese a Courmayeur.
Mario Poletti nello skyrunning nei primi anni del 2000 vince tutto quello che c’è da vincere. Primo al Giir di Mont nel ’99; primo al Trofeo Kima, ancora al Giir di Mont, alla Monza-Resegone e al Sentiero di Ferro nel 2000; campione italiano di Skyrunning al Sentiero 4 luglio nel 2003, fino alla magica stagione 2004 dove, oltre al resto, fa sua la leggendaria Zegama-Aitzkorri Marathon con il record del percorso di 4h06’00”.
Mario è al culmine della sua carriera sportiva e sta per diventare papà, quando capisce che è arrivato il momento giusto per tentare il record sul Sentiero delle Orobie realizzato da Renato Pasini nel 1982 con un tempo di poco superiore alle 9 ore e 25 minuti. Poletti si mette a provare le varie sezioni del sentiero e raccoglie tutte le informazioni necessarie. Lavora al suo progetto provando pezzo per pezzo il sentiero, ma si rende conto di quanto sia difficile l’impresa, finchè incontra in un bar di Clusone Giovanni Bettineschi, l’organizzatore locale della tappa del Giro d’Italia in Valle Seriana, che trasforma la sfida sportiva in grande evento mediatico di massa mettendo a disposizione anche un elicottero per filmare il tentativo e la sua struttura organizzativa per raccontarlo.
Uno dei fattori più straordinari della cavalcata di Mario Poletti sul sentiero delle Orobie divenne così proprio il concetto del “correre insieme”. Insieme a quelli che erano i suoi compagni di allenamento e in definitiva anche i suoi avversari nel corso di tante gare per tutta la carriera in giro sulle Alpi e per il mondo. Insieme agli escursionisti e ai camminatori più lenti che sul percorso lo aspettavano a centinaia nei passaggi più suggestivi, lo seguivano con lo sguardo e lo applaudivano. Insieme a tutti quelli che fino a pochi giorni prima non sapevano nemmeno dell’esistenza del Sentiero delle Orobie, ma che sapevano del tentativo di record perché l’avevano letto e saputo grazie alla grande campagna comunicativa messa in campo da Bettineschi.
Tutti, nessuno escluso, correvano idealmente con Mario. Sparsa sul percorso, nei rifugi e in partenza, nei punti più panoramici dei sentieri, quella domenica 7 agosto del 2005 c’è un sacco di gente in attesa del passaggio di Mario. Escursionisti, uomini, donne, bambini, rifugisti, persone che sono partite il giorno prima o nella notte per testimoniare il passaggio e l’impresa. Per battere le mani per qualche minuto e per poter dire: io c’ero.
La cronaca dell’impresa ha inizio col sorgere del sole. Il cronometrista ufficiale della Federazione dà il via a Mario Poletti alle sei in punto dal paese di Valcanale: numerosi amici sono già posizionati lungo il percorso e a turno lo assistono dandosi il cambio da rifugio a rifugio. Superata la crisi dopo il Rifugio Curò, tra il Valico della Manina e il Rifugio Albani e dopo il Sentiero della Porta, dopo 8 ore e 23 minuti di corsa ininterrotta Mario Poletti è in cima al Visolo. Da quel punto è tutta discesa e in una picchiata velocissima, arriva al Passo della Presolana in 8 ore 52 minuti e 31 secondi, abbattendo nettamente il muro delle nove ore che si era idealmente prefissato.
Al Passo, ad aspettarlo ci sono migliaia di persone che lo acclamano e lo applaudono, tra questi anche Renato Pasini, l’ex-detentore del record, il celebre alpinista Simone Moro, gli amici maratoneti Daniele Caimmi e Migidio Bourifa, il presidente del CAI bergamasco Paolo Valoti. La montagna e la sua gente si stringono idealmente intorno a Mario Poletti.
E oggi il record è ancora lì da battere, per chi ci vuole provare. Un record che neanche i Campionati Mondiali di Skyrunning del 2007, svoltisi a staffetta sul Sentiero delle Orobie e ai quali ha preso parte anche un certo Kilian Jornet, è riuscito a scalfire.