Dopo Parigi, anche Roma celebra il genio e la creatività di Gio Ponti con una mostra-rassegna delle sue opere più significative nel campo dell’architettura e del design.
“Gli italiani sono nati per costruire. Costruire è carattere della loro razza, forma della loro mente, vocazione ed impegno del loro destino, espressione della loro esistenza, segno supremo ed immortale della loro storia”. Questo il pensiero che fin dagli anni venti ha guidato l’ingegno e la creatività di Gio Ponti attraverso i suoi studi di ingegneria, architettura, designer e arti decorative.
Un percorso creativo che nell’arco di un trentennio lo ha condotto verso l’indiscusso capolavoro della metà degli anni cinquanta, l’avveniristico complesso architettonico del Grattacielo Pirelli, oggi prestigiosa sede istituzionale del Consiglio regionale della Lombardia.
Dall’inizio degli anni Venti e attraverso gli anni Trenta e Quaranta, le sue opere hanno confermato l’innata strategia creativa che, impostata sul classico, ben presto è stata ri-elaborata nei settori del disegno industriale. Un esempio di questo lo si trova nelle ceramiche Richard Ginori (esposizione internazionale di Parigi 1925), nell'organizzazione della V Triennale di Milano (1933) e nella realizzazione di scene e costumi per il Teatro alla Scala, solo per citarne alcune insieme a numerosi premi nazionali e internazionali e la cattedra di professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano (1936-1961).
Nel 1951 inizia il periodo di più intenso e fecondo nel campo dell'architettura e del design in cui la creatività di Ponti, abbandonati i legami neoclassici, declina su idee e strategie davvero innovative per l’epoca, soprattutto scaturite dall’amore per Milano, la città simbolo che a suo dire ben rappresentava la metafora del riscatto italiano attraverso l’esempio operoso dei milanesi: “Le altre città hanno delle colline come Roma, Firenze e Torino; altre hanno il mare come Genova e Napoli che ha anche il Vesuvio. Dio ha aiutato molto la bellezza di queste città, ma per Milano, Dio non ha fatto niente, quindi sta a noi fare in modo che Milano sia una bella città. E’ una questione di creazione, ecco perché gli architetti che amano molto Milano e i milanesi non fanno che sognare di poter realizzare, di creare una bella città, perché senza di loro e senza i milanesi Dio è assente”.
Il grattacielo Pirelli di Piazza Duca d’Aosta, venne infatti realizzato a Milano in pieno boom economico a rappresentare il centro del dibatto culturale dell’architettura e del design italiani della seconda metà del Novecento che meglio interpretava le riflessioni di Ponti sulla forma finita e sull'esigenza di integrazione tra arte e tecnica, concetto più volte espresso negli anni Trenta e perfettamente attuato dall’ingegner Pier Luigi Nervi che sul finire del 1954 collaborò alla realizzazione del basamento che ricopre l'intera superficie del lotto che ospita i piani tecnici e il suggestivo Auditorium annesso al grattacielo e nel quale spiccano le travi a sezione rettangolare variabile, intrecciate a formare campiture a losanga. Gio Ponti (18 novembre 1891) è morto il 16 settembre 1979 nella sua amata Milano. Il suo nome ha meritato l'iscrizione al Famedio del Cimitero Monumentale, dove riposa.
Il grattacielo, commissionato dalla Pirelli quale nuova sede per i propri uffici di rappresentanza, è alto circa 130 metri e costruito con struttura portante in cemento armato. Una scelta ingegneristica in contrapposizione al prevalente modello di matrice americana che invece prevedeva il ricorso all'ossatura in acciaio. Il Pirelli ha una planimetria studiata a partire dalla figura del diamante (tema caro alla progettazione di Ponti) le cui punte si aprono permettendo a chi lo osservi dal fianco di scoprire la configurazione a doppia valva dell'impianto planimetrico e strutturale. Ancor più quando, di notte, il Pirelli diventa esempio paradigmatico del discorso sull'architettura illuminata già affrontato da Ponti. Gli interni sono studiati a partire dai materiali molti dei quali disegnati da Ponti insieme ad alcune pavimentazioni in gomma striata (prodotte appositamente dalla Pirelli) che rivestono parte dell'atrio e gli spazi del piazzale antistante il grattacielo. La facciata posteriore è caratterizzata dal cosiddetto "disegno a traliccio". Nel 1978 il grattacielo è stato venduto dalla società Pirelli alla Regione Lombardia che nel 1983 ha avviato alcuni lavori di adeguamento. In quest'occasione sono stati rimosse tutte le pareti mobili e i rivestimenti vinilici, sostituiti da marmi e moquettes. Un’opera avveniristica che appare come una slanciata e armoniosa lastra di cristallo che taglia lo spazio architettonico del cielo sopra Milano.
Nel 2002 l'edificio ha subito gravi danni in seguito allo schianto di un piccolo aereo all'altezza del ventiseiesimo piano. Attentamente restaurato nei due anni successivi grazie a un progetto di Vincenzo Corvino e Giovanni Multari, il Pirelli è stato inaugurato nuovamente il 18 aprile 2004. E' stato dichiarato monumento artistico già dal 1995. Il Grattacielo Pirelli è uno dei più celebri simboli di Milano ed è stato per quasi 50 anni l'edificio più alto della città, superato nel 2010 dal Palazzo Lombardia (161metri) la nuova sede della Giunta Regionale della Lombardia. Nel 2011 il primato in altezza spetta alla Torre Cesar Pelli A, alta 231 metri (Torre Unicredit in Porta Volta, Milano).
La retrospettiva “Gio Ponti. Amare l’architettura” è visibile al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma 27 Novembre 2019 – 13 Aprile 2020). Una rassegna a 360 gradi che presenta materiali archivistici, design di oggetti d’uso quotidiano, soluzioni spaziali per la casa moderna e realizzazione di progetti complessi calati nel contesto urbano, come il grattacielo Pirelli a Milano.