«Dón, dón, andé a durmì, ghi giald ‘i œcc, i da murì, se vurì mia, che Dìu la manda, guardé ' in aria ca dúnda la gamba. Donne, donne, andate a dormire, avete gialli gli occhi dovete morire, se non volete che Dio vi faccia morire, guardate in alto che dondola la gamba»
Questa filastrocca-tiritera narra di una festa molto popolare nell'Italia settentrionale, legata a tradizioni, usi e costumi diversi a seconda dei territori e delle località in cui si celebra. In Lombardia (Brianza, Altomilanese, Varesotto e Comasco), l’ultimo giovedì del mese di gennaio, nelle piazze di città, paesi e villaggi vengono accesi dei grandi falò per bruciare la Giübiana. La leggenda narra che la vecchia malefica golosa di risotto e luganega con calze rosse e lunghe gambe secche vive nascosta nei boschi per mangiare i bambini proprio nel mese più freddo dell’anno. La sua icona è quella di un fantoccio di paglia e stracci destinato al rogo ardente come metafora del passaggio dal vecchio al nuovo anno, un buon auspicio per più propizi e ricchi “raccolti” non solo legati ai frutti della terra. Se diverse sono le fattezze del manichino e le modalità con cui viene messa al rogo, comune è l'origine dell'antichissimo rituale che prevede quasi sempre un processo, una condanna a morte e l'esecuzione mediante il fuoco purificatore.
Nell'Altomilanese, la Giöbia o Giubiana è festeggiata (bruciata) in vari Comuni e località del Varesotto e del Comasco tra i quali spiccano: Busto Arsizio, Cantù, Canzo, Albavilla, Saronno, solo per citarne alcuni. Ogni comunità ha nei secoli fatto proprio questo rituale dando vita a storie e tradizioni diverse. A Cantù invece la Giubiana non ha le sembianze di una vecchia strega ma quelle di una bellissima fanciulla che, attraverso un astuto espediente, rubò le chiavi della città canturina per consegnarle ai comaschi, fieri rivali di Milano nella decennale guerra del 1118-1127. Cantù, alleata della città Ambrosiana, cadde sotto il fuoco comasco ma in seguito Milano vinse la guerra e i canturini poterono attuare la loro vendetta, catturando la traditrice e condannandola al rogo. Sia bella, sia brutta, la Festa della Giübiana è diventata un'occasione per incontrarsi e far festa in compagnia, gustando un risotto con la luganega, bevendo il vin brulé sotto il cielo scuro segnato dai bagliori e dai lapilli delle fiamme che fuoriescono dal gran Falò come dai colori degli spettacolari fuochi d'artificio che invitano ad alzare al cielo gli occhi di grandi e piccini.
Sempre nel mese di gennaio, giovedì 16 a Varese (in coincidenza con l’anno bisestile), immancabile come sempre, si celebra il tradizionale Falò di Sant'Antonio Abate protettore degli animali e di chi coltiva la terra. Una festa contadina che in alcuni Comuni del territorio viene ricordata con un impegno particolare collegato alla ricorrenza liturgica del patrono di macellai e salumai, contadini e allevatori e protettore degli animali domestici. La ricorrenza tramanda l’antica tradizione celtica quando le campagne del contado venivano illuminate da una moltitudine di falò. Le fiamme avevano un valore di purificazione ed erano propiziatrici per il nuovo raccolto. Si bruciavano simbolicamente anche le sofferenze e i dolori dell’anno precedente. Il Falò di Sant’Antonio Abate, la Festa popolare più amata dai varesini (organizzata dai Monelli della Motta, l’associazione presieduta da Giuseppe Redaelli) si celebra in pieno centro storico della città tra un susseguirsi di pire e bancarelle di prodotti gastronomici-dolciari e artigianali. Il Clou della manifestazione vivrà due precisi momenti: alla mattina nella Chiesa della Motta si terrà la celebrazione eucaristica con la benedizione delle candele; in serata, alle ore 21 ci sarà l’attesissimo Falò di Sant’Antonio Abate acceso alla presenza delle autorità cittadine. Venerdì 17 gennaio, la manifestazione continuerà per tutta la mattinata con la Festa patronale della comunità pastorale per concludersi poi con la celebrazione della Messa solenne delle ore 11 a cui seguirà la benedizione degli animali e l’atteso lancio dei palloncini. In tutto il Varesotto (13-16 gennaio) si terranno varie manifestazioni e feste con un ricchi programmi e celebrazioni in onore di Sant’Antonio Abate che culmineranno nel tradizionale rogo di buon auspicio: a Saronno (12-17 gennaio) la festa di Sant'Antonio durerà un’intera settimana. A Cadegliano Viconago (16-17 gennaio); a Besozzo (20 gennaio) il grande falò serale. A Viggiù (12-20 gennaio) la festa in paese e il clou dei fuochi d’artificio (19 gennaio).
Si segnala che i falò rituali possono essere fatti solo a seguito di rilascio di licenza per l’accensione. Anch'essi infatti contribuiscono al peggioramento della qualità dell’aria, perché producono effetti che persistono anche per diversi giorni, soprattutto nei periodi invernali di stabilità atmosferica favorevole all’accumulo degli inquinanti.
Regione Lombardia con D.g.r. del 22 dicembre 2011 n.9/2820 ha stabilito le misure per il contenimento dell’inquinamento da combustione di biomasse legnose sul territorio regionale con le norme specifiche che riguardano i falò.