A Milano il Carnevale si festeggia in compagnia di Meneghino e sua moglie Cecca

Il Carnevale Ambrosiano è alle porte e a Milano bussa quando tutte le altre celebrazioni carnevalesche d’Italia hanno avuto termine. Il motivo risale al fatto che nel capoluogo lombardo viene osservato il rito liturgico ambrosiano che sancisce l’inizio della Quaresima non in occasione del mercoledì delle ceneri ma la domenica dopo, ossia il sabato (grasso) successivo al martedì grasso, giorno in cui, dopo il digiuno liturgico, è lecito consumare cibi succulenti e i dolci tipici della festa tra i quali non possono mancare le tradizionali “chiacchiere”.

Il rito Ambrosiano adottato dalla Chiesa latina nella maggior parte dell'arcidiocesi di Milano, racconta che fu proprio Sant’Ambrogio a chiedere al popolo di posticipare l’inizio della Quaresima per avere il tempo di rientrare da un pellegrinaggio e poter così celebrare la liturgia quaresimale insieme ai fedeli. Più verosimilmente, il fatto risale alla transizione al calendario Gregoriano sul finire del XVI secolo e più in generale all'opera del vescovo futuro patrono di Milano e alla sua legittimazione definitiva grazie a papa Pio IV, a San Carlo Borromeo e al Concilio Vaticano II.

Questo anno il Carnevale ambrosiano di Milano si celebra sabato 29 febbraio giorno culmine della manifestazione che fin dalle prime ore del mattino nelle vie del centro e in Piazza del Duomo avrà ufficialmente inizio con la sfilata pomeridiana dei carri allegorici e il corteo mascherato che preannuncia il grande spettacolo serale. La altre date del Carnevale 2020 sono: 20 febbraio giovedì grasso; 25 febbraio martedì grasso; 26 febbraio mercoledì delle Ceneri; 29 febbraio sabato ultimo giorno del Carnevale Ambrosiano.

Le tipiche maschere del Carnevale “Meneghino” che i bambini potranno ammirare in carne e ossa nei loro tradizionali costumi sono quelle di Meneghino Pecènna e di sua moglie Cècca di birlinghitt. I due personaggi milanesi protagonisti delle commedie dialettali seicentesche nelle quali brillavano come “servitor di padroni” a giornata, avvezzi alla bonaria presa in giro dei difetti della nobiltà. Nelle interpretazioni commedianti, Meneghino è la maschera milanese per eccellenza che riveste diversi ruoli, a seconda delle occasioni. Meneghino ha l’abitudine di burlarsi di nobili ed aristocratici per i loro vizi e difetti; è dotato di buon senso, dignità ed anche di una certa dose di saggezza. Infatti, con le dame milanesi di buon casato ma con pochi danee o sghei, si accontentava di svolgere le funzioni di servitore, maggiordomo, accompagnatore o di acconciatore, in cambio di un modesto ingaggio, senza però disdegnare vantaggi personali. Con lo sbocciare della cultura rinascimentale e del teatro dei burattini, il Meneghin divenne un personaggio rappresentativo del popolo milanese. Il costume di Meneghino è caratterizzato da pantaloni e casacca in panno verde orlati in rosso, panciotto a fiori, calze a righe orizzontali bianche e rosse, scarpe con fibbia, parrucca con codino all'insù, camicia bianca, cappello a tricorno verde orlato in rosso. Il suo carattere è di servitore generoso e ingenuo ma non troppo, al quale non bisogna toccare la sua indipendenza e libertà. A dargli vita e notorietà sul palcoscenico fu l'attore Carlo Maria Maggi (1630-1699) con le commedie “I consigli di Meneghino” e”Il falso filosofo”. La Cècca (contrazione dialettale di Francesca) moglie del Meneghín, era detta " di birlinghitt" per via della sua passione per i fronzoli, nastri, guarnizioni. La Cècca è la classica moglie sorridente e volonterosa che s’impegna come può per aiutare  e fornire al marito il supporto e la complicità in tutte le circostanze “imprenditoriali” in cui c’era la possibilità, per i due, di ottenere benefici e tornaconti utili a far quadrare i conti di casa.