Sarà celebrata dall’altare maggiore del Duomo di Milano la Santa Messa di domenica 29 marzo. La liturgia, che sarà presieduta da monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, sarà dedicata al racconto evangelico della risurrezione di Lazzaro e sarà trasmessa in diretta sul canale 195 del digitale terrestre, Chiesa Tv, dalle ore 11 e su Radio Marconi, Radio Mater, www.chiesadimilano.it e canale YouTube Chiesadimilano.it.
Ancora un a volta i riflettori si accendono, dunque, sul monumento simbolo di Milano, che è anche diventato il simbolo dell’epidemia di Coronavirus in Italia dopo che, all’inizio del mese, la versione online del quotidiano francese Le Monde gli ha dedicato una fotografia, con una piazza tristemente deserta.
Ma l’antica chiesa, dedicata a santa Maria Nascente, da sempre accompagna le vicende del capoluogo lombardo, custodendo al suo interno preziosi manufatti e opere d’arte. A raccontarci, nel bene e nel male, storie antiche e sempre attuali, anche in tempi di Coronavirus.
LO SCUROLO
Proprio sotto l’altare maggiore, si trova lo Scurolo, così detto dal termine dialettale scuroeu, cioè ambiente scarsamente illuminato: e è il luogo che custodisce le spoglie di san Carlo Borromeo, protagonista di un’altra durissima carestia nel 1570 ma, soprattutto del periodo della terribile peste del 1576-1577 , che venne detta anche "peste di San Carlo". Alessandro Manzoni ne traccia nei Promessi Sposi un ritratto nel quale sottolinea il suo impegno caritativo a favore della popolazione milanese colpita dal contagio. A lui si deve l’organizzazione dell’assistenza ai malati che curò anche con la l’amministrazione dei Sacramenti .
Ma il santo di Arona, non mancò di portare il suo impegno anche nelle diocesi suffraganee di Bergamo e Brescia, dove compì minuziose visite a tutte le parrocchie del territorio. Proprio quelle tanto duramente colpite dall’attuale emergenza sanitaria.
Il suo corpo giace in quello che è considerato il cuore dello Scurolo, un’urna in cristallo e argento: disegnata dal Cerano, l’opera fu donata da Filippo IV di Spagna .
Ma il santo di Arona, non mancò di portare il suo impegno anche nelle diocesi suffraganee di Bergamo e Brescia, dove compì minuziose visite a tutte le parrocchie del territorio. Proprio quelle tanto duramente colpite dall’attuale emergenza sanitaria.
Il suo corpo giace in quello che è considerato il cuore dello Scurolo, un’urna in cristallo e argento: disegnata dal Cerano, l’opera fu donata da Filippo IV di Spagna .
LA MADONNINA IN GRIGIOVERDE
Altri giorni, altre prove, altre paure portarono ad avvolgere la statua della Madonnina, simbolo di materna protezione, con un panno grigio verde. Un espediente per evitare che fosse identificata come punto di riferimento per i bombardamenti. Rimase coperta sino alla fine della Guerra, per anni la città non poté rivolgerle sguardi, solo pensieri. Fu un’assenza necessaria, come necessaria fu la decisione che portò nell’estate del 1943 il Duomo a chiudere per un mese. Solo il 6 maggio del 1945 il Cardinal Schuster, allora arcivescovo di Milano, poté finalmente rimuovere quel panno grigioverde, restituendo alla città la sua Madonnina, il suo punto di riferimento e guida.
IL DUOMO E LA CINA
Due fatti legano la cattedrale di Milano alla Cina. Il primo, riguarda proprio uno dei simboli del monumento cittadino. Tra le 135 guglie del Duomo, una – la G88 – è stata adottata dalla numerosa comunità cinese di Milano in vista di EXPO 2015. La guglia in questione, che si trova sulla terrazza centrale, raffigura un santo barbuto con una corona d’alloro, opera di gusto medievale ma risalente all’800. Un gesto di partecipazione alla storia e alla cultura ambrosiana che si ritrova anche nella copia del Duomo di Milano che è stata realizzata in una lontana città del Celeste Impero, Harbin. Una località con un clima rigidissimo e dove si tiene il Festival del Ghiaccio e dove abili mani hanno realizzato una copia sottozero del monumento gotico lombardo.
I MARMI E LA ZONA FRANCA DALLA PESTE
È una storia dimenticata, quella che lega una antica abitazione alle spalle del Duomo a un fatto che si diceva prodigioso. Nella zona, ora chiamata via Laghetto, c’era davvero un bacino. Lo fece costruire Gian Galeazzo Visconti a partire dal 1388 affinché venisse agevolato il trasporto dei pesantissimi blocchi di marmo provenienti dal lago Maggiore (il celebre marmo di Candoglia) necessari per la costruzione del Duomo. Sul palazzo all'angolo tra la via Laghetto e il vicolo Laghetto si trova ancor oggi un affresco chiamato dai milanesi Madonna dei Tenacità. I Tencitt erano i carbonai che trasportavano lungo la Cerchia il carbone e lo scaricavano al Laghetto di Santo Stefano. Durante la terribile pestilenza "manzoniana", un certo Bernardo Catoni, priore degli scaricatori, uscì indenne dalla pestilenza e a titolo di ringraziamento e di devozione verso la Madonna che aveva “miracolosamente” salvato lui e la maggior parte dei Tencitt, posizionò nel 1630 un dipinto a fresco (cioè un affresco) sul muro esterno della casa.
UN DRAGO E IL PAZIENTE ZERO
Tra le 3400 statue e le oltre 700 figure inserite negli altorilievi marmorei che abbelliscono il Duomo, ve n’è una legata a una curiosa tradizione popolare. A destra del portale centrale della Cattedrale, emerge il profilo inconfondibile di una piccola creatura mostruosa.
Secondo la tradizione popolare, altri non è che il drago Tarantasio, incontrastato dominatore del Lago Gerundo, vasto specchio d'acqua stagnante esistente tra XII e XIII secolo e oggi scomparso, situato in Lombardia a cavallo dei letti dei fiumi Adda e Serio, in un’area compresa tra le provincie di Bergamo, Lodi, Cremona e Milano. La “zona rossa” del contagio da Coronavirus in Lombardia.
La creatura fantastica, una sorta di Mostro di Lochness in salsa lombarda, emergeva improvvisamente dalle acque, divorando fanciulli e animali ed emettendo dei miasmi mortiferi, seminando il terrore nella campagna. Ad essa, infatti, veniva addotta la causa di diverse malattie, tra cui la febbre gialla. In realtà, le sgradevoli ed insalubri esalazioni erano dovute all'acido solfidrico e altri composti solforati affioranti dal fondo melmoso, insieme al metano.
La leggenda ebbe una vasta diffusione sul territorio milanese e limitrofo alla città. In realtà, non è detto che la creatura raffigurata sulla facciata della Cattedrale non sia Tarantasio, ma tanti milanesi amano identificare il mostro del Gerundo in questa fantastica scultura che certamente colpisce per la sua originalità. E magari, strappando un sorriso in questi giorni difficili, possiamo immaginare, gli antichi abitanti della zona indicare nel drago il “paziente zero” dell’attuale pandemia.