Coronavirus, in Lombardia chiesta la cassa integrazione per 500 mila lavoratori

L'emergenza coronavirus, e i provvedimenti presi per creare di bloccare il contagio dell'epidemia, vedono il mondo del lavoro al centro di un'attenzione particolare per evitare la paralisi produttiva e consentire la produzione di beni e servizi indispensabili a comparti strategici come quelli sanitari, farmaceutici e alimentari. Secondo un'indagine di Open Corporation, dopo il varo dei provvedimenti ristrettivi in base ai codici Ateco, che individuano le aziende che realizzano produzioni essenziali, in Lombardia le aziende esentate dal blocco lavorativo sono il 39% del totale: 155 mila imprese, che impiegano 2,1 milioni di lavoratori, il 38,8% del totale dei lavoratori lombardi.
Rispetto ai divieti, circa 12.350 aziende hanno però  chiesto ai prefetti la deroga per poter continuare la produzione. A Milano la richiesta è stata avanzata da 4000 aziende, mentre a Brescia  e a Bergamo, due delle zone più colpite dall’epidemia, sono rispettivamente 2800 e 1800. Il blocco delle attività nel frattempo solleva preoccupazione per l’impatto sui lavoratori e le loro famiglie. Le coperture della cassa integrazione riguarda tutti. Gli ammortizzatori sociali sono di tre tipi: cassa integrazione straordinaria, in deroga e l’utilizzo del Fondo integrativo salariale. Cui si aggiunge il bonus di 600 euro per le partite Iva e per i professionisti delle casse private. Dai dati emersi fino a questo momento sono quasi 21 mila le aziende lombarde che hanno avviato procedure per la cassa integrazione per 500 mila lavoratori.