“Il Cinque Maggio” di Manzoni, Napoleone e l’amore per Milano

Ei fu. Siccome immobile, Dato il mortal sospiro, Stette la spoglia immemore Orba di tanto spiro, Così percossa, attonita La terra al nunzio sta, Muta pensando all’ultima Ora dell’uomo fatale …"

Era il luglio del 1821 quando Alessandro Manzoni scriveva l’ode "Il Cinque Maggio" dedicata a Napoleone Bonaparte, a pochi mesi dalla morte avvenuta il 5 maggio nell’esilio di San’Elena.

La notizia della morte di Napoleone fu appresa dal Manzoni soltanto il 16 luglio di quell'anno, leggendo i giornali nella sua villa di Brusuglio ma, di fatto, scese su Milano, città particolarmente amata da Napoleone negli anni trionfali delle sue vittorie.

Come ricorda nell’edizione di oggi il quotidiano “Libero”, l’imperatore amava Milano a tal punto che ne fece un modello architettonico di quell’arte imperiale a lui tanto cara e che ben si rispecchia nella direttiva che dal Castello Sforzesco, attraverso il parco Sempione e l’Arco della Pace, guardava verso Parigi. Anche l’Accademia di Brera e il Duomo di Milano furono coinvolti in questa trasformazione urbanistica.

La morte di Napoleone, stroncato da un male invincibile, colpì il poeta che all’età di quindici anni, ospite della contessa Cicognani a Milano, aveva incontrato l’imperatore in occasione di una rappresentazione alla Scala. Dopo aver appreso la notizia, accompagnata alla scoperta della conversione cristiana di Napoleone in fin di vita, Manzoni decise di offrirgli quest'ode, diventata punto di riferimento di tutta la letteratura italiana. Nell’opera, Manzoni mette in risalto le battaglie e le imprese dell’ex imperatore, nonché la fragilità umana e la misericordia di Dio. Lo stile dell'ode, infatti, risente del ritmo esistenziale di Napoleone, delle sue imprese militari e politiche, l’ascesa e la caduta, l'esilio e poi la morte.