Il recupero e la distribuzione dei prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale è un tema di particolare attualità. L’analisi delle politiche regionali in merito è oggetto di una “missione valutativa” del Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione delle leggi, illustrata dalla Presidente del Comitato Barbara Mazzali e dal Vice Presidente del Consiglio regionale Carlo Borghetti.
I dati Istat sulla povertà parlano di quasi 1,7 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta nel 2019 e poco meno di 3 milioni in condizione di povertà relativa, su base nazionale. In Lombardia le famiglie in povertà nel 2019 risultavano pari al 6% del totale (rispetto all’11,4% della media nazionale) mentre gli individui in tale condizione erano l’8% (rispetto al 14,7%).
Non è difficile prevedere, per gli anni 20 e 21, un generale peggioramento della situazione sociale a causa delle ripercussioni economiche della pandemia in corso. Diverse organizzazioni che operano a sostegno delle fasce più deboli della popolazione confermano queste percezioni, secondo quanto riferisce l’analisi del Comitato di controllo e valutazione. Ad esempio, la Fondazione Banco Alimentare ritiene che il numero dei poveri assoluti in Italia potrebbe raddoppiare entro l’anno. Dai mesi di pre-emergenza a fine aprile, Caritas ha registrato un aumento del 105% delle nuove povertà, che si sommano a quelle già note e in alcuni casi croniche. Tra i “nuovi poveri” intercettati ci sono italiani e stranieri, giovani adulti ma anche anziani soli, famiglie con minori, nuclei con disabili.
Regione Lombardia ha posto in atto da tempo politiche e strategie per promuovere il diritto al cibo. Sin dal 2006, con la legge regionale n.25, si sono pianificati e finanziati interventi per il recupero e la distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale. Per attuare i propri Piani biennali/triennali la Regione si avvale di enti non profit accreditati con esperienza nella raccolta e nella redistribuzione delle eccedenze alimentari. Nel 2015 (l’anno di Expo) con la legge regionale 34, Regione ha posto le basi per l’allargamento del numero dei soggetti non profit coinvolgibili.
In generale, uno degli elementi più evidenti della strategia regionale è la scelta, in un’ottica sussidiaria, di supportare le realtà che negli anni hanno accumulato esperienza e know-how nel recupero e nella ridistribuzione degli alimenti cercando anche di intercettare e coordinare le iniziative che a vario titolo tutelano il diritto al cibo.
Il report del CPCV ha analizzato l’attuazione dei Piani regionali relativi agli anni 2017-2018 e 2019-2020 attraverso un esame puntuale dei documenti (atti di programmazione, avvisi pubblici, schede di presentazione dei progetti, bilanci e valutazioni finali consegnate dalle organizzazioni finanziate a conclusione delle iniziative) e anche tramite interviste qualitative, agli enti non profit e a soggetti attuatori regionali, realizzate tra giugno e luglio 2020.
Dai documenti di rendicontazione dei progetti realizzati risulta che sia le organizzazioni non profit medio-grandi che quelle più piccole hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. In linea generale, è aumentata la quantità di alimenti raccolti e distribuiti, in alcuni casi sono stati realizzati anche programmi di attivazione dei beneficiari che sono stati coinvolti direttamente nella raccolta, stoccaggio e distribuzione degli alimenti e sono state attivate o consolidate esperienze di emporio solidale.
Per attuare il Piano 2019-2020 sono stati stanziati quasi 2,6 milioni di euro. I progetti finanziati sono 10 e la metà di essi agiscono in continuità col Piano 2017-2018.
Le province interessate dalle iniziative sono Bergamo, Brescia, Como, Lodi, Milano, Monza e Brianza e Varese. Le organizzazioni finanziate prevedono di raggiungere oltre 315.000 persone in stato di bisogno e di migliorare la qualità della propria azione, anche se i progetti sono tuttora in corso di realizzazione e le interviste svolte segnalano un probabile scostamento rispetto agli obiettivi previsti a causa dell’emergenza Covid-19.
Il contributo della Regione appare comunque fondamentale per affrontare bisogni in forte aumento. Le organizzazioni coinvolte faticherebbero, senza il sostegno regionale, a garantire il consueto livello di prestazione. Grazie al contributo regionale le grandi associazioni possono ampliare la rete dei donatori, migliorare il sistema di recupero e distribuzione delle eccedenze, formare i volontari e sviluppare iniziative volte all’educazione alimentare. Per gli enti più piccoli le risorse regionali rappresentano una quota fondamentale per garantire la propria capacità di intervento. Dal report emerge anche che è stata apprezzata la disponibilità della Direzione Generale Politiche Sociali di Regione Lombardia, che ha creato occasioni di confronto con le organizzazioni per lo sviluppo dei progetti.
Le interviste e le analisi effettuate evidenziano poi alcune criticità. Alcune organizzazioni hanno incontrato difficoltà nell’accesso al bando, in particolare per le tempistiche ritenute stringenti, e nella rendicontazione delle iniziative realizzate. Inoltre, le associazioni più piccole tendono a utilizzare le risorse regionali per aumentare le capacità di risposta alle attività che svolgono di consueto anziché investire in innovazione e faticano a coordinarsi con gli enti pubblici e le altre organizzazioni benefiche operanti sul territorio. Infine, l’emergenza Covid-19 ha impattato anche sulle organizzazioni che stanno partecipando alle iniziative del Piano 2019-2020.
Per quanto riguarda gli empori solidali, il Piano regionale 2017-2018 ha posto le basi per crearne ex novo o sostenere quelli già esistenti, il Piano 2019-2020 ha poi rafforzato questo ambito di intervento. Gli empori sono spazi simili a negozi/supermercati in cui le famiglie possono accedere a alimenti di prima necessità, ad esempio con sistemi a punti. I primi empori si sono costituiti un decennio fa. In Italia ci sono oltre 200 empori solidali. Di questi attualmente 25 sono pienamente operativi in Lombardia e 7 sono finanziati anche attraverso i Piani regionali.
Dalla ricerca del CPCV emergono alcune necessità, come ha ricordato la Presidente Barbara Mazzali, traendo le conclusioni: innanzitutto semplificare le regole per partecipare agli avvisi pubblici e rendicontare gli interventi, quindi offrire azioni di formazione per gli enti più piccoli e più giovani e investire su misure caratterizzate da un maggior tasso di innovazione, potenziando anche il sistema di monitoraggio e di valutazione. Si è rivelato importante anche coinvolgere gli Enti locali e territoriali nella programmazione degli interventi.
In conclusione, il Comitato ha deciso di proporre alla Commissione consiliare Sanità un atto di indirizzo che orienti la Giunta regionale nella programmazione futura degli interventi, a partire dalle indicazioni scaturite da questa missione valutativa.
L’impegno del Comitato sarà anche quello di diffondere e valorizzare i risultati dello studio, con iniziative che coinvolgano anche gli stakeholder, in modo da alimentare il dibattito pubblico sul tema della povertà alimentare.