100 anni fa nasceva a Livorno il Partito Comunista d’Italia

Il Partito Comunista d’Italia, fondato il 21 gennaio 1921 a Livorno come sezione italiana dell'Internazionale Comunista, ha una sua radice milanese, a cominciare dalla sede del suo organo di stampa: Il Comunista (fino al 1922) e l’Unità (dal 1924 fino alla sospensione per ordine del Prefetto di Milano, nel 1926) la cui prima sede era in Via Santa Maria alla Porta nei pressi di Corso Magenta. 

Quando il congresso dell’Internazionale Comunista -a Pietrogrado e Mosca, nell’estate del 1920 – formalizza ventuno condizioni imprescindibili per l’adesione delle formazioni politiche, si profila un cambiamento politico di grande rilievo. Le condizioni escludono ogni connotazione riformista dal programma politico dei partiti che si vorranno riconoscere nella III Internazionale.   

Il 15 ottobre 1921 si costituisce la frazione comunista del PSI a Milano, nel corso di una conferenza di tutti coloro che accettano senza riserve le ventuno condizioni dell'Internazionale Comunista. La conclusione dei lavori è l'approvazione di un manifesto che comprende la proposta del cosiddetto programma di Milano in dieci punti. Il programma, che si pone in contrasto con le posizioni sia dei riformisti che dei massimalisti, non ammette alcuna mediazione con il “potere borghese” e individua il Partito come organo indispensabile della lotta rivoluzionaria e di classe.  

Il programma è sottoscritto, oltre che da  Antonio Gramsci, anche da Umberto Terracini per la componente torinese di Ordine Nuovo,  e poi da Amedeo Bordiga ( che era alla guida  della corrente degli astensionisti del PSI e del settimanale il Soviet di Napoli), Bruno Fortichiari (che fra  l’altro diresse la Federazione provinciale milanese del PSI, scontrandosi aspramente con Turati), Francesco  Misiano, che assunse in seguito il ruolo di rappresentante dei massimalisti di sinistra   e Luigi Polano, segretario della Federazione Giovanile Socialista Italiana (FGSI). Nasce così la frazione comunista del PSI.
I delegati della componente comunista al XVII Congresso del PSI, al teatro Carlo Goldoni di Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921, si faranno promotori della mozione che sarà conosciuta come la mozione di Imola, frutto dei lavori della cosiddetta “terza componente” al convegno che si era tenuto nella cittadina emiliana il 28 e il 29 novembre 1920. La mozione raccoglierà 58.783 voti,  corrispondenti al 34,27%  dei delegati. 

La scissione si compie quando Amedeo Bordiga rivendica la necessità di aderire in maniera assoluta ed indiscriminata alle indicazioni del Comintern ed estromettere gli esponenti riformisti dal Partito socialista. In nome di questa posizione Bordiga invita chi ha votato la mozione di Imola a confluire al teatro San Marco per costituire il Partito Comunista d'Italia. 

Nel pomeriggio del 21 gennaio viene approvato il nuovo Statuto che regolerà la vita politica del nuovo Partito, sulla base di una disciplina ferrea e centralizzata e di una marcata visione strategica.
Il nuovo Comitato Centrale conta quindici membri, di cui cinque costituiscono il Comitato Esecutivo che risiede a Milano e continua a pubblicare il bisettimanale Il Comunista, dall'11 ottobre successivo quotidiano del Partito.