Prendete dei panni colorati, un cesto di ciliegie, un gruppo di amici riuniti attorno a un “Ministro” e un’oasi: frullate tutto in una macchina del tempo e troverete la storia dell’ospedale San Gerardo di Monza, primo ospedale multidisciplinare sorto in Italia. Siamo a Modicia o Modoetia, come si chiamava il capoluogo brianzolo attorno al primo secolo dopo il Mille. Gerardo, giovane rampollo di un’agiata famiglia di mercanti, che deve la sua fortuna alla tintura dei pannilana, da cui il nome de Tintoribus, o dei Tintori, decide di cambiare vita. Profondamente colpito dalle violenze e dalle condizioni di vedove, orfani e storpi scampati alle guerre comunali contro il Barbarossa, abbandona tessuti sontuosi e commerci per occuparsi dei malati. Anticipando di pochi decenni San Francesco d’Assisi, si prende personalmente cura dei sofferenti: trasporta a spalle gli indigenti raccolti in giro, li lava, li nutre, li accudisce nella sua stessa casa, destinando a questi compiti tutte le sue ricchezze. Alla morte del padre, attorno al 1174, costruisce un ospedale oltre il Lambro, nei possedimenti di famiglia, dove ora possiamo vedere l’Oasi ed il ponte a lui dedicati. Con lui, un gruppo di amici: niente saio, né voti ecclesiastici ma solo l’obbligo di giurare fedeltà alla Chiesa, una precisa disciplina di vita in comune e l’impegno del celibato. E qui, la prima novità della sua opera: contrariamente alla consuetudine dell'epoca, in Italia come nel resto d'Europa, per cui l’assistenza ai bisognosi è per lo più a carico dei religiosi, supportati dalle ricche famiglie, l’istituzione monzese nasce “laica” per contratto. Viene, infatti, stipulata una convenzione tra due parti: Gerardo Tintore e l'Arciprete Oberto da Terzago da una parte, ed i consoli della città di Monza dall'altra. Lo stesso personale dell'ospedale è in prevalenza laico, suoi amici e quanti, affascinati dalla forza della sua personalità, decidono di affiancarlo. Gerardo è uno di loro e svolge anche l’incarico di “Ministro”, cioè direttore dell’ospedale.
La seconda novità deriva proprio dalla cura assistenziale che il Santo dedica ai malati, che prima di tutto erano poveri, ovvero carenti di salute. Così, a differenza delle istituzioni a lui contemporanee che si occupano di una sola malattia, Gerardo accoglie tutti, assiste ogni forma di bisogno, fondando di fatto e di necessità quello che oggi chiameremmo un policlinico.
Poi la sua storia si arricchisce di miracoli, veri o presunti: quello secondo cui, con il suo mantello avrebbe fermato le acque del Lambro in piena che stavano per lambire la soglia della sua casa, sede dell’ospedale. Oppure, la leggenda delle ciliegie donate, in pieno inverno, ai sagrestani del Duomo per ringraziarli dell’ospitalità avuta durante le notti passate a pregare. E queste, durante la notte, maturarono al punto giusto, come ritratto in un affresco attribuito al Luini nella cattedrale brianzola.
Alla sua morte, avvenuta il 6 giugno 1207, la sua forte testimonianza rimane intrecciandosi allo sviluppo della città: da subito venerato come beato è oggi co-patrono di Monza, dopo che nel 1583 il Cardinale Carlo Borromeo lo dichiara ufficialmente santo. Tre le chiese a lui dedicate in città: quella parrocchiale in cui sono conservati i suoi resti (detta “Al corpo”), quella di San Gerardino (nei pressi dell’antico ospedale in riva al Lambro) e la cappella dell’antico ospedale ottocentesco. Quanto alla struttura ospedaliera, nel 1776, questa torna nell'antica dimora del Santo, dopo essere stata accorpata dal governo austriaco nella struttura di San Bernardo. Nel 1786, l'ospedale cambia nuovamente sede e viene ospitato nel vecchio convento dei Francescani in piazza Mercato, l’attuale liceo Zucchi. Nel 1946 il Comune di Monza decide di intitolare a San Gerardo l’ospedale cittadino, dedicato al re d’Italia Umberto I che lo aveva sovvenzionato. E’ solo nel 1980, che dal vecchio ospedale di via Solferino i reparti vengono trasferito al nuovo polo di via Donizetti. Oggi, il “San Gerardo”, il quarto ospedale pubblico per dimensioni, della Lombardia, riconosciuto di rilievo nazionale e ad alta specializzazione, conta circa 3.000 dipendenti (fra medici, infermieri, personale tecnico e amministrativo) e ha un bilancio di circa 400 milioni di euro.