Tre donne, due ospedali e una causa vinta: la storia segreta del Fatebenefratelli

Bastarono tre donne, Giovanna, Laura e Paola, per fondare un ospedale, anzi 4 presidi sanitari. Ecco come nacque il Fatebenefratelli, anzi – scusate- il Fatebenesorelle. La storia, che è scritta con la modestia delle persone sinceramente altruiste, parte da un ingresso riservato: corso di Porta Volta 23, a Milano. Nella parte alta della costruzione, che oggi ospita gli uffici amministrativi dell’ASSST FBF-Sacco, compare infatti la scritta: “OSPITALE FATEBENE SORELLE”. Non era uno slogan, un hashtag della Milano di metà ‘800: l’invito a “fare (del) bene” deriva dall’antico motto di san Giovanni di Dio, portoghese della prima metà del ‘500, noto per aver fondato diversi luoghi di cura con criteri così nuovi da essere ritenuto il creatore dell’ospedale moderno. Per raccogliere cibo per sfamare i malati, andava in giro per le piazze dei mercati dicendo: “Fate del bene, fratelli, a voi stessi per amore di Dio”, da cui poi deriverà il nome “Fatebenefratelli”, ordine religioso ma anche ospedaliero che ancora oggi cura i più bisognosi e sofferenti, secondo voti di povertà, castità, obbedienza e ospitalità. 

Un identico spirito solidale spinse le tre volenterose nobildonne milanesi – suor Giovanna Lomeni, Laura Visconti Ciceri e Paola Agnesi (sorella della celebre matematica Maria Gaetana, anch’essa attiva nell’assistenza degli anziani ricoverati al Pio Albergo Trivulzio) – a fondare un istituto di cure. Il sogno nacque da suor Giovanna quando, a causa delle leggi napoleoniche, fu costretta a lasciare il suo convento: fu allora che iniziò a pensare a un ospedale per donne convalescenti, al pari di quanto i Fatebenefratelli avevano fatto per gli uomini. Di tale ispirazione si fece interprete attiva Laura Visconti dei Marchesi di Modrone, vedova del Conte Filippo Ciceri. Forte del suo status e animata da grande passione, la nobildonna si rimboccò davvero maniche, pizzi e merletti e trovò altri generosi benefattori e una sede al nuovo istituto. Il primo nucleo dell'ospedale “Fatebenesorelle” nacque, infatti, nel convento di S.Ambrogio ad Nemus, che si ritiene essere il  primo monastero della storia, fondato da San Martino di Tours nel 357 dopo Cristo, in quello che era, fuori le mura, il Borgo degli Ortolani, zona Arco della Pace. L’edificio è tuttora visibile all’interno del cortile del civico 23 di via Via Francesco Melzi d'Eril. Il 29 agosto 1813 venne inaugurata la sede dell'ospedale delle Fatebenesorelle. Si trattava di un piccolo ospedale destinato alla “donne di civile condizione”, impossibilitate a esser curate a casa. Ma non bastava. L’edificio era piccolo e scomodo. Nel 1840 esse migrarono in un nuovo e più grande edificio in corso di Porta Volta, mentre l'ospedale di Sant'Ambrogio ad Nemus diventò Casa di Soccorso, ospedale di isolamento per i colerosi, poi casa di asilo e di riposo per anziani sacerdoti. Nel 1857 la chiesa passò a don Luigi Guanella, canonico di Como, il quale acquistò l'intero complesso per destinarlo ad opere benefiche e previdenziali per i bambini e gli ammalati: nacque così il Piccolo Cottolengo milanese.
Tornando alla storia del “Fatebenesorelle”, l’ospedale acquistò un nuovo cognome: entrò in scena la terza protagonista, la famiglia Agnesi. L’innesto non fu proprio indolore: nel suo testamento Paola Agnesi, ultima erede della famiglia, stabilì che i possedimenti passassero al nipote Giuseppe Gonfalonieri, con il vincolo che, in caso di mancanza di eredi primogeniti maschi, la rendita della villa di famiglia, la Villa Agnesi a Varedo (MB), passasse alle Povere Croniche Bisognose di Milano. Il nipote morì solo un anno più tardi, quando anche la pia istituzione aveva cessato di esistere. E qui iniziò una lunga contesa, passata alla storia come Causa Pia Agnesi: al centro della diatriba la proprietà brianzola, oggi passata al Fondo Ambiente italiano.  A contendersi la rendita dei possedimenti da una parte i Luoghi Pii Elemosinieri Riuniti, l'Ospedale Maggiore, la Congregazione Municipale e dall’altra l'Ospedale Fatebenesorelle. Fu la volontà delle donne a prevalere. Nel 1837 fu siglato l'accordo di concessione del legato all'Ospedale Fatebenesorelle, che diventò Fatebenesorelle Ciceri-Agnesi

Il resto è storia recente: nel 1925 l’Ospedale Fatebenesorelle e annessa Opera Pia Agnesi si unificarono con l’ospedale Fatebenefratelli – l’antico istituto voluto dal cardinal Carlo Borromeo per i numerosi convalescenti della pesta manzoniana e fondato presso l’abbazia di S. Dionigi a Porta Orientale -, per diventare nel 1933 un’unica istituzione. 
Il 16 dicembre 1936 l’ospedale venne trasferito nell’attuale sede in Corso di Porta Nuova.  Il 13 maggio 1975 l’Oftalmico venne associato all’Ospedale Fatebenefratelli Fatebenesorelle Ciceri-Agnesi, dando vita all’Ente Ospedaliero “Fatebenefratelli e Oftalmico”. Infine, il 1° gennaio 2016 con l’entrata in vigore della riforma del servizio sanitario e socio-sanitario voluta dalla giunta Maroni (Legge regionale n. 23/2015 “Evoluzione del Servizio Socio-sanitario Lombardo”), nacque l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Fatebenefratelli-Sacco composta da 4 Presidi Ospedalieri (Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi, Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico, Ospedale Luigi Sacco – Polo Universitario, Ospedale Macedonio Melloni) e 27 sedi territoriali in diversi Municipi. Ogni anno i quattro presidi ospedalieri milanesi garantiscono 46mila ricoveri, 26mila interventi chirurgici, più di 4 milioni di prestazioni ambulatoriali, oltre 200 mila accessi ai Pronto Soccorso.  Ma ancora oggi, a vegliare sull’intenso lavoro di cura, il faccione largo e attento della contessa Visconti Ciceri, ritratta seduta su un divano in stile Impero nella statua al centro del cortile dell’ospedale di Porta Volta