Esistono diverse leggende attorno ai "giorni della merla", che secondo la tradizione coinciderebbero con gli ultimi tre giorni di gennaio, i più freddi di tutto l’inverno. E probabilmente la saggezza popolare ha un suo fondamento visto che per il 29, il 30 e il 31 gennaio i meteorologi prevedono l’arrivo di correnti fredde e temperature gelide. Di positivo però, a compensare l’idea che ancora non riusciremo ad abbandonare sciarpe, cappelli e guanti, è un’altra sapiente perla di saggezza popolare secondo la quale il gran freddo di questi giorni porterebbe con sé una primavera mite e soleggiata, che in caso contrario sarebbe piovosa e decisamente in ritardo.
La leggenda più diffusa è quella secondo la quale un tempo i merli avessero il piumaggio bianco che malauguratamente si trasformò in nero a causa della fuliggine. Una merla e i suoi pulcini erano in cerca di cibo quando, sorpresi da una forte tormenta di neve, trovarono riparo in un comignolo. Riemersi dal rifugio il primo di febbraio trovarono che il sole era tornato a illuminare il cielo ma anche che le loro piume non erano più candide. Da quel giorno tutte le merle e i piccoli sarebbero nati grigi.
In Lombardia, questi giorni, che richiamano la cultura e l’ambiente contadino di un tempo, sono particolarmente sentiti a Lodi e in provincia di Cremona, dove di generazione in generazione si è tramandata la tradizione di celebrarli con un rito agropastorale atto a sugellare la fine del freddo e dell’inverno, il risveglio della natura e l’arrivo della primavera. Vestiti da contadini (le donne con gonna e scialle, gli uomini con tabarro e cappello) ci si riuniva attorno a un falò e si intonavano i “canti della merla” come momento propiziatorio per augurarsi il buon andamento dell’annata agraria. Momento clou dell’evento era dare fuoco a un cumulo di fascine, sopra le quali dominava la caricatura di una “vecchia”. Dalla direzione che avrebbe preso il fumo si sarebbero tratte le previsioni sulla stagione entrante.
A causa della pandemia e il divieto dei falò, è rimasta intatta solo la tradizione folkloristica dei canti. I testi, pur variando da un paese all’altro e alcuni dei quali possiamo anche ascoltare su Youtube interpretati dal gruppo milanese dei Baraban, mantengono come temi principali quello dell’inverno da superare, dell’amore e la felicità.