10 febbraio, Giorno del Ricordo: la Lombardia accogliente non dimentica

Tra il 1943 e il 1956 a seguito della progressiva occupazione da parte della Federazione Socialista Jugoslava dei territori giuliano-dalmati abitati da italiani, si verificò un esodo, oggi si direbbe una “pulizia etnica”, che coinvolse a secondo delle stime tra i 230.000 e i 350.000 persone, prevalentemente di lingua italiana ma anche sloveni e croati. Di questi circa 11.000 si trasferirono in Lombardia dove trovarono accoglienza, lavoro e nuove opportunità.

Domani si celebra il Giorno del Ricordo istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 allo scopo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. In occasione di questa ricorrenza, il Consiglio regionale, in collaborazione con ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) e Ufficio Scolastico Regionale, promuove da 14 anni un concorso tra tutte le scuole della regione sul tema “L’esodo giuliano-dalmata e la memoria delle foibe in Lombardia”. I migliori lavori di quest’anno verranno premiati domani alle 10.45 presso l’Aula consiliare dalla Vice Presidente Francesca Brianza. Parteciperanno alla cerimonia anche il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e i consiglieri Franco Lucente e Fabio Pizzul.

Anche noi vogliamo onorare la memoria di tanto dolore, ricordando la storia di due istriani che hanno fatto della Lombardia la loro patria d’adozione arricchendola con le loro straordinarie doti di creatività e capacità imprenditoriale

Il primo è Fulvio Bracco, fondatore dell’omonima azienda farmaceutica, nato nel 1909 a Neresine, piccolo borgo sull’isola di Lussino oggi in Croazia. Nel 1927 il padre si trasferisce a Milano e avvia una prima attività di rappresentanza farmaceutica per conto di una ditta tedesca. Laureatosi in chimica a Pavia, il giovane Fulvio entra in azienda e imprime una svolta radicale trasformando la piccola ditta commerciale in una delle più grande multinazionali farmaceutiche d'Europa. Nel 1949 inizia la costruzione dello stabilimento milanese di Via Folli (zona Lambrate) oggi trasformato in museo e spazio per eventi culturali mentre la produzione è stata spostata sul sito di Cesano Maderno.  Ho conosciuto personalmente il Cavaliere del Lavoro Bracco negli anni ’90 e ricordo con ammirazione la sua straordinaria tempra imprenditoriale, la sua raffinata cultura, la sua attenzione al sociale. Ricordo anche il suo attaccamento alle radici giuliano-dalmate, alla sua terra d’origine che gli rimase sempre nel cuore e di cui ha ampiamente raccontato nel bel volume di memorie dal titolo “Da Neresine a Milano”. La figlia Diana ha voluto perpetuare la memoria delle sue origini familiari finanziando la realizzazione del monumento aila persecuzione degli italiani giuliano-dalmati collocato a Milano nel 2020  in Piazza della Repubblica, che fino al 1945 si chiamava Piazza Fiume,

Ottavio Missoni nasce invece a Ragusa (oggi Dubrovnik) nel 1921 ma si trasferisce quasi subito a Zara (oggi Zadar) dove studia e gareggia con successo nell’atletica leggera. Fatto prigioniero nel 1942 a El Alamein, Ottavio torna in patria a fine guerra e non potendo più rientrare a Zara, città che gli resterà sempre nel cuore, si stabilisce a Trieste dove apre una maglieria. Nel 1948 a Londra durante le olimpiadi dove Ottavio arrivò in finale dei 400 ostacoli l’incontro che gli cambia la vita. Conosce casualmente Rosita, lombarda nativa di Golasecca in provincia di Varese, che nel nel 1953 diventerà sua moglie determinando il suo definitivo trasferimento in terra lombarda. Insieme aprono una prima attività produttiva a Gallarate per poi spostare azienda e residenza nel piccolo paese di Sumirago, ai bordi del Lago di Varese dove Ottavio ha trascorso con la famiglia tutta la sua vita fino alla morte avvenuta nel 2013. Anche Missoni, impareggiabile ambasciatore del bello e dello spirito imprenditoriale italiano nel mondo, aveva mantenuto un fortissimo attaccamento alla terra d’origine di cui ha sempre parlato con orgoglio il dialetto, misto di veneto e croato.

Due storie, due uomini, due famiglie di imprenditori venuti "dalle terre orientali e contese" che hanno onorato il nostro Paese e che hanno trovato in Lombardia, terra delle opportunità, il luogo più favorevole per mettere a frutto le loro straordinarie doti a vantaggio della comunità e del territorio.