Sono positivi i primi dati relativi alla campagna di raccolta delle pere mantovane IGP, iniziata nei primi giorni di agosto. Positiva la qualità e la quantità e soddisfacente anche il prezzo.
Preoccupa invece il calo dei consumi e la flessione nelle esportazioni, complice soprattutto la guerra in Ucraina che si ripercuoterebbe anche sulle vendite verso il mercato egiziano e del Nord Africa, che privilegiano le importazioni dei cerali per scongiurare le tensioni legate alla disponibilità del pane.
L’analisi è stata fatta da Coldiretti al vertice di una delle più importanti cooperative ortofrutticole del Basso mantovano, dove è stato evidenziato che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, la resa in campo è buona e con volumi più elevati rispetto alle medie degli ultimi cinque anni.
Mantova rappresenta la prima provincia in Lombardia per la produzione di pere con una superficie di circa 610 ettari su un totale di 720 in regione. La pera mantovana IGP ha origini antiche risalenti al XV secolo. Solo però dalla metà del XX secolo si è cominciato a produrle su scala commerciale perché fino al secondo dopoguerra era destinata quasi esclusivamente al consumo locale.
Sul territorio virgiliano si coltivano 6 tipi di pera: la William, la Max Red, la Conference, la Decana Comizio, l’Abate Fetel e infine la Kaiser. Tra i prodotti tipici lavorati con questi frutti c’è la famosa mostarda, di cui la pera è protagonista principe, base essenziale per preparare anche i tortelli di zucca tipici del mantovano.
Anche i prezzi si stanno posizionando su valori mediamente soddisfacenti, ma resta il rammarico delle difficoltà nell’export che rappresenta un volano per le produzioni locali. All’impossibilità di vendere in Ucraina e Russia, spiegano fonti di Coldiretti, si aggiunge anche la difficoltà ad aprire canali verso l’India e la Cina, dove barriere doganali e di tipo sanitario rendono difficile l’ingresso delle pere Made in Italy.