L’economia lombarda più forte della crisi

Edilizia e servizi fanno da traino alla crescita: import +20,4%, export +23,1% e tasso di occupazione al 70%: la fotografia della Camera di Commercio.

Carpenter working on machine

Cresce l’economia lombarda tra incertezze geopolitiche ed economiche. È la fotografia della 33esima edizione del rapporto “Milano produttiva”, realizzato dal Servizio Studi, Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi.

Lo studio evidenzia la capacità di reazione e di adattamento dell’economia lombarda che ha risposto in modo efficace e tempestivo alle crisi degli ultimi tre anni: prima la pandemia, poi lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e, infine, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime.

Milano, Lodi e la Brianza lo scorso anno, nel complesso, sono cresciuti del 4,7% (con un surplus di circa 11 miliardi di euro rispetto alla situazione pre Covid), trascinando l’economia lombarda che ha registrato un +3,9%. Milano è cresciuta del 5%, seguita da Lodi (+3,8%) e Monza Brianza (+2,9%).

Decisiva è stata la spinta dell’edilizia (+9,1%) e dei servizi (+5,4%), dove però la crescita del fatturato è stata sostenuta da una spinta inflazionistica dei prezzi (+15,9%). Bene anche la produzione industriale (+6,8%), l’artigianato (+9,7%) e il commercio (+10,3%).

Il saldo tra nuove iscrizioni (30.630) e cancellazioni (21.618) è positivo: sono 9.012 le nuove imprese (8.126 solo a Milano), pari a una crescita dell’1,9%. Un trend migliore di quello nazionale (+0,8%) e di quello lombardo (+1,2%) che si traduce in quasi 390mila sui tre territori. In particolare, sono in aumento le start up innovative che si stanno dimostrando molto resistenti alle crisi e alle tensioni degli ultimi anni. Delle circa 359mila aziende più innovative presenti in Italia, oltre il 30% (quasi 110mila) ha la sede in Lombardia. Da sottolineare che 1 su 6 è guidata da donne e 1 su 13 da under 35.

Nel 2022 nei tre territori le importazioni hanno toccato quota 110 miliardi (+20,4%), mentre le esportazioni hanno superato i 75 miliardi (+23,1%). La performance migliore delle aziende lodigiane che, con una crescita del 39,6% dell’export e del 37,9% dell’import, crescono più di quelle milanesi e brianzole.

Milano conferma il suo primato nazionale sia per il valore dell’export (56miliardi, più del doppio di Torino al secondo posto) sia per l’import (89miliardi).

Il settore della moda è quello che in termini di esportazioni ha avuto la crescita maggiore (+24,9%), seguito dall’industria farmaceutica (+19,8%), dalla chimica (+17,2%) e dai macchinari (+8,8%).

L’occupazione nel 2022 è cresciuta di circa 34mila unità, con un tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni che si attesta al 70,1% (dieci punti in più del nazionale), mentre la disoccupazione scende al 5,4% (un punto sotto il valore del 2021). In tutto gli occupati sono 1 milione e 486mila, in crescita del 2,3% (pari al 45% del totale in Lombardia). Le persone in cerca di occupazione, invece, sono 108mila, il 18,2% in meno rispetto al 2021.

Anche in Brianza gli occupati crescono con 11mila unità in più e un tasso di occupazione che sfiora il 60%. La disoccupazione è supera di poco il 4% (4,3%), il dato più basso dei tre territori.

L’unico trend negativo si registra a Lodi con un -1%, cioè 1.023 posti di lavoro persi.

Milano si conferma una “città per giovani” capace di “importare” talenti: è la meta preferita dai ragazzi per studiare e trovare lavoro. Dal 2011 ad oggi sono stati oltre 254mila i giovani tra i 19 e i 34 anni che si sono trasferiti nel capoluogo lombardo, 113mila in più rispetto a quelli che hanno compiuto il percorso inverso, cioè che anno abbandonato Milano.

Segnali positivi anche dal settore turistico: i dati elaborati da “Milano produttiva” parlano di 6,7 milioni di turisti con una forte crescita a maggio quando il comparto è cresciuto del 26% rispetto allo stesso mese del 2022 e del 15% rispetto al 2019. Numeri che fanno pensare che il 2023 le presenze turistiche in Lombardia potranno tornare ai livelli precedenti alla pandemia.