Milano, 4 novembre 2025 – In mostra a Palazzo Pirelli fino al 14 novembre le “Fascere del Bagòss” di Eugenio Busi, pittore bresciano originario di Botticino.
Artista eclettico e di lunga esperienza, Busi trova ispirazione nelle cose semplici: la natura, i mestieri, le persone, la vita in montagna.
All’inaugurazione erano presenti il Presidente del Consiglio Federico Romani, il Vice Presidente Emilio Del Bono, l’Assessore all’Ambiente Giorgio Maione e i Consiglieri regionali Carlo Bravo, promotore dell’iniziativa, Giacomo Zamperini, Diego Invernici e Floriano Massardi.
“Ospitiamo una mostra particolarmente significativa – ha detto il Presidente Federico Romani – perché da una parte diamo riconoscimento all’originalità di questo artista, che da sempre sognava di esporre le sue opere in Consiglio regionale, e dall’altro testimoniamo l’attenzione che le istituzioni devono continuare ad avere per tutelare i territori montani, le sue persone, i suoi mestieri tipici”.
Nelle opere esposte nello spazio al piano terra del Grattacielo, sede del Consiglio regionale, le antiche fascere in legno, utilizzate per dare forma al celebre formaggio Bagòss di Bagolino, diventano cornici per i dipinti di Busi e simbolo di un mondo che rischia di scomparire, soppiantato dalle moderne fascere di plastica.
La mostra è un autentico viaggio nella Val Trompia di un tempo, raccontata con la pittura limpida, schietta e sincera di Busi: un omaggio alla montagna, ai paesaggi bresciani e a quella genuina semplicità che da sempre contraddistingue la sua arte.
“Piuttosto che veder buttate via queste fascere – ha spiegato Busi – che sono migliaia e rappresentano la storia del nostro territorio, mi è venuta l’idea di salvarle e di utilizzarle da cornice e dipingerci dentro. Ho trasformato così i quadri in tondi, salvaguardando un patrimonio importante della nostra storia rurale”.
“Con i quadri di Eugenio Busi – ha detto Carlo Bravo – ho voluto portare la vita delle montagne della Val Trompia in città. Spesso, qui a Milano, parliamo di “far vivere la montagna”, ma troppo spesso dimentichiamo che vivere in montagna significa lavoro, fatica, passione e tanti sacrifici. I dipinti di Busi ci ricordano questa realtà: una realtà in cui l’uomo ha saputo vivere la montagna valorizzandone le risorse e costruendo così un legame profondo con il proprio territorio. Un legame oggi in parte perduto, ma che è fondamentale riscoprire. Solo recuperando questo rapporto autentico con la montagna potremo riportare vita nelle nostre aree interne. Guardo al futuro della montagna con un po’ di nostalgia, ma anche con la speranza di veder rinascere quel legame profondo tra l’uomo e il suo territorio”.
“Busi racconta la vita di montagna, la caccia, la raccolta dei funghi, il mangiare e bere bene, la capacità e la forza dei suoi paesaggi, capaci di condurci verso la spiritualità – ha concluso Del Bono -. La montagna sta vivendo una stagione pericolosa di spopolamento e abbandono e la politica deve occuparsi di mantenere un radicamento della popolazione su questi territori, che è un tema legato soprattutto ai servizi e alle funzioni. Ospitare questa mostra è dunque anche un monito per tutti noi”.