Luci, mercatini, alberi addobbati nelle piazze, presepi nei cortili e nelle chiese, vetrine scintillanti, cori natalizi e luminarie per le strade.
Dicembre non segna solo l’inizio dell’inverno ma rappresenta il mese dell’attesa, dell’Avvento per i fedeli e dell’impazienza di scartare i regali per i piccini.
Un mese che le città vivono di corsa, immerse nel caos dei preparativi: i centri si riempiono di macchine e i negozi di persone a caccia di regali. Eppure, tra mille luci e rumori, si respira la magica atmosfera del Natale, che arriva velocissimo dopo un percorso di preghiera, memoria, fede e tradizioni, racchiuso nelle celebrazioni di Sant’Ambrogio, Immacolata Concezione e Santa Lucia: tre feste che si rincorrono e profondamente radicate nella cultura religiosa e popolare lombarda.
Milano si ferma il 7 dicembre, il giorno del suo Patrono, Sant’Ambrogio, difensore dei poveri e dei deboli, simbolo di saggezza, fermezza e dedizione civica: il Comune consegna gli Ambrogini d’Oro e diversi milanesi conservano ancora l’abitudine di decorare casa, illuminare i balconi, mangiare la prima fetta di panettone. Non troppi, a dire il vero, visto che ogni anno che passa questa tradizione diventa sempre più rara. Più spesso, si cede alla tentazione di fare l’albero di Natale in ampio anticipo, un po’ per ricreare un’atmosfera gioiosa che prolunga l’attesa festiva, un po’ per farsi cullare dai ricordi dell’infanzia.
Il 7 dicembre è la data in cui, un tempo, si rinnovava l’antica “Fiera degli O Bej! O Bej!”, che oggi, diversamente dal passato, si estende su più giorni per ragioni commerciali.
“Oh, belli! Oh, belli!” gridavano i bambini, esultando per la gioia di ricevere doni dall’inviato papale in visita al capoluogo. Era il 1510 e arriva da qui la tradizione dei mercatini ospitati nel cortile del Castello Sforzesco, che fino al 2005 venivano allestiti all’esterno dalla Basilica dedicata al Patrono, per importanza seconda solo al Duomo, situata nell’omonima piazza, dietro all’Università Cattolica.
In questo stesso giorno, da oltre 70 anni, prende il via la stagione lirica del Teatro alla Scala: un evento musicale e mondano che celebra l’inizio della stagione operistica milanese. Ribattezzato “Sant’Ambrogio Scaligero”, è un appuntamento prestigioso che attira l’attenzione dei media e a cui partecipano i più alti rappresentanti delle Istituzioni, del mondo dello spettacolo, della moda, dell’economia e della cultura. Un momento significativo per la comunità milanese, tanto da essere trasmesso in diretta su RAI 1 e proiettato in diversi teatri e centri culturali meneghini.
Se per Milano è il 7, nel resto della Lombardia è il giorno seguente, l’8 dicembre, la Festa dell’Immacolata, dogma cattolico proclamato nel 1854 e tra le più importanti solennità mariane.
Fioriscono mercatini e villaggi a tema, piste di pattinaggio e presepi viventi. Brillano giardini e facciate di edifici pubblici. Le piazze ospitano abeti maestosi e le vie principali si vestono di luci a pioggia e nastri dorati.
Giganti pupazzi gonfiabili musicali danno il benvenuto in ristoranti e negozi, le porte delle case si arricchiscono di ghirlande e le vetrine cominciano ad accendersi di rosso, colore “festaiolo” per eccellenza.
Da questo momento, in giro per le strade, è un tripudio di babbi natale sui maglioni e di ciondoli a forma di renna al collo e alle orecchie. Essendo riconosciuta come festa nazionale, è l’occasione per scendere in cantina e tirare fuori dagli scatoloni alberi, palline e presepi. Le candele cominciano a “scaldare” i salotti e per un tocco di eleganza si corre dal fiorista a comprare la Stella di Natale, il fiore tipico di questo periodo, che si chiama così perché ricorda nella forma la cometa che guidò i Re Magi.
Per i più piccoli parte il conto alla rovescia: la corsa verso Natale è cominciata e con la Festa di Santa Lucia, che arriva pochi giorni dopo ed è ricca di tradizioni e leggende, spuntano anche i primi doni.
Il culto della Santa siracusana, martire cristiana ricordata per il coraggio e la fede incrollabile, unisce la dimensione popolare, spirituale e di vita di ognuno di noi.
I riti legati alla notte tra il 12 e il 13 dicembre sono particolarmente diffusi nelle province di Cremona, Bergamo, Brescia, Mantova e Sondrio.
Da generazioni si tramanda l’usanza di far credere ai più piccoli che Santa Lucia scenderà col suo asinello per esaudire i loro desideri. Così, prima di andare a dormire, si lasciano letterine sui davanzali delle finestre e cibo, latte e paglia sui tavoli delle cucine.
Una tradizione che richiama quella di “Babbo Natale e le sue renne” in Lapponia, ma con la differenza di essere saldamente ancorata alla nostra identità cristiana.
Santa Lucia è una metafora potente di speranza, simbolo della vittoria del bene sul male e della luce sul buio dell’inverno. Non a caso, e anche se le cose non stanno più proprio così, sopravvive il detto che “Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”.
Quando era in vigore il calendario giuliano, il solstizio d’inverno cadeva in questi giorni e il proverbio era un messaggio positivo di fiducia: le giornate si sarebbero allungate e il sole sarebbe tornato a splendere, portando benessere e salute.
Nel ritmo attuale delle stagioni, la notte più lunga e il giorno più corto arriveranno invece solo il 21 dicembre, quando entreremo in inverno a tutti gli effetti e il Natale sarà alle porte: mancheranno davvero poche ore prima di scartare i pacchetti e celebrare le feste nel calore della propria famiglia.
Dopodiché, l’Epifania tutte le feste (alberi, luci e presepi compresi) porterà via…