Il Politecnico di Milano tra le migliori università del mondo

Secondo il QS University Rankings 2025, il PoliMi è primo in Italia e 111esimo al mondo. È il miglior risultato di sempre per un ateneo italiano

Il Politecnico di Milano è la prima università italiana e la 111esima (su 1.503) nel mondo. È il miglior risultato di sempre per un ateneo italiano. Lo ha stabilito il QS University Rankings 2025, la classifica delle migliori università del mondo.

Le altre due università in classifica sono la Sapienza di Roma (132esima) e l’Alma Mater di Bologna (133esima).

Il risultato del PoliMi non è una sorpresa. Nella classifica dei migliori corsi di laurea pubblicata dal QS University Rankings pochi mesi fa, era fra le prime dieci al mondo sia in Architettura e in Design che in Ingegneria meccanica e aeronautica.

L’università milanese entra nelle prime cento (è 90esima) secondo l’indicatore più importante di questa classifica: la reputazione accademica. In questa speciale classifica il Politecnico è la terza università italiana dopo l’Alma Mater di Bologna (69esima al mondo) e la Sapienza di Roma (70esima).

La classifica generale è guidata anche quest’anno dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston che da tredici edizioni è saldamente in testa al ranking. Al secondo posto l’Imperial College di Londra che guadagna quattro posizioni e supera un’altra università britannica, Oxford (terza). Unica università europea nella “top ten” è l’Eth di Zurigo, che si conferma settima. Per l’Asia c’è la National University di Singapore, ottava.

Uno dei fattori che più penalizza il nostro sistema in queste classifiche è il rapporto studenti-docenti: 20 a uno, contro 17 in Francia, 15 nel Regno Unito, 12 in Germania. Un altro è la scarsa internazionalizzazione: i nostri atenei continuano a essere poco attraenti sia per gli studenti che per i docenti stranieri.

A differenza di altre classifiche incentrate principalmente sulla qualità e quantità della ricerca, il Qs University Rankings si basa sui giudizi espressi da quasi trecentomila docenti e datori di lavoro. Dei dieci indicatori che determinano il verdetto finale su ciascun ateneo, la reputazione accademica e quella lavorativa pesano da soli quasi per la metà.