Le malattie cardiovascolari sono nella nostra regione la principale causa di morte per le donne con quasi 18.000 decessi all’anno, uno ogni 10 minuti, e un rischio di infarto doppio rispetto agli uomini.
E’ da questi numeri che ha preso il via il confronto sulla medicina di genere nelle malattie cardiovascolari, organizzato nella Sala Biagi di Palazzo Lombardia e promosso dal Consiglio Pari Opportunità (CPO) in collaborazione con l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano.
Al convegno, aperto dal Presidente del Consiglio regionale Federico Romani e introdotto dalla Presidente del CPO, Luce Meola, hanno partecipato diversi specialisti del settore e per l’Ordine dei Medici era presente Luciana Bovone.
“Occorre lavorare – ha detto il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani – sulla medicina di genere, che è un approccio scientifico e organizzativo che tiene conto delle differenze biologiche, ormonali e sociali tra uomini e donne nel prevenire, diagnosticare e curare le malattie. In questo percorso c’è, però, un elemento comune a uomini e donne: la prevenzione. I programmi di screening e le campagne di informazione sono strategiche. Nella nostra regione la cultura della prevenzione è forte e consolidata: in Lombardia abbiamo un sistema sanitario d’eccellenza e proprio per questo dobbiamo essere capofila di un cambiamento culturale e organizzativo. Investire nella medicina di genere significa curare meglio: la medicina di genere non divide ma unisce e rende i percorsi di cura più giusti, più efficaci e più umani”.
I fattori di rischio, in particolare tra le donne, il ruolo della medicina generale, fulcro delle cure primarie sul territorio, gli aspetti piscologici, causa e conseguenza delle patologie legate al cuore, sono stati tra i temi affrontati durante l’incontro, in occasione del quale è stato presentato il “Progetto VAL.GO, il cuore delle donne” illustrato da Cristiana Valerio, cardiologa presso l’ASST Nord Milano.
“Quando incontriamo i nostri pazienti negli ambulatori – ha spiegato la Valerio – notiamo una frequente disinformazione da parte delle donne sui pericoli legati alle malattie cardiovascolari. Pericoli dovuti a fattori di rischio tradizionali, che valgono anche per gli uomini, come per esempio obesità, fumo, colesterolo, ipertensione, stress e ansia, ma anche a quelli più specificatamente legati alle variazioni ormonali. Il nostro progetto vuole consapevolizzare su questo tema e allo stesso tempo promuovere e diffondere stili di vita corretti. Abitudini alimentari e comportamentali sane possono davvero salvare, procurando benefici anche a chi vive con noi. L’idea è quindi quella di rafforzare una rete che già esiste, tra medici di base, specialisti, consultori e case di comunità, per intercettare e monitorare più facilmente sul territorio le situazioni delicate, indirizzando e accompagnando le pazienti verso percorsi di cura appropriati”.
“Noi che lavoriamo sul territorio – hanno detto Ester Lanfranchi e Annamaria Passaggio del CPO, promotrici dell’iniziativa – crediamo sia importante focalizzare l’attenzione sulla prevenzione e la consapevolizzazione del paziente, che appare sempre più importante in questo periodo di forte crisi del SSN. Nel proporre questa giornata di confronto abbiamo pensato in primis alle donne. Innanzitutto, perché portatrici di rischi cardiovascolari specificatamente legati al sesso femminile e poi perché noi donne costituiamo il fulcro sociale nella gestione di figli e parenti anziani: consapevolezza e promozione di uno stile di vita corretto a 360 gradi, a partire dall’alimentazione, sono temi fondamentali”.