Pasqua tra riti religiosi, leggende e dolci

Come ogni anno la Lombardia si anima di diverse tradizioni, anche gastronomiche, che si tramandano da secoli

Riti religiosi e folklore. Simboli sacri e profani. Tradizione e leggende, come quella del “Sole sulle palme, pioggia sulle uova” che sta a significare che se è stata una bella giornata la domenica prima di Pasqua, allora non ci si può aspettare un meteo favorevole nel giorno in cui si celebra la Risurrezione di Gesù.

Se resta incerto cosa ci regalerà il cielo, di sicuro, però, che sia bello o brutto tempo, si rinnoveranno anche quest’anno tradizioni che resistono nei secoli in diverse parti della Regione. Come quella dei Pasquali di Bormio (SO), a cavallo tra religione e artigianato, le cui tracce risalgono al 1600. Una processione di carri allegorici, realizzati durante l’inverno da giovani, artigiani e appassionati del posto e rappresentanti le varie contrade del borgo valtellinese. Vere e proprie opere d’arte che sfilano la mattina di Pasqua lungo il centro storico, portate a spalla da figuranti in costume. Il momento clou è la premiazione nel tardo pomeriggio: il carro più bello resta esposto nella piazza antistante la Chiesa fino al giorno dopo, per poi essere messo in bella vista, nei mesi successivi, in qualche angolo suggestivo del paese.
Da Bormio a Como che si trasforma, nei giorni di Pasqua e Pasquetta, in un mercato a cielo aperto con la sua Antica Fiera tradizionale, dove vengono presentati prodotti alimentari, abbigliamento, oggetti di artigianato e articoli per la casa. Più recente, ma destinata a trovare anch’essa spazio tra le future tradizioni, è l’iniziativa di Novedrate dove a Villa Casana, anche quest’anno, sarà aperta la Mostra di Presepi e Diorami Pasquali: un percorso tra opere di grande valore artistico per entrare nei misteri della Passione del Signore.

A Mantova, il Venerdì Santo, vengono esposti al pubblico i Sacri Vasi, che secondo una leggenda ultramillenaria, conterrebbero il sangue di Gesù. Con un rito solenne celebrato dal Vescovo alla presenza di fedeli e autorità civili, le reliquie, conservate durante l’anno in appositi forzieri nella Cripta della Basilica di S. Andrea, vengono trasferite all’interno della Chiesa ai piedi del Cristo crocefisso.
In provincia di Bergamo, sempre la sera del Venerdì Santo, Vertova si anima con due antichissime manifestazioni religiose: la rievocazione della “Deposizione di Gesù sulla croce” e la “Solennissima Processione”, dove vi prendono parte diversi figuranti in costume: i Confratelli del Santissimo Sacramento, le “Torce”, le “Lanterne”, le “Picche” con le alabarde, i soldati romani. Nella stessa sera a Gromo i davanzali delle finestre si riempiono di lumini mentre lungo la via principale del Paese sfila la statua del Cristo Morto.
Risale al 1600 la processione del Crocione a Tromello (PV) nella sera del Giovedì Santo. Si tratta di una Via Crucis per le vie del paese guidata da un penitente incappucciato, scalzo e con delle catene alle caviglie, il cui rumore riecheggia durante il percorso.

Pasqua però non è solo riti religiosi ma anche simboli che diventano dolci. Come la colomba, l’uovo e il coniglietto. Se quest’ultimo è più legato alle tradizioni anglosassoni e da noi importate per la felicità dei bambini, la colomba e l’uovo, più del coniglietto, hanno un significato che richiama la sacralità della festa della Pasqua.
La tradizione di mangiare una fetta di colomba nascerebbe tra Milano e Pavia e sarebbe legata alla figura di San Colombano, che nell’iconografia tradizionale viene sempre raffigurato con una colomba sulla spalla. Si narra che il missionario irlandese, giunto nel centro meneghino, venne accolto dai sovrani longobardi con un banchetto a base di selvaggina. Non volendo mangiare carne in periodo di Quaresima e allo stesso tempo per non offendere la Regina Teodolinda, il Santo promise di fare uno “strappo alla regola” ma solo a seguito di una benedizione. E miracolosamente la selvaggina si trasformò in pane bianco a forma di colomba.
Quanto alle uova, proposte nei pranzi pasquali in tutti i modi, come antipasto o come dolce al cioccolato, pare che l’usanza di regalarle risalga al 1100, quando si diffuse la tradizione di benedirle e offrirle in Chiesa la domenica di Pasqua. Nel suo significato cristiano e più mistico, l’uovo è immagine di risurrezione e vita.
Infine, una curiosità. Per i fedeli, il Venerdì Santo è giorno di “digiuno” e a Gromo, raccontano gli anziani, si mangia solo la “maiassa”, una specie di torta a base di farina gialla, cipolle, fichi secchi e mele, condita con poco olio e cotta al forno.