Peste suina africana: il punto in Commissione Agricoltura

Virus assente dagli allevamenti lombardi da ottobre del 2024. Floriano Massardi: “Gi abbattimenti arma principale nella strategia di contenimento della PSA"

La Peste Suina Africana (PSA) è assente dagli allevamenti suinicoli lombardi dall’ottobre del 2024. Lo ha comunicato oggi pomeriggio in Commissione Agricoltura l’Assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi.

Regione Lombardia – ha commentato il Presidente della Commissione Agricoltura Floriano Massardi (Lega) – ha messo in campo strumenti concreti per contrastare l’emergenza. Sono stati attivati bandi per il rafforzamento della biosicurezza negli allevamenti, un intervento fondamentale per ridurre il rischio di diffusione della malattia e garantire la tenuta del settore. Inoltre, sono state stanziate risorse per sostenere le aziende colpite, con l’obiettivo di attenuare l’impatto economico della crisi e garantire continuità̀ operativa a uno dei settori più̀ strategici del nostro territorio”.

Secondo il Presidente della Commissione Agricoltura, “il controllo della fauna selvatica rimane un elemento imprescindibile nella strategia di contenimento della PSA”. Nel 2024 sono stati abbattuti 18 mila cinghiali, vettore del virus, mentre l’abbattimento ha già superato quota 6 mila (6.300) nei primi mesi di quest’anno (gennaio-giugno) per un investimento complessivo di 3 milioni di euro. “Un trend in costante crescita: nel 2021, quando la PSA non era ancora conosciuta, gli abbattimenti erano stati 7.428 – precisa Massardi -. Un numero salito negli anni a 14 mila, 16 mila e, infine, nel 2024 a 18 mila”.

Nel 2025 la Regione ha già effettuato oltre 430 controlli in allevamento e circa 8.000 analisi di laboratorio. Sul fronte del contenimento del cinghiale è stata rafforzata l’attività di ricerca tempestiva delle carcasse con cani molecolari e sono stati chiusi più di 160 varchi autostradali per limitare la mobilità della fauna selvatica. Secondo uno studio aggiornato sulla densità, queste azioni hanno prodotto una riduzione significativa della popolazione di cinghiali, in particolare nelle aree più sensibili come l’Oltrepò Pavese, la provincia di Lodi e il Parco del Ticino.

Un passaggio specifico è stato dedicato anche al capitolo indennizzi: 25,3 milioni di euro sono stati erogati da Regione Lombardia nel 2024 per compensare i danni diretti agli allevamenti colpiti (di cui 18,4 milioni nella provincia di Pavia e 6,9 nelle province di Milano e Lodi).

Ben più rilevante è l’impatto economico delle restrizioni sanitarie imposte dall’Europa nelle zone soggette a vincoli. Per queste, con fondi statali, Regione Lombardia destinerà complessivamente 27,7 milioni di euro a ristoro dei cosiddetti danni indiretti che saranno assegnati agli imprenditori agricolo entro la fine dell’estate. A questo importo si aggiungeranno ora ulteriori 10 milioni di euro previsti da un nuovo decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF).

L’assenza del virus dagli allevamenti dallo scorso ottobre è il risultato, secondo l’Assessore Beduschi, della “tempestività con cui Regione Lombardia è intervenuta, in linea con le normative nazionali ed europee. Un risultato importante, frutto della responsabilità degli allevatori, dell’applicazione rigorosa delle misure di biosicurezza e della campagna di contenimento del cinghiale selvatico. la PSA, però, è una minaccia concreta per un comparto strategico come quello suinicolo. Abbiamo saputo rispondere con fermezza e concretezza, ma il virus è ancora in circolazione. Serve che tutti continuino a fare la propria parte, istituzioni e operatori, per tutelare un patrimonio economico, sociale e produttivo fondamentale per la Lombardia”.

Nel corso del dibattito sono intervenuti diversi Consiglieri regionali: Carlo Bravo (Fratelli d’Italia) ha sottolineato “l’importanza degli abbattimenti nel contenimento della diffusione del virus”; Pietro Macconi (Fratelli d’Italia) ha ricordato l’efficacia delle misure adottate da Regione Lombardia che ha portato al risultato di non avere più focolai di PSA negli allevamenti lombardi dall’ottobre dell’anno scorso; Matteo Piloni (PD) ha posto l’attenzione su alcuni punti critici: “innanzitutto c’è il rischio che gli allevatori rischiano di essere esclusi dagli indennizzi per i danni indiretti compresi dal 31 ottobre 2024 a oggi. C’è poi il tema dei tempi di erogazione dei contributi che sono troppo lenti, soprattutto per i danni indiretti. Per questo potrebbe intervenire direttamente Regione Lombardia, anticipando queste risorse. Infine, poiché il virus è assente dai nostri allevamenti da nove mesi è arrivato il momento di rivedere i criteri delle zone di restrizione per venire incontro alle esigenze degli allevatori”; Roberta Vallacchi (PD) ha messo in evidenza l’immobilismo di Regione Lombardia che è intervenuta con le prime misure per contrastare il virus solo dopo due anni dopo il primo caso di Ovada (Alessandria) nel 2022.

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La peste suina africana è una malattia virale, contagiosa e mortale per gli animali mentre non è dannosa per l’uomo, che colpisce i suini. Può essere causa di ingenti danni alle produzioni zootecniche sia direttamente a causa della mortalità dei capi, sia indirettamente per le restrizioni al commercio nazionale e internazionale di suini e prodotti derivati che la presenza dell’infezione implica. In Italia sono allevati oltre 8,4 milioni di suini. Di questi, circa cinque milioni sono concentrati in Lombardia che rappresentano più del 50% sull’intero comparto nazionale, seguita a grande distanza da Piemonte (1,266 milioni di capi) ed Emilia Romagna (1,024 milioni di capi). L’80% degli allevamenti lombardi di suini è concentrato nelle Province di Cremona e Mantova. Un settore che, oltre a rappresentare una delle principali filiere per l’economia agricola regionale, alimenta molte delle più importanti produzioni Dop italiane. Sotto il profilo economico il comparto suinicolo, nella sola fase di allevamento, genera un valore stimato in oltre 3 miliardi di euro, il 5,7% dell’intera produzione agricola, cui si sommano gli 8 miliardi generati dall’industria della trasformazione.