Non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge n°96 di iniziativa popolare che intendeva modificare la normativa regionale sulla sanità: è quanto prevede la delibera (relatore Giulio Gallera, FI) già approvata dalla Commissione Sanità e oggi confermata dal Consiglio regionale con 39 voti a favore, 23 contrari, nessun astenuto.
Il documento evidenzia che “il progetto di legge si limita a riaffermare principi costituzionali già operanti senza aggiungere elementi di discontinuità o miglioramento rispetto al sistema attuale”, con l’eccezione della “soppressione dell’equivalenza tra pubblico e privato, da sempre uno degli elementi qualificanti del modello lombardo e che consente benefici concreti come l’ampliamento e la qualità dell’offerta, l’attrattività verso l’utenza extraregionale, la maggiore efficienza e capacità di risposta ai bisogni emergenti”.
In conclusione, afferma infine la delibera, “il ridimensionamento del ruolo dell’equivalenza appare non necessario e potenzialmente dannoso”.
Nel corso del dibattito generale sono intervenuti Patrizia Baffi (FdI), Carlo Borghetti (PD), Carmela Rozza (PD), Davide Casati (PD), Miriam Cominelli (PD), Nicola Di Marco (M5Stelle), Onorio Rosati (AVS), Luca Paladini (Patto Civico), Massimo Vizzardi (Gruppo Misto), Roberta Vallacchi (PD), Samuele Astuti (PD), Massimo Piloni (PD), Christian Garavaglia (FdI), Pierfrancesco Majorino (PD), Paola Bocci (PD), Marco Carra (PD), Alessandro Corbetta (Lega), Gian Mario Fragomeli (PD), Emanuele Monti (Lega) e Martina Sassoli (Lombardia Migliore).
La sintesi del dibattito
Patrizia Baffi (FdI), Presidente della Commissione Sanità, ha ribadito il lavoro di approfondimento svolto nei mesi scorsi sui temi del progetto di legge: “Questa proposta non arricchisce la già congrua normativa regionale che vede nel principio costituzionale dell’universalità del servizio il suo centro, garantendo la presa in carico integrale della persona e il ruolo della Regione di guida del sistema e nella programmazione tra pubblico e privato”.
Nel suo intervento Carlo Borghetti (PD) ha affermato che “pubblico e privato non sono equivalenti e perciò occorre dare obiettivi al privato. E’ necessario risolvere le difficoltà nell’accesso alle cure da parte dei cittadini, come certificato da Agenas, ed eliminare le cronicità del malfunzionamento”.
“Non basta che l’universalità sia considerata a livello di principi -ha detto Carmela Rozza (PD) – bisogna concretizzarla. E perciò per esempio si tratta di consentire esami nei tempi giusti. E poi ci sono un’organizzazione territoriale e un modello ospedaliero da rivedere, mentre i professionisti (medici e infermieri) vivono una situazione di frustrazione non solo per lo stipendio ma per motivi organizzativi”.
La salute mentale è stata al centro dell’intervento di Miriam Cominelli (PD) secondo cui non basta una visione solo sanitaria, ma sociosanitaria per “prevenire il disagio e favorire l’inclusione, per questo la nostra proposta di legge prevede il potenziamento della sanità di territorio”.
Per Davide Casati (PD) “occorre riportare al centro del modello sanitario il territorio, riequilibrando un sistema troppo ospedalocentrico e programmando sulla base dei dati demografici e sociali”.
“Quando i cittadini chiedono di discutere una proposta – ha detto Nicola Di Marco (M5Stelle) – bisogna avere il coraggio di affrontare il tema. Noi quindi voteremo a favore della trattazione. Sulla sanità, poi, le questioni problematiche sono tante. E si fanno iniziative, vedi le Case di Comunità, solo di facciata”.
Povertà sanitaria, liste di attesa, quota di compartecipazione, carenza di personale ed equivalenza tra pubblico e privato le questioni su cui il Consigliere Onorio Rosati (AVS) ha chiesto di aprire un dibattito “per rispetto ai 100mila cittadini firmatari della proposta di legge”.
“Scegliere di non discutere il progetto di legge – ha detto Luca Paladini (Patto Civico) – significa allontanare ancora di più i cittadini dalle istituzioni. Di fronte alla crescente distanza tra bisogni e offerta dei servizi, la proposta intende promuovere l’integrazione tra sanità e sociale e favorire la collaborazione tra comunità locali e sistema sanitario”.
Massimo Vizzardi (Gruppo Misto) è intervenuto sottolineando che “il progetto di legge ribadisce principi verso i quali nessuno può dirsi contrario e che comunque non sono assolutamente scontati, come per esempio il principio del governo pubblico degli erogatori. Non è comprensibile perciò la decisione di non passare alla trattazione”.
Roberta Vallacchi (PD) ha ripercorso a grandi linee la storia dei sistemi sanitari affermando che la sanità pubblica, e in particolare i servizi di prevenzione, sono stati via via smantellati. “Ora si tratta -ha detto– di investire sulla prevenzione”.
“Bisogna avere il coraggio – ha detto Samuele Astuti (PD) – di affrontare una discussione vera su un sistema sanitario che non funziona e che va modificato radicalmente. Troppi sono i punti critici, a cominciare dai Pronto Soccorso sovraffollati e alle liste d’attesa”.
Matteo Piloni (PD) ha letto una serie di messaggi di cittadini che lamentano l’impossibilità di accedere in tempi adeguati ai servizi della sanità: “Questa non può essere la normalità -ha aggiunto- E quei principi che dite essere presenti nella legge attuale sono lettera morta. Oggi il diritto alla cura non c’è”.
“Massimo rispetto per i cittadini che hanno firmato la legge -ha detto Christian Garavaglia (FdI) – ma poi bisogna ammettere che la proposta non ci dà niente di nuovo rispetto a quanto c’è già, tranne un ultimo punto che però se realizzato può causare un danno al sistema. Il tema è nazionale e difatti i problemi della sanità sono iniziati quando i governi hanno cominciato a tagliare il Fondo sanitario, tendenza ora ribaltata dall’attuale governo nel frattempo stiamo garantendo servizi di qualità ed eccellenza, che attirano anche pazienti che non risiedono in Lombardia”.
Pierfrancesco Majorino (PD) ha letto alcuni messaggi di cittadini che lamentano disservizi. “Non è più possibile – ha detto – ignorare la situazione della sanità lombarda e questa è una proposta da cogliere per ripartire. Vent’anni la Lombardia aveva la sanità migliore d’Italia, ma oggi non è più così. Non deve più vincere il profitto dei privati”.
Paola Bocci (PD) è così intervenuta: “Questo progetto di legge ha l’obiettivo di ristabilire equità nell’erogazione dei servizi. Occorre rivitalizzare la rete territoriale. Per esempio i consultori sono stati sottofinanziati ed emarginati a vantaggio dei privati”.
Recuperare il ruolo degli amministratori locali, comitati, associazioni di categoria “per investire di più e meglio le risorse nelle aree periferiche”: la sottolineatura viene dal Consigliere Marco Carra (PD), che ha evidenziato le carenze di servizi sanitari del Basso mantovano.
Nel rigettare il progetto di legge di iniziativa regionale, il capogruppo della Lega Alessandro Corbetta ha ribadito i primati della sanità della Lombardia a livello nazionale ed internazionale: “Le difficoltà della sanità lombarda nascono da un problema nazionale, frutto delle scelte peggiorative di Governi di centro sinistra. Il nostro sistema sanitario rimane un modello virtuoso, anche dal punto di vista economico”.
Ha detto Gian Mario Fragomeli (PD): “Stiamo ponendo problemi seri, importanti. Sì, ci sono pazienti che vengono in Lombardia, ma qui ci sono 200 mila cittadini lombardi che non riescono ad avere una risposta urgente dal servizio sanitario lombardo. Oggi per il Consiglio regionale è un’occasione persa”.
Secondo Emanuele Monti (Lega), che ha analizzato i dati sulla spesa sanitaria nelle regioni, “il momento per discutere c’è stato quando abbiamo affrontato la riforma sanitaria regionale in Consiglio ma dal PD non erano arrivate proposte. Oggi ci si riprova. Ma le liste di attesa sono un problema nazionale. Qui comunque, dopo il Covid, sono aumentate le prestazioni. Sul fondo sanitario il governo Meloni ha invertito una tendenza di tagli che resisteva da anni”.
Non uno scontro ideologico ma un serio confronto politico pragmatico e istituzionale è stato richiesto dalla Consigliere Martina Sassoli (Lombardia Migliore) che ha ricordato nel suo intervento i principi costituzionali della sanità che deve essere universale, inalienabile, accessibile.
(Testo a cura di Titti Arena e Paolo Costa)