Riforme costituzionali: al via i tavoli territoriali

Autonomie locali: la Lombardia proporrà il suo modello di riforma del sistema regionale che riguarda enti locali, enti camerali e uffici periferici dello Stato. Oggi il Consiglio regionale, presieduto da Raffaele Cattaneo, si è confrontato a lungo sulla proposta fatta in Aula dal governatore Roberto Maroni:  studiare, in relazione alla riforma costituzionale in discussione a Roma, un sistema lombardo di organizzazione territoriale e deleghe istituzionali, attraverso una serie di incontri nelle diverse Province coordinati da consiglieri regionali. Il percorso di confronto con gli enti locali e le loro rappresentanze, col Consiglio delle Autonomie locali, col mondo del lavoro e delle imprese per dare vita a una proposta condivisa di definizione degli assetti istituzionali in Lombardia è stato il principale contenuto dell’ordine del giorno approvato in Aula consiliare (48 ì si arrivati dalla maggioranza, dal PD e dal Patto Civico, 7 i no del Movimento 5 Stelle) alla fine del lungo confronto sulle riforme costituzionali.

“E’ molto positivo il segnale di compattezza espresso con il voto di oggi dal Consiglio regionale della Lombardia: l’approvazione dell’ordine del giorno testimonia che sul tema delle riforme la nostra istituzione non si vuole dividere”. E’ il commento del Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo“E’ opportuno il coinvolgimento del sistema delle autonomie che è direttamente interessato da questo processo decisionale ed è quindi apprezzabile la volontà del Presidente Maroni che ha coinvolto il Consiglio regionale – ha aggiunto Cattaneo -. Da parte nostra, assicuriamo il massimo impegno a trovare una sintesi su questi temi per contrastare nei fatti la deriva neocentralista che arriva da alcune scelte romane”.
 
Il documento impegna la Giunta insieme all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ad avviare in tempi brevi un confronto sul territorio, per far emergere una proposta di assetto istituzionale efficiente e rispondente ai bisogni dei cittadini lombardi.
Tante le priorità evidenziate dal parlamento lombardo, a partire dal principio del rispetto delle peculiarità geografiche e sociali di ogni territorio.

 

Il documento chiede inoltre di avviare tempestivamente col Governo un percorso per la definizione delle aree vaste insieme a un coerente riordino del sistema camerale e delle Prefetture.
 
Ad anticipare i tavoli provinciali, una cabina di regia formata da Regione Lombardia, Anci, Upl e Unioncamere, come annunciato sempre in Aula dal Presidente Maroni.
“Auspico che entro giugno – ha detto il Presidente Roberto Maroni – Regione Lombardia sia in grado di proporre al Parlamento un nuovo modello istituzionale per le Autonomie locali, che risponda ai principi della semplificazione e dell’efficienza. Oggi infatti cittadini ed enti hanno a che fare con troppi livelli istituzionali che spesso si accavallano. Al di là di un giudizio nel merito, che ho già espresso più volte, la riforma costituzionale può dunque essere l’occasione per realizzare una grande riforma del nostro sistema delle autonomie, promuovendo le specificità territoriali della nostra Regione. Non tutte le aree vaste, per esempio, in Lombardia sono omogenee, come è evidente per la parte montana”.
 
IL DIBATTITO IN AULA
 
Per Enrico Brambilla, capogruppo del PD, occorre "cercare di capire come questa riforma trasformerà il modo di lavorare di Regione Lombardia. La proposta del Presidente, a questo proposito, è interessante e ci pone fuori da polemiche sterili. Sulle aree vaste, ad esempio, ci interessano di più le funzioni rispetto alle perimetrazioni e comunque la riflessione deve riguardare il sistema nel suo complesso comprese unioni e comunità montane, così come la riorganizzazione camerale e delle prefetture”.
Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega Nord, ha evidenziato il rischio di "ricentralizzare tutto, non solo a livello politico, ma anche economico e industriale. È necessario – ha detto – mettere ordine e ringraziamo il Presidente Maroni per la scelta di coinvolgere il Consiglio nel processo di riorganizzazione e semplificazione. Semplificare, però, non vuol dire ridurre i livelli di autonomia. Il nuovo Senato delle Repubblica non sarà più quello annunciato delle autonomie e non avrà risorse e competenze vere. Questa riforma ha una deriva autoritaria preoccupante, privando le Regioni delle competenze fondamentali,  a partire dal lavoro e dall'istruzione. Il referendum lombardo va fatto e fatto subito”.
“La priorità – ha detto Roberto Bruni (Patto Civico) – deve essere di semplificazione e la riforma, qualunque essa sia, deve dare punti di riferimento certi ai cittadini. La proposta di metodo di Maroni è positiva. Occorre però anche aprire un dialogo col Governo, serio e portatore di chiarezza, sul federalismo differenziato. Bisogna immaginare una riforma degli enti di area vasta che assegni a loro non solo un ruolo pianificatore ma anche gestionale che sgravi la Regione. Sono invece contrario al referendum regionale: non possiamo chiedere l’opinione dei cittadini su una norma che la riforma costituzionale sta per cambiare”.
“Finora abbiamo mantenuto un approccio difensivo – ha detto Jacopo Scandella (PD) – Ora è invece necessario guardare con coraggio a un modello completamente diverso. Gli enti di area vasta, per esempio, non dovranno somigliare alle vecchie Province, ma essere strutture più leggere. Il ruolo dei Comuni va valorizzato ma pensato in ottica più ampia, che può efficacemente prevedere anche accorpamenti e fusioni. Per quanto riguarda i rapporti con il Governo, poi, la clausola di supremazia non va temuta, ma considerata uno strumento da usare con quelle Regioni che non fanno adeguatamente il proprio mestiere. Vanno colti gli spunti positivi del cambiamento che ritroviamo anche in alcune indicazioni del Presidente Maroni e non rimanere ancorati a un modello che non è più funzionale”.
Pieno appoggio al Comitato per il No al referendum sulle riforme costituzionali del Governo centrale è stato dichiarato dal consigliere Lino Fossati (Lista Maroni).“Pur condividendo il discorso alto del Presidente Maroni -ha detto- sostengo con forza le ragioni del No alle riforme costituzionali. Si può ben dire che queste riforme siano in realtà delle de-forme. L’abolizione delle Province è l’esatto contrario di quanto si sarebbe dovuto fare e temo che l’annunciata riperimetrazione delle cosiddette aree vaste avverrà dopo la definizione delle funzioni. Inoltre, trovo assolutamente sbagliato l’aver massacrato con le sentenze della Corte Costituzionale l’autonomia impositiva delle Regioni. Il percorso del Parlamento è sbagliato nei modi e nei contenuti” .
“Gli enti di area vasta – ha detto Corrado Tommasi (PD) –dovranno rispecchiare una omogeneità territoriale. La Regione deve quindi fare in modo di trasferire ai territori l’autonomia che riceverà lei stessa dallo Stato, rispettandone caratterizzazione e realtà geografica. La maggior parte dei Comuni che si trovano in montagna hanno caratteristiche diversi dai Comuni delle aree metropolitane e spesso devono affrontare situazioni disagiate. Di questo va tenuto conto. Fino ad oggi sia la politica regionale sia quella provinciale non hanno dato le risposte che si attendevano i cittadini. E’ arrivato il momento di fare una riforma adeguata”.
Secondo Mario Barboni (PD) “deve essere una riforma di fattinon di slogan. Dobbiamo dare ai cittadini lombardi le risposte che si aspettano. Ci sono cose che devono cambiare: da anni se ne parla ma è arrivato il momento di crederci veramente. Riformulazioni devono essere fatte e altre completate. Non penso solo agli enti di area vasta ma anche alla revisione di Prefetture e altre strutture di gestione statale. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere una migliore riorganizzazione ed efficienza, trasferendo il nostro modello a livello nazionale. Questo è quello che dovrà uscire dai tavoli di trattativa col Governo”.
“La fine del bicameralismo – ha detto Carlo Borghetti (PD) –va considerata un elemento di forza: è ciò che i tempi richiedono, anche in ragione dell’accelerazione delle pratiche di governo. Un altro elemento positivo, in termini di riduzione dei costi della politica, è la diminuzione del numero dei parlamentari. Quanto al rapporto con il Governo, bisogna considerare che lo schema delle competenze concorrenti in questi anni si è rivelato un ostacolo. E’ l’efficienza che interessa ai cittadini, ed anche in questa chiave va pensata la semplificazione di cui parla il Presidente Maroni. La semplificazione in sé non è una risposta, è uno strumento: bisogna semplificare per rendere più efficiente l’amministrazione pubblica”
“Le riforme costituzionali – ha detto Stefano Bruno Galli (Lista Maroni)-strizzano l’occhio al vento dell’antipolitica, inducendo facilmente i cittadini a votare a favore del referendum confermativo. Sono convinto che questa riforma concretizzi di fatto un processo anti democratico, confermando un impianto centralista e, sulla base dell’Italicum, fortemente asimmetrico tra Camera e nuovo Senato. Unico rimedio a questa svolta è rilanciare un federalismo forte e integrale. Per questo ha fatto bene il Presidente Maroni ad alzare l’asticella del dibattito e a rilanciare sul tema dell’area vasta, vero tema delle riforme”.
Siamo alla conclusione di una riforma su cui non possiamo più incidere – ha detto Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d’Italia –Un cambiamento che non riforma nulla, ma in realtà conferma il carattere autoritario del  complesso intervento che viene fatto sulla Costituzione. La riforma crea confusione perché non abolisce il Senato e nemmeno, di fatto, le Province, ma anzi inserisce in un sistema già confuso gli Enti di area vasta, che si può immaginare difficilmente saranno percepiti come vicini dai cittadini, poiché sono enti di secondo livello. Anche Fratelli d’Italia si impegnerà per battere il referendum sulle riforme che, a mio parere, sarà il giro di boa anche per la maggioranza che sostiene l’attuale Presidente del Consiglio.”
 “Oggi il Presidente Maroni -ha detto Fabio Pizzul (PD)- ha aperto un percorso condivisibile sul tema di una diversa articolazione delle autonomie locali ma troppe volte negli ultimi anni il Consiglio regionale ha formulato istanze alla Giunta per una maggiore autonomia, richieste che sono state disattese, attestando la Regione Lombardia su posizioni di estrema conflittualità con lo Stato in modo da rendere impossibile un vero confronto sul tema. Dietro questo rapporto muscolare con il Governo si cela la scarsa volontà della maggioranza di trattare il tema, su cui peraltro mancano idee chiare. Il tutto viene demandato a una consultazione popolare che è un vero bluff per i cittadini lombardi”.
 “Ben venga un impianto che riduca significativamente i tempi dell’azione legislativa, dopo decenni in cui il processo legislativo è diventato via via più farraginoso – ha rimarcato Angelo Capelli (NCD) – La revisione del  Titolo V comprime  significativamente alcune competenze regionali, ma  bisogna considerare che noi lombardi siamo portatori di un’esperienza di buona gestione con erogazione di servizi efficienti, buona amministrazione e responsabilità istituzionale, cosa che non sempre corrisponde alla situazione generale del sistema delle Regioni. Non è contraddittorio auspicare un rafforzamento del ruolo delle regioni trainanti, e allo stesso tempo, un’organizzazione istituzionale degna del XXI secolo”.
 “Sul tema delle riforme abbiamo vissuto anni di contraddizioni -ha evidenziato Gian Antonio Girelli (PD)-La verità è che nel nostro paese quando dalle ipotesi si passa alla realtà si scatenano resistenze. Ritengo utile questo momento di confronto ma non dobbiamo dimenticarci che il nostro compito è fare norme. E prima di tutto dovremmo capire in effetti che cosa vogliamo chiedere al Governo, che tipo di regionalismo vogliamo, che ruolo intendiamo rivendicare e quale intendiamo riconoscere alle autonomie locali. Se non sciogliamo questi dubbi e non abbiamo idee chiare diventa difficile capire come possiamo contribuire costruttivamente senza trasformare questo dibattito in una mera resistenza al cambiamento”.
Apprezzamento per il percorso avviato da Maroni è stato espresso dal capogruppo NCD, Luca Del Gobbo. Del Gobbo ha in particolare evidenziato luci ed ombre della proposta di riforma costituzionale all’esame del Parlamento:  bene il superamento del Bicameralismo perfetto e il rafforzamento del ruolo e dei poteri del Presidente del Consiglio. Perplessità forti riguardano, invece, il ridimensionamento delle Regioni.  “La riforma deve essere un’occasione per riflettere sul ruolo delle autonomie locali. Pertanto auspichiamo – ha sottolineato Del Gobbo – che essa possa portare a un vero federalismo differenziato e che la cultura del merito possa trovare adeguato spazio anche nella gestione della cosa pubblica, premiando chi meglio governa. In tal senso la Lombardia rappresenta un modello di buon governo”.