Un esempio di valutazione delle leggi: la riforma del servizio idrico integrato

Da alcuni anni la Lombardia ha inaugurato una politica di valutazione a posteriori (ex post) delle leggi regionali. E’ stata cioè introdotta una serie di pratiche valutative per verificare l’esito delle norme adottate e l’effettiva rispondenza di ogni legge agli obiettivi che si era posta.

In questa logica, il Consiglio ha quindi esaminato alcune leggi regionali di particolare impatto.
A questo scopo è stato costituito un Comitato di valutazione delle leggi e introdotta – nel testo di leggi ad accentuata criticità come quella di riforma del servizio idrico integrato – la cosiddetta “clausola valutativa”, che rende esplicita la necessità, appunto, di verifica degli esiti delle norme, trascorso un certo tempo dalla loro adozione.

Nel caso della legge 21 del 2010 sulla riforma del servizio idrico, la clausola valutativa imponeva di verificare annualmente, attraverso una relazione della Giunta,” in che misura gli investimenti hanno contribuito a dare copertura ai servizi di acquedotto, fognatura e depurazione”.

Già nel marzo 2011 il Comitato di valutazione ha organizzato un workshop sul problema dei reflui urbani (le acque di scarico derivanti dagli insediamenti residenziali ) da cui è risultato che i servizi di acquedotto, fognatura e depurazione sono ancora carenti in Lombardia, dove si mantiene una cattiva qualità delle acque superficiali e si rischiano sanzioni europee per la mancata attuazione delle norme sulla depurazione.

La prima relazione di risposta alla clausola valutativa è del giugno del 2012 e riferisce che solo il 10% delle infrastrutture necessarie a far sì che la Lombardia rispetti le norme in materia hanno copertura finanziaria.
Le norme prevedono che le opere vengano coperte con i proventi delle tariffe pagate dagli utenti del servizio, ma spesso le tariffe sono troppo basse per coprire questi costi. Anche dove le tariffe sono state adeguate, i Comuni non possono investire per finanziare le opere, a causa dei vincoli del Patto di stabilità.
Il Comitato ha chiesto quindi di verificare quali tariffe sarebbero allora adeguate per consentire gli investimenti necessari a colmare questo deficit strutturale.
A partire dalla VIII commissione, competente sull’argomento, è stato promosso quindi un atto di indirizzo (una risoluzione) perchè si intervenisse sul Governo: l’obiettivo era far sì che i vincoli del Patto di stabilità non impediscano a Comuni e società in house di investire sulle infrastrutture necessarie e che si definiscano le norme sulla tariffazione. La risoluzione è stata approvata il 31 luglio scorso dall’Assemblea consiliare.

In termini più generali, dal controllo a posteriori si evidenzia che Province e Comuni si sono sentiti più responsabili e coinvolti e che sono ripartiti i processi di programmazione degli interventi e gli investimenti.
A titolo di esempio: in tutte le Province la programmazione degli interventi e degli investimenti è stata adeguata. A Varese è stato approvato il primo Piano d’Ambito. In altri casi sono stati approvati solo dei piani stralcio che riguardano le situazioni di infrazione, come ad esempio in provincia di Milano che ha programmato interventi su tutti i Comuni in situazione di infrazione per 125 milioni di euro.

I Comuni in infrazione, inoltre, che all’inizio della procedura erano 265, sono diminuiti del

50%.
Se ne può trarre la conclusione – espressa anche in un convegno dell’Associazione Italiana di Valutazione, all’Università degli Studi di Milano il 19 aprile scorso – che le prassi di valutazione e gli atti di indirizzo del Consiglio hanno contribuito in questo caso al superamento della situazione di stallo nella quale le politiche per il servizio idrico integrato si trovavano negli anni scorsi.