Rocca d’Anfo, un trekking nella storia lombarda

Tra scale esterne, cunicoli di passaggio, vie di comunicazione da un terrazzamento all'altro si salgono all'incirca 1.700 gradini. Ma dall'alto dell'Osservatorio la vista sul lago d'Idro e sulla vallata bresciana che a Ponte Caffaro sbocca in Trentino è qualche cosa di straordinario. La Rocca d'Anfo, nell'omonimo comune bresciano, è un agglomerato di costruzioni militari distribuite in una fascia di terreno di forma triangolare di circa 50 ettari di superficie dove un lato corrisponde all’incirca a un chilometro di riva del lago, gli altri due lati si sviluppano sul versante orientale e occidentale del Monte Censo, fino quasi alla sua cima, con un dislivello che varia dai 371 metri sul livello del mare in corrispondenza della sponda ai 1.050 metri sul livello del mare del vertice montano. Le prime pietre della fortezza furono poste nel XV secolo dalla Repubblica di Venezia poi, nel tempo, fu rimaneggiata e ingrandita pure dagli ingegneri militari di Napoleone Bonaparte, di Giuseppe Zanardelli (capo del governo a più riprese nella seconda metà dell'800) e dal Genio Militare Italiano. Perse il suo valore strategico nel 1918 quando il Trentino passò definitivamente al Regno d’Italia ma restò presidio militare fino al 1975 e proprietà dell'Esercito fino al 1992. Dallo stato di abbandono che ne seguì, le istituzioni locali e Regione Lombardia (che ha in concessione demaniale il sito) hanno gradualmente iniziato il suo recupero sia ambientale che immobiliare che ha portato ad aprirla quest'estate al pubblico solo però con visite guidate la cui durata non è inferiore alle 4 ore. Il percorso di visita si alterna tra edifici coperti e camminamenti esterni per cui al momento le visite, accessibili solo su prenotazione, sono programmate fino al fine settimana dell'1 e 2 ottobre. Poi tutto dipenderà dall'andamento meteorologico della stagione. La Batteria Belvedere, la Batteria Vecchia, il Corpo di Guardia, la Polveriera, la Batteria Statuto oltre all'Osservatorio sono tutti visibili anche se, per ragioni di sicurezza, in non tutte le strutture le guide vi fanno accedere. Particolarmente interessante il museo interno dove sono raccolti cimeli (alcuni anche di una certa rarità come i grandi scarponi invernali ed alcune mappe del luogo) sia del periodo risorgimentale che della Seconda Guerra mondiale.