Gestione e abbattimento dei cinghiali, approvata la legge regionale

Oggi – ha detto il relatore Alessandro Sala (Lista Maroni) –  abbiamo fatto una grossa sintesi tra le istanze degli agricoltori e quelle del mondo venatorio e degli  ambientalisti. Si è così concluso un iter che ha impegnato per diverse settimane la Commissione Agricoltura e uno specifico gruppo di lavoro, che ha abbinato due distinti progetti di legge di iniziativa consiliare e della Giunta".

La legge. Tra le novità introdotte è previsto il dovere degli ambiti e dei comprensori alpini di risarcire fino al 30% i danni causati dai cinghiali nelle aree dove è consentita la caccia (in montagna i risarcimenti per i danni ai prati permanenti interesseranno non solo gli imprenditori agricoli, come richiesto da un emendamento del PD); ambiti e  comprensori avranno il compito di promuovere iniziative di prevenzione. Per il triennio 2017-2019 sono previsti 300.000 euro all’anno per i risarcimenti. Regione Lombardia, confrontandosi con Ispra, delibererà entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge la suddivisione del territorio agro-silvo-pastorale lombardo in aree idonee e in aree non idonee alla presenza del cinghiale e individuerà le “unità di gestione della specie” (porzioni di territorio in cui vengono definiti obiettivi e modalità di intervento sulla specie). La legge stabilisce che la “gestione del cinghiale” avviene “mediante prelievo venatorio e controllo nelle aree idonee e mediante controllo e prelievo venatorio di selezione nelle aree non idonee”, dove la presenza dovrebbe tendere allo zero. Sono state stabilite anche regole per il recupero degli animali feriti e delle carcasse: i capi abbattuti potranno essere consegnati ai centri di lavorazione selvaggina (CLS) o ad altre strutture autorizzate, e parte dei capi potranno essere dati in “beneficenza alimentare”.. Inoltre si dà la possibilità di prevedere nelle aziende faunistiche venatorie e agrituristiche apposite recinzioni che ospitino cinghiali registrati con la finalità di allenare i cani da caccia. Il “prelievo venatorio” può essere effettuato solo con licenza di caccia e ogni cacciatore abilitato alla “selezione” potrà fruire di 15 giornate di caccia aggiuntive rispetto a quelle già previste dalla legge regionale. Sanzioni sono previste per chi immette o detiene illegalmente cinghiali, per chi li alleva in strutture autorizzate ma violando le disposizioni vigenti e infine per chi viene sorpreso ad abbattere cinghiali senza autorizzazione.

I dati. Nel territorio lombardo si stima siano presenti non meno di seimila cinghiali in particolare concentrati nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese e più di 4 mila nella zona appenninica della provincia di Pavia. Dal 2004 al 2015 sono stati registrati oltre 6500 eventi dannosi alle produzioni agricole (dato che si limita ai danni denunciati) e a titolo di indennizzo sono stati erogati oltre 2 milioni e 500 mila euro (cifra basata sulle risorse disponibili, non sul danno prodotto).

Pregiudiziale.  La legge è stata approvata a larga maggioranza, con 51 voti a favore e 10 contrari (M5S e SEL). Prima della discussione generale era stata respinta una questione pregiudiziale proposta dalla consigliera Chiara Cremonesi (SeL), che riteneva incostituzionale il progetto di legge. 

Gli interventi in Aula

Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) “Sono anni che si avvertiva l’esigenza di una gestione unitaria, di livello sovra provinciale soprattutto in merito alle problematiche di ordine ambientale e socio-economico connesse alla presenza della specie. Auspichiamo quindi un approfondito ed equilibrato coinvolgimento delle varie componenti in campo, tra cui ISPRA e gli Enti gestori delle aree protette di volta in volta chiamate in causa. La legge che oggi abbiamo approvato sia anche e soprattutto un’occasione per puntare sempre di più sulla formazione e sull’aggiornamento scientifico, normativo e tecnico di questa categoria, affinché si trasformi e assuma un ruolo maggiormente sostenibile nel più ampio contesto della gestione delle risorse naturali del territorio”.

Francesco Dotti (Fratelli d’Italia) “Questa legge rappresenta per la nostra Regione un nuovo strumento finalizzato a contrastare l'impatto negativo notoriamente provocato dalla popolazione di cinghiale all'ambiente agro forestale lombardo. Cito un dato su tutti: in Lombardia ogni anno in media si verificano oltre 200 incidenti stradali causati da animali selvatici: il 25% dei danni è colpa dei cinghiali. E ancora, in media, sui territori tra Comasco e Lecchese si verificano in media oltre 150 attacchi in un anno alla zone agricole. Il contrasto al proliferare della popolazione di cinghiali sarà favorito in particolar modo dall'estensione di 15 giornale di caccia a favore dei cacciatori di cinghiali, aggiuntive alle 55 normalmente concesse. Nel Comasco gli abbattimenti durante le stagioni venatoria si mantengono costanti trai 1000 e 2000 esemplari, un primato a livello regionale”.

Marco Carra (PD)  “La ratio di questo progetto di legge non è quella di allargare o favorire la caccia al cinghiale le motivazioni sottese al testo di questa norma sono nelle tabelle dei risultati dei danni prodotti da un eccesso di questa popolazione faunistica. Anzi, la Lombardia è probabilmente l’ultima regione a deliberare in questo senso, le altre lo hanno già fatto negli anni precedenti. A noi pare di vedere che la contrapposizione tra caccia e ambiente in questo caso non ci sia proprio, ma sia più una contrapposizione tra città e campagna, città e montagna, tra quelli che vedono questi problemi e coloro che non li vedono”.

Corrado Tomasi  (PD) ha spiegato il punto di vista di chi vive in montagna: “Purtroppo, per le politiche portate avanti in questi anni, la montagna è stata abbandonata e il cinghiale ha prosperato. Adesso ci troviamo in questa situazione e perciò non possiamo che essere favorevoli perché la legge cerca di porre soluzioni a un problema che non si riuscirà, comunque, a risolvere in tempi brevi. Dare la possibilità ai cacciatori di inserirsi per tenere un numero di animali compatibile con l’attività che viene fatta, è un modo per cercare di limitare i danni. Altrimenti, succede quello che abbiamo già visto: l’ambientalismo esasperato porta a un aumento dei bracconieri e della caccia di frodo. Se invece interveniamo con abbattimento e contenimento rispettando questa legge, andiamo verso una possibile soluzione”.

Maria Teresa Baldini (Gruppo Misto – Fuxia People) “È dovere di ogni amministratore di buon senso favorire la legge per controllare il numero di cinghiali, che oggi ha superato il limite tollerabile, per la sicurezza dell’uomo e il rispetto del lavoro. Quello che vorrei sottolineare è che l’animalismo estremista espresso da alcune forze politiche propone un rapporto assolutamente non armonico tra animale e uomo non è altro che espressione di un’ideologia nella quale la sacralità dell’animale sembra prevalere sulla sicurezza dell’essere umano e il rispetto del lavoro dell’uomo.”

Dario Bianchi (Lega Nord) “ La normativa rappresenta un passo in avanti su una problematica che esiste da tempo ma che per la prima volta si affronta con incisività. I dati ci danno ragione e cito l’esempio della provincia di Como dove, solo nel 2015, ci sono stati 1119 abbattimenti corrispondenti ad un terzo di tutta la Lombardia. In quello stesso anno i danni causati dagli ungulati in provincia di Como sono ammontati a soli 15.000 euro, una bella differenza rispetto ai risarcimenti richiesti da altre Province che non hanno adottato efficaci politiche di contenimento".

Giampietro Maccabiani (M5S) "“E’ una legge regionale sulla gestione dei cinghiali che umilia gli agricoltori, votata ad hoc per tutelare gli interessi dei cacciatori I cinghiali in Lombardia rappresentano da oltre 30 anni un problema per l'ambiente, per gli agricoltori e anche per i cittadini. I numeri parlano di circa 10000 esemplari stimati in tutta la regione. Negli ultimi 12 anni ne sono stati ammazzati in azioni di caccia quasi 43.000, vale a dire oltre 4 volte l'intera popolazione attualmente presente. Organizzazioni agricole, sindaci, articoli di stampa ci hanno raccontato nelle audizioni in commissione (verbali alla mano) che la causa della presenza così numerosa della specie è legata principalmente alle immissioni illegali nell'ambiente legate al mondo venatorio, il quale non ha alcun interesse che il cinghiale scompaia, anzi!” .

Michele Busi (Patto Civico ) “Si tratta di un provvedimento molto atteso, non solo dalle associazioni agricole, ma anche da molti sindaci, che hanno visto i propri comuni interessati dai danni causati dai cinghiali.Ho partecipato al gruppo di lavoro promosso dalla Commissione agricoltura su questo tema, che ho sempre seguito con attenzione. Già nel settembre del 2015 infatti presentavo un’interrogazione per chiedere all’assessore all’agricoltura quali azioni la Regione intendesse mettere in atto per affrontare in maniera risolutiva la questione dei danni causati dai cinghiali.Il progetto di legge tiene conto di gran parte dei contributi forniti dai diversi soggetti ascoltati nel corso dei lavori. Si tratta di un primo importante passo che viene incontro a un problema non più rinviabile. A questo riguardo sarebbe auspicabile un maggior impegno da parte della Regione a tutela dei nostri agricoltori che, nonostante le molte difficoltà, si impegnano nella valorizzazione del territorio”.

Chiara Cremonesi (SEL)  “Con il pretesto dei danni da fauna selvatica alle coltivazioni, problema vero che non intendo sottovalutare, il Consiglio ha però approvato un provvedimento, peraltro incostituzionale sotto molteplici aspetti, che è in realtà l’ennesimo regalo ai cacciatori e che rischia di produrre addirittura un incremento della popolazione dei cinghiali, senza considerare oltretutto gli aspetti etici correlati. E nella sostanza, si prolunga di quindici giorni la caccia. Mentre nelle Aziende faunistiche venatorie sarà possibile l'immissione e il foraggiamento dei cinghiali. E per finire, la Regione è pronta a stanziare fino a 300 mila euro all'anno per il risarcimento dei danni, ma solo 20 mila per la loro prevenzione.Insomma, si tratta di un vero obbrobrio dal punto di vista giuridico che farà male non solo ai cinghiali, ma anche  all'ecosistema e pure all'agricoltura”.