Donne&Lavoro: oltre 500 mila potenziali lavoratrici in Lombardia

In Lombardia quasi il 60% delle donne lavora (58,1%). 535.000 sono invece quelle che scelgono di restare fuori dal mercato del lavoro, preferendo fare le casalinghe. Considerando anche loro, l’occupazione crescerebbe del 16,8% arrivando a quasi il 75%. 

E’ la fotografia della Fondazione Moressa, che ha elaborato i dati nazionali Istat, dimostrando come si potrebbero raggiungere i livelli europei di occupazione e risollevare l’economia nazionale se la folta schiera di casalinghe diventasse forza lavoro.
Dalle 535 mila lombarde si arriva infatti a oltre 4 milioni in tutta Italia (pari a 268 mld di euro), complici alcune Regioni del Sud come la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Puglia, che in proporzione hanno il numero più elevato di donne in età di lavoro che sceglie però volontariamente di restare a casa.
Dai dati Istat di giugno emerge un aumento del lavoro rosa in Italia, rappresentando il 41,6 del PIL, per un valore di 614 miliardi di euro, con un tasso di occupazione in crescita pari al 48,8 (+5% rispetto a 10 anni fa). Situazione, però, ancora ben lontana dalla media europea e che invece, stando alla ricerca, potrebbe cambiare se le potenziali lavoratrici tra i 15 e i 64 anni ( che sono più del 60%) avessero un impiego perché questo farebbe crescere il Pil nazionale del 18%.

Tornando alla Lombardia,positivo è il dato della concentrazione del numero di dirigenti donne nel settore privato. Secondo un’indagine nelle imprese lombarde lavora il 46,7% delle donne manager italiane. A livello di settori economici quelli più rosa sono i servizi: le donne sono il 44% nella sanità, il 39% nell’istruzione. Seguono le attività professionali scientifiche e tecniche (22%) e i servizi alle imprese (19%). Agli ultimi posti i settori manifatturiero (12%) e delle costruzioni, dove le donne pesano solo il 7,7 per cento (fonte ManagerItalia)
Per quanto riguarda il settore pubblico la piu' elevata presenza femminile si registra  negli enti del Sistema Sanitario Nazionale (65,1%), la piu' bassa nelle giunte e consigli regionali (46,9%). Tra le donne si riscontra inoltre una quota maggiore di figure a tempo determinato (9,9%) rispetto al 6,6% degli uomini (fonte Istat)