In Consiglio regionale il dibattito su riforme istituzionali e ruolo Regioni e Autonomie La sintesi degli interventi della mattina e del pomeriggio

Si è svolta oggi in Consiglio regionale la seduta consiliare
tematica sulle riforme istituzionali e sul ruolo delle Regioni e delle Autonomie locali.
Al termine del dibattito, presieduto dal Presidente del Consiglio regionale, Raffaele
Cattaneo, è stato approvato, con i voti dei gruppi consiliari di maggioranza (42 consiglieri
a favore, 18 non hanno partecipato al voto), un ordine del giorno che riprende molti dei
punti già contenuti nel documento sulle riforme istituzionali approvato lo scorso 20
febbraio a Roma dall’Assemblea plenaria della Conferenza dei Presidenti delle
Assemblee legislative regionali.
Il documento integrale è pubblicato su www.lombardiaquotidiano.it

ECCO LA SINTESI DEGLI INTERVENTI
Raffaele Cattaneo, Presidente del Consiglio regionale. "Un'approvazione positiva da
parte del Consiglio che dimostra come su questi temi la Lombardia sappia porsi con una
posizione costruttiva e di contenuto" lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale della
Lombardia Raffaele Cattaneo, dopo l'approvazione di un ordine del giorno sul tema delle
riforme istituzionali. "Difendendo le Regioni difendiamo le autonomie, che sono un
baluardo per la libertà di tutti: nessun errore commesso in passato, può far accettare
l’errore ben più grave di buttare via il grande patrimonio degli enti locali". "Sul tema delle
riforme costituzionali esiste già una proposta condivisa ed è quella approvata a Roma il 20
febbraio scorso dai presidenti dei Consigli regionali e che oggi è stata approvata anche dal
Consiglio regionale della Lombardia. Questo testo dimostra che non è impossibile fare una
sintesi, pur partendo da posizioni diverse, ricercando una posizione condivisa com'è
avvenuto durante la Conferenza dei Presidenti, cui siedono esponenti di diverso colore
politico". "La Lombardia ha un ruolo di traino del regionalismo italiano, cui non può e non
deve rinunciare, nella consapevolezza che il lavoro che facciamo qui non serve non solo al
nostro territorio, ma che combattendo questa battaglia difenderemo il regionalismo e
l'intero sistema delle autonomie". Cattaneo ha infine concluso con l'auspicio che "la
Conferenza delle Regioni possa tenere la stessa posizione di unanimità come avvenuto
durante la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative”.
Roberto Maroni, Presidente della Giunta regionale. “Vogliamo riforme vere che siano
utili e che servano, non possiamo essere d’accordo con scorciatoie istituzionali che non
tengono conto della situazione reale. La proliferazione di città metropolitane prefigurata dal disegno di legge Delrio si configura come un autentico mostro istituzionale: cosa c’entra la Val di Susa accorpata con Torino? Ci ritroviamo davanti a un disegno che risponde solo alla necessità di dare compimento a un progetto di centralizzazione statale e accentramento dei poteri che abbiamo il dovere di contrastare. Posso anche acconsentire alla nascita della Città metropolitana di Milano, forse l’unica davvero concepibile in Italia, ma alla sola condizione che il sindaco della nuova Città metropolitana milanese sia democraticamente eletto dai suoi cittadini. E ritengo che la “specialità” delle regioni non vada cancellata, ma estesa anche ad altre regioni rispetto alle attuali che presentano caratteristiche tali da meritare loro tale attribuzione: indubbiamente, la Lombardia è la regione più speciale d’Italia per la virtuosità dei suoi dati e delle sue politiche. Siamo davanti a una fase politica nuova, inaugurata con questo nuovo Governo: come Lombardia, dobbiamo cogliere l’opportunità che ci viene offerta giocando un ruolo da protagonisti!”.
Massimo Garavaglia (Assessore all’Economia). “Qui chi è sprecone è lo Stato e non le Autonomie, infatti la spesa delle Regioni si è ridotta del 38%, quelle delle Province del 28,7% e dei Comuni del 14,3% ma lo Stato centrale solo 13,4%. La Regione dovrebbe prendersi materie in più e migliorare così la spesa nazionale. Va cambiato il sistema, finanziando le funzioni su base corretta, distinguendo tra debito vero (patto stabilità) e debito di chi spreca. Il Comune di Napoli è in eclatante fallimento, con 442 euro di costo per il personale contro 17 euro di Regione Lombardia. Tagliare le Regioni non ha senso: rappresentano una spesa di 118 milioni di euro a fronte dei 20.000 milioni di euro dello Stato”.
Stefano Carugo (NCD). “Il documento è frutto di un lavoro intenso e propositivo e non ha certo uno spirito ‘plebiscitario’. Esigenza prioritaria è superare il bicameralismo per rendere virtuoso il rapporto fra Stato e Regioni” ha sostenuto, facendo anche riferimento alla funzione di un Senato delle Regioni che assuma un ruolo legislativo di iniziativa e di forte richiamo. Carugo ha anche ribadito l’importanza del progetto di macroregione, in una chiave di razionalizzazione, ricordando che “Bisogna ricominciare a percorrere la strada di un federalismo responsabile e comunicativo”.
Giulio Gallera (Forza Italia). “Con questo documento vogliamo che le Regioni abbiamo anche più ruolo nei processi decisionali europei. Non dobbiamo inseguire il neostatalismo e il neocentralismo. Chi afferma che a livello decentrato si spreca mentre al centro si hanno le idee chiare dice il falso, perché la realtà è esattamente il contrario. La risposta che viene chiesta alla politica non è il pdl Delrio, che è solo uno strumento per svuotare gli enti locali e gli organismi di area vasta. Diciamo basta a chi pensa di fare riforme attraverso benchmark e lavoriamo alla riforma di uno Stato che deve migliorare la capacità di stare al fianco dei cittadini”.
Mauro Parolini (NCD). “L’autonomia dei Comuni, delle Province e delle Regioni costituisce un valore: non è invece un valore ciò che contribuisce in misura reale e significativa ad aumentare i costi della politica, che non possono essere riconducibili ai soggetti istituzionali intermedi. Siamo d’accordo con la necessità di riformare i livelli istituzionali oggi esistenti, e anche di prevedere alcuni accorpamenti, ma ribadiamo con forza la nostra contrarietà alla negazione e alla cancellazione delle autonomie territoriali”.
Enrico Brambilla (PD). “Se oggi finalmente anche l’Aula del Consiglio regionale lombardo discute di riforme e prende coscienza della necessità di modernizzare lo Stato e le istituzioni, questo lo si deve all’azione assunta e intrapresa dal Governo Letta e alla presentazione del disegno di legge Delrio: un impegno che ora anche il nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha confermato di voler mantenere e proseguire, e al quale dobbiamo guardare con interesse e fiducia. Ci attende un cammino complesso e articolato, e nel percorso riformatore che andremo ad intraprendere sicuramente il Partito
Democratico lombardo assumerà una posizione costruttiva e propositiva portando il proprio contributo concreto di idee. Nel documento che la maggioranza presenta oggi c’è qualche spunto su cui poter lavorare insieme, ma non possiamo certo approvare un testo sul quale non c’è stata prima alcuna ricerca significativa di condivisione e convergenza e sul quale non c’è stato adeguato approfondimento e possibilità di interloquire con i cittadini. Siamo ancora in tempo per farlo, mi auguro che la maggioranza ne sappia tenere conto”.
Alessandro Alfieri (PD). “Non dobbiamo operare una difesa corporativa delle Regioni, ma ripartire dal Titolo V della Costituzione. Noi non siamo stati capaci in passato di sfruttare ciò che già la legislazione ci mette a disposizione. La collaborazione tra le regioni padano-alpine è già nello Statuto, non serve inventarsi nuove macroregioni o la trattenuta del 75% delle tasse. Lavoriamo piuttosto all’articolo 116 della Costituzione. Nel Titolo V ci sono gli spazi per chiedere maggiore autonomia da parte delle Regioni in materia di ordinamento territoriale. Il Senato delle Regioni è il giusto completamento del Titolo V e dà una risposta alla richiesta di taglio dei costi”.
Stefano Bruno Galli (Maroni Presidente). “Già nei primi anni Settanta il presidente dell’Emilia Romagna Bruno Fanti auspicava relazioni organiche nella Valle del Po. L’idea di Macroregione non è invenzione di oggi ma si radica nella cultura politica all’indomani della nascita dell’ istituto regionale. Oggi si vuole imporre lo Stato nelle realtà periferiche, ma questo non è ammissibile perché siamo in un ordinamento federale. L’articolo 114 della Costituzione è già molto avanzato in questo senso perché parla di democrazia multilivello, il problema sono le contraddizioni contenute negli articoli successivi. I diversi livelli istituzionale devono cooperare, non confliggere come induce a fare l’articolo 117”.
Mario Mantovani (Forza Italia). “Le fragilità del nostro Stato sono dovute a tre fattori: un Governo e ministri deboli senza poteri reali e un Presidente del Consiglio e un Consiglio dei ministri che non decidono; un Parlamento ingessato da bicameralismo con 445 giorni di media per approvare una legge e infine una burocrazia opprimente che a Roma governa il sistema politico. Nel 2005 noi di Forza Italia avevamo proposto una legge che dava risposte a tutto questo, e nel 2001 abbiamo portato avanti i decreti attuativi del federalismo fiscale. Il ddl Delrio è inadeguato, l’idea di città metropolitane come Brescia o Treviso è fuori da ogni logica. Pensiamo piuttosto a un progetto lombardo: Forza Italia è per la cancellazione delle Province, ma vorremmo che fosse la Lombardia a decidere. Forza Italia chiede riforma elettorale, abolizione del Senato e completamento del Titolo V”.
Stefano Buffagni (M5S). “Il bicameralismo perfetto non è completamente errato, l’idea dei padri costituzionali aveva un senso, noi abbiamo depauperato questo: un Parlamento che va avanti a fiducia non serve. Se oggi c’è una parte di Italia che va a velocità diversa le risorse, anche europee, devono andare lì, altrimenti vanno perse. Ma i cittadini sanno cosa fa la regione? Dovremmo ragionare sugli errori fatti nel passato. Il ddl Delrio è una presa per fondelli che toglie democrazia. Oggi svendiamo il nostro patrimonio per fare favori all’Europa”.
Nel dibattito hanno preso la parola anche Dario Violi (M5S) che ha ricordato le stagioni travagliate di Regione Lombardia e auspicato una seria riforma delle istituzioni (“Non abbiamo partecipato al voto perché le riforme si decideranno altrove: la competenza regionale su questi temi è nulla e il Parlamento che deciderà di questi temi è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale”), mentre Mauro Piazza (NCD) ha evidenziato la necessità di fare distinguo tra le varie regioni e di fare attenzione a chi “si vuole sbarazzare dei voti dei cittadini”.
Ugo Parolo (Lega Nord). “Il dimezzamento dei parlamentari, il Senato delle Regioni, l’elezione diretta del Primo ministro erano già contenuti nella cosiddetta devolution dieci anni fa. Quello di oggi è un documento condiviso e strategico che cambierebbe davvero lo
Stato. Questo vogliamo, non la deriva. Manca forse una presa di distacco dalla cessione di sovranità all’Europa che va controbilanciata con cessione sovranità verso basso. Poteri veri ai cittadini. Come si può chiedere oggi la clausola di supremazia che il Pd non volle in occasione della riforma del Titolo V: questo vuol dire cancellare responsabilità di tutte le regioni, tanto ci sono altri che ci pensano, un alibi per fare male. Attenti al disegno di chi vuole commissariare le Regioni: si è fatto credere che gli sprechi sono nelle periferie quando il 90% dei debiti è da imputare ai ministeri. La nostra Regione ha un rating più alto dello Stato, è lo Stato che deve prendere a modello Regione Lombardia, non cancellare la Regione. Se portiamo tutto a Roma facciamo fallire stato. La Lombardia costa 1/5 della Calabria: questa è la verità, i dati sono stati mistificati, i cittadini confusi”.
Claudio Pedrazzini (Forza Italia). “Oggi è arrivato il momento per Regione Lombardia di scrivere una propria proposta di riforma al fine di avviare un fronte comune delle Regioni che possa intervenire su un processo di riordino avviato ma non adeguato. Il Consiglio pone le basi un lavoro che dovrà necessariamente continuare e completarsi”. Il capogruppo di Forza Italia ha quindi annunciato il ritiro della mozione sul tema delle regioni a statuto speciale e province autonome.
Lino Fossati (Maroni Presidente) “Il decreto Del Rio non può essere accettato. Così come non può essere accettato il continuo picchiare sugli sprechi delle periferie: lo stato centrale vede la pagliuzza nell’occhio delle autonomie ma non vede la trave nel proprio”.
Fabio Altitonante (Forza Italia). “Il Paese va ricostruito, mattone su mattone e la prima cosa da fare è tagliare la burocrazia che rappresenta un vero e proprio freno. Non bisogna dare risposte alla cieca ma saper interpretare i bisogni dei cittadini. Su questo credo che la Lombardia, rispetto ad altre regioni, possa essere un riferimento”.
Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) “E’ il Presidenzialismo la risposta alla crisi istituzionale, indipendentemente che ci sia poi un bicameralismo perfetto o no (testimoni del successo di questa via sono gli Stati Uniti e la Francia). Servono istituzioni forti: allora osiamo di più con una vera riforma costituzionale in senso presidenziale, come da anni io e il mio partito auspichiamo. Per quanto riguarda il disegno di legge Delrio, l’idea di creare dei super-Comuni (addirittura 20, un numero spropositato) composti da membri non eletti è quantomeno confusa. Come è possibile immaginare la nascita di enti territoriali così complessi senza un presidente eletto in modo diretto dai cittadini? Senza contare che già per un sindaco è complesso gestire una città come Milano che conta circa 1milione 200mila abitanti, figuriamoci un territorio di 4 milioni di abitanti”.
Massimiliano Romeo (Lega Nord). “C’è un vero e proprio attacco alle Regioni e in generale al sistema delle autonomie che deve essere contrastato fermamente. Si sta cercando di far passare che le sono le Regioni il buco nero di questo stato mentre in realtà sono i ministeri. I numeri sono chiari e l’inganno presto o tardi verrà fuori e la gente saprà”.
Fabio Fanetti (Maroni Presidente). “Si sta tentando di scardinare l’organizzazione dello Stato e l’attacco alle Regioni e alle Province ne sono una testimonianza. Nel passato sono stati fratti certamente degli errori ma non tutto va buttato. La crisi dello Stato si risolve solo con il federalismo e non cancellando quello che si è riusciti a fare in questi anni”.
Alessandro Sorte (Forza Italia) “Le riforme devono essere serie, non come quelle che propongono l’eliminazione di tutte le Province: vanno tagliate le province che vanno male non e non quelle che funzionano, come le nostre. E allora bisogna avere il coraggio di dire che non tutti siamo uguali”.
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