Cinquant’anni fa le prime elezioni regionali “completano” la Repubblica

“Il principio di autonomia, delle Regioni e degli enti locali, è alle fondamenta della costruzione democratica, perché appartiene al campo indivisibile delle libertà e costituisce un regolatore dell’equilibrio costituzionale”. Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione del 50° anniversario delle prime elezioni regionali (7 e 8 giugno 1970), ha voluto ribadire la centralità del sistema delle Autonomie nella nostra Repubblica, nata, ha ricordato, nel rifiuto del carattere autoritario e centralista dello Stato, inasprito dal regime fascista, contro la tradizione dei liberi Comuni e delle identità dei territori, ricchezza della civiltà dell’Italia”. L’elezione dei rappresentanti delle Assemblee legislative da parte dei cittadini, ha dunque in un qualche modo “completato” il disegno espresso dai padri costituenti nella Carta del ’48. Un passaggio arrivato in ritardo di oltre vent’anni, fondamentale, ma non un traguardo. L’equilibrio fra “centro” e “periferia”, rimane dinamico e deve sapersi rinnovare al mutare del contesto, interno e internazionale. Il Presidente della Repubblica, infatti, non ha mancato di sottolineare che “L’Europa stessa è chiamata a valorizzare la dimensione regionale, come vettore di integrazione”. Ragionare sulla nascita delle Regioni, non è dunque un esercizio accademico, ma una prospettiva protesa al futuro. Per citare sempre il Capo dello Stato: “Le Regioni e le autonomie degli enti locali accresceranno le opportunità del Paese, anche in questa stagione di ripartenza, se sapranno contribuire a garantire e rendere effettivo il carattere universale dei diritti sociali e di cittadinanza del popolo italiano, al cui servizio tutte le istituzioni democratiche sono poste”. Utile dunque riannodare i fili di questa trasformazione istituzionale, che è storia viva del Paese. Partendo proprio da quel fine settimana del 1970, quando il 95,4% degli aventi diritto (una percentuale di partecipazione impensabile al giorno d’oggi) si recarono alle urne per eleggere i loro primi Consiglieri regionali. In Lombardia la prima legislatura ha formalmente inizio il 6 luglio 1970, quando il Consiglio regionale eletto un mese prima tiene la prima seduta. Lo compongono – allora come oggi – 80 consiglieri, appartenenti a Democrazia Cristiana (DC, 36), Partito Comunista (PCI, 19), Partito Socialista (PSI, 9), Partito Socialista Unitario (PSU, 5), Movimento Sociale Italiano (MSI, 3), Partito Repubblicano (PRI, 3), Partito Liberale (PLI, 3) e Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP, 2). E’ una “seduta fiume” in un “clima di incertezza” politica, secondo i resoconti dell’epoca, che porta comunque all’elezione del primo presidente del Consiglio regionale, il democristiano Gino Colombo. Il neo presidente avverte tutti che “ci attende un lavoro imponente”. Parole profetiche non solo per gli adempimenti immediati ma anche per il futuro. A maggior ragione oggi, in un anno sconvolto dall’emergenza sanitaria più grave dell’ultimo secolo.