Larrie, il “mostro” che nuota nel lago di Como

Una figura mostruosa si aggira fra i rami di Como e Lecco del lago. Leggenda? Sì, ma fino a un certo punto. Il Lariosauro certamente è esistito: ben oltre 200 milioni di anni fa. Prova ne sono alcuni fossili rinvenuti nell’800. Un esemplare di Lariosaurus Balsami della misura di circa 90 centimetri è custodito nel museo di Monaco di Baviera. Un altro, ancora più grande (1 metro mezzo) si poteva ammirare in una delle stanze del museo di storia naturale di Milano, ma purtroppo è stato distrutto in uno dei bombardamenti che la città subì durante il secondo conflitto mondiale.

La violenza della guerra può forse aver cancellato i resti del nostro “mostro”, ma non la sua leggenda. E’ proprio all’indomani dell’inizio della ricostruzione postbellica che iniziano a circolare i primi racconti di strani avvistamenti. Il primo è del 1946 quando in una fredda mattina di novembre due cacciatori che stavano battendo una riva nei pressi del Pian di Spagna raccontano di aver scorso un grosso animale con squame rossastre aggirarsi nell’acqua. Spaventati dall’inatteso incontro, misero mano ai fucili sparando diversi colpi suscitandone così la fuga verso il centro del lago. Il Corriere Comasco diede grande enfasi alla notizia, che fu solo la prima di una serie. Otto anni più tardi un uomo a passeggio con il figlio ad Argegno racconta di aver visto una creatura con muso arrotondato e piedi palmati. Tre anni più tardi un nuovo “incontro”, questa volta a Dongo. Stavolta un gruppo di biologi decide di approfondire e si immerge con una batisfera dalla quale osserva uno strano animale con la testa allungata simile a quella di un alligatore. Fra dicerie e racconti, si arriva al 2003 quando i giornali locali tornano a parlare del mistero riportando le dichiarazioni di un gruppo di pescatori lecchesi che sostiene di aver visto un grande animale dalle forme affusolate, lungo circa 10 metri, simile a una gigantesca anguilla. Un discendente del mitico Lariosauro? Non lo sappiamo. Di sicuro però è stato trovato un suo “parente”, anche se pure questa volta si tratta solo di resti. Lo ha raccontato, a fine novembre 2021, l’edizione lecchese del “Giorno” offrendo la cronaca della scoperta di una mandibola di circa venti centimetri, trovata grazie allo sguardo attento di un naturalista, impegnato a scalare nella zona delle falesie attorno alla Casa delle Guide di Introbio. I denti rinvenuti, sono quelli di un rettile che risale al Carnico Inferiore, circa 235 milioni di anni fa. Inizialmente si è subito pensato si trattasse di un Lariosauro. In realtà in quel periodo queste forme dovevano essere già estinte. Gli esperti hanno quindi ipotizzato si possa trattare di un suo “discendente” che potrebbe appartenere al gruppo dei Pistosauri. Forse, una sorta di “anello di congiunzione” fra i “Lariosauri” e le forme che esploderanno poi nei Giurassico.

Studi scientifici e suggestioni popolari, ingredienti perfetti che trasformano il nostro lago in una sorta di Lock Ness lombardo. E se in Scozia hanno ribattezzato il loro “mostro” Nessie, noi potremmo iniziare a chiamare il nostro Larrie, come ha suggerito il celebre scrittore Carlo Lucarelli nel suo libro “Strane storie”.