“Global cities e dimensione regionale”: seminario promosso dall’Ufficio di Presidenza

Il ruolo e l’importanza crescente delle città, facilitato dalla globalizzazione, impone oggi di ripensare i modelli gestionali e organizzativi esistenti e di pensare a nuove forme di governo dei territori meno rigide e più capaci di rispettare e valorizzare le nuove sfide sociali dettate dall’innovazione. Un processo nel quale le città saranno sempre più protagoniste con forme proprie e autonome, consegnando a enti come le Regioni un ruolo maggiore di coordinamento e di indirizzo.  
Sono alcune delle considerazioni emerse questa mattina nel corso del seminario sul tema “Global cities e dimensione regionale”, che si inserisce all’interno del ciclo di seminari promosso dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lombardo, finalizzati a offrire ai Consiglieri regionali maggiori informazioni e approfondimenti su alcuni argomenti di particolare attualità legislativa. All’incontro di questa mattina, introdotto dal Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, sono intervenuti Alessandro Balducci, professore di Pianificazione e Politiche urbane presso il Politecnico di Milano, Claudia Tubertini, professore associato di Diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Bologna, e Piero Bassetti, Presidente di “Globus et Locus” e della Fondazione Giannino Bassetti.

Il professor Alessandro Balducci  ha analizzato il fenomeno della crescita delle città, descritto innanzitutto da questo numero: tra poco più di 30 anni nelle aree urbane vivrà il 70 % della popolazione complessiva. Tra le prime dieci città più popolate non ce n’è nessuna europea, mentre è sempre più evidente l’aumento del numero delle mega-cities nelle aree geografiche, come l’Asia, in forte sviluppo. Nel Vecchio Continente è invece interessante il manifestarsi di mega-city-regions, definizione che si adatta perfettamente a Milano, non più identificabile col Comune, ma nemmeno con l’area metropolitana o la Regione. Il capoluogo lombardo si caratterizza per avere gli stessi abitanti che aveva nel 1951, non è concettualmente una metropoli (con centro e periferia), ma è il riferimento di una rete di città fisicamente separate e notevolmente interconnesse, anche dal punto di vista infrastrutturale. “La city region –ha puntualizzato Balducci- è una realtà storico-geografica che non conta, funzionalmente e politicamente, a causa della frammentazione dei confini e dei poteri e che tuttavia sta già affrontando la globalizzazione a partire da una posizione competitiva. Milano, per esempio, è all’avanguardia nel mondo come vivibilità, offre servizi e lavoro, e si presenta come culla dell’innovazione, guadagnandosi un posto nelle prime 20 città al mondo soprattutto in termini di ricettività. E riesce a farlo grazie alla sua stretta connessione con altre smart-cities come Bergamo, Brescia, Monza e Varese”.
Balducci ha quindi ricordato i modelli storici di costituzione delle città, da un primo modello di carattere culturale-intellettuale ai successivi modelli tecnologico-produttivo e tecnologico-culturale, per finire all’attuale modello tecnologico-organizzativo, determinato dalle spinte propulsive delle differenti forze sociali che tra loro cercano una sintesi che faciliti e valorizzi la reciproca convivenza. “L’Europa –ha concluso Balducci- in futuro non sarà più il continente maggiormente urbanizzato del mondo, ma è quello che ha città più vivibili e cittadini più attivi e può pertanto vincere nell’urbanizzazione la sfida della qualità. Tanto più che con la globalizzazione i confini nazionali hanno perso ogni importanza e il ruolo delle città sarà sempre più centrale”.

Secondo Piero Bassetti “oggi è profondamente cambiato il rapporto tra il globale e il locale, due sfere che erano prima fortemente distinte su due piani ben diversi, ma che oggi invece sono tra loro sempre più in stretta connessione, quasi in sinergia. Oggi le città –ha ricordato Bassetti– non sono più frutto di una aggregazione determinata dalla classe dirigente (in passato quasi sempre la borghesia), ma sono costituite dai nuovi centri di potere economici e sociali, tra loro in continua evoluzione, presentando un dinamismo e una spinta al cambiamento costante, che necessita di una forma di governo meno rigida e più flessibile: come un fiume, al quale non si può imporre la direzione, ma che può essere invece saggiamente incanalato”. Bassetti ha concluso il suo intervento sottolineando come “a formare le città e a determinarle in quanto aggregazioni, oggi sono sempre più le funzioni, e spetta al Consiglio regionale e alla Regione trovare il modo di gestirle e governarle, assicurandone e garantendone un corretto e regolare sviluppo”.
Sul ruolo delle Regioni si è soffermata nel suo intervento anche Claudia Tubertini, che ha ricordato come “effettivamente le Regioni abbiano oggi uno spazio minore da sfruttare ed esercitare, ma il loro ruolo di coordinamento e di indirizzo nei nuovi processi aggregativi delle città resta fondamentale”. La Tubertini ha criticato l’attuale modello organizzativo della città metropolitana, nei fatti già assorbita dall’allargamento delle città e dalla loro trasformazione in mega-cities, sollecitando gli enti regionali a una interazione maggiore con gli altri livelli di governo del territorio.  “Le capitali e le città sono oggi sempre più di cruciale importanza per l'Unione europea –ha detto la Tubertini– ma non sono certo gli unici attori. Sono motori per la crescita e l'occupazione, ma devono lavorare in sinergia con le Regioni e gli altri livelli di governo territoriale. Il contesto attuale in cui si trovano i nostri territori è difficile e complesso e le città hanno bisogno di rispondere a queste sfide in modo integrato. La sinergia e la cooperazione tra governance metropolitana e governance regionale dovrebbero pertanto essere sempre più connesse”.

Nel dibattito conclusivo, che ha coinvolto anche il Direttore generale di Eupolis Lombardia Filippo Bongiovanni, sono intervenuti numerosi Consiglieri regionali, che hanno raccolto anche il richiamo del Presidente Raffaele Cattaneo al rispetto e alla valorizzazione delle identità territoriali, che non devono essere soffocate, ma semmai rilanciate in una logica di sana e corretta integrazione. “Abbiamo bisogno di più innovazione per migliorare la qualità della vita, ma dobbiamo essere consapevoli che oggi l’innovazione nasce dal basso e non è più il frutto delle politiche degli Stati nazionali –ha detto Cattaneo-. Le città e le regioni devono avere la possibilità e la capacità di creare un contesto in cui l’innovazione possa nascere e crescere, consapevoli che è nella sinergia tra i cittadini, le università e le imprese che la creatività diffusa può esprimersi al meglio. Dobbiamo ripensare tutto: regioni e città devono trovare e sperimentare anche forme istituzionali innovative che consentano loro di collaborare insieme e competere al meglio in un contesto globalizzato in cui le global-cities si stanno affermando in modo sempre maggiore, soprattutto nel continente asiatico”.