Intervista a Riccardo Zangelmi, l’artista Lego italiano: quando il gioco diventa arte

Più di 30 opere, oltre 600mila mattoncini di costruzioni utilizzati e un nome, Riccardo Zangelmi, unico artista Lego certificato in Italia (al mondo sono solo in 16): la mostra “Potere ai Piccoli”, allestita presso lo Spazio Eventi di Palazzo Pirelli è visitabile gratuitamente fino al 20 settembre (Qui tutte le informazioni relative all’evento) ed è promossa dal Consiglio regionale della Lombardia in collaborazione con LEGO Italia. Ma come nascono le sculture in Lego? Qual è il processo che porta un’opera di 100mila pezzi, come ad esempio Magic Bunny, a vedere la luce? E chi è colui che è stato in grado di dar vita a tutto questo?

Lombardia Quotidiano ha incontrato e intervistato Riccardo Zangelmi per rispondere a tutte queste curiosità.

 

Partiamo dall’inizio: quando e da dove nasce la sua passione per Lego?

La mia passione per Lego nasce da lontano, da quando ero bambino. Io sono figlio degli Anni ‘80 e come tanti di quel periodo ho giocato tantissimo con i famosi mattoncini.  Ricordo il balcone e il terrazzo di casa mia dove mi divertivo a costruire. E poi via con gli amici in cortile dove ognuno faceva vedere quello che aveva creato. Era un gioco magico.

Sì, però un conto è giocare un altro è diventare uno dei 16 artisti al mondo Lego Certified Professional. Quali sono le credenziali richieste per poter essere ammessi in questa ambita cerchia?

È un percorso fatto di varie tappe, ma ritengo che siano due le credenziali imprescindibili da possedere e sono senza dubbio racchiuse in due concetti: predilezione alla creatività e molta professionalità nel costruire.

Costruire, appunto. Come prendono forma le sue opere?

Io non disegno mai le mie sculture perché non parto da un approccio grafico. Seguo un altro percorso: prima me le figuro mentalmente e poi inizio a costruire. Nel mio studio ho circa tre milioni di mattoncini; pezzo alla mano e comincio, mattoncino dopo mattoncino.  Per le opere molto grandi lavoro anche con strutture d’acciaio per una questione di sicurezza.

Sicurezza? In che senso?

Bisogna tenere in considerazione che una  scultura in Lego di 2 metri x 2metri può arrivare a pesare fino a 500 kg. E bisogna  anche pensare che alle opere si avvicinano molte persone. Da qui la necessità di progettare strutture interne in acciaio che sorreggano le sculture. Servono a prevenire ogni tipo di pericolo.

A proposito di grosse sculture, prendiamo ad esempio Magic Bunny, 108mila mattoncini: quanto impiega un’opera simile a vedere la luce?

Solo per il montaggio di Magic Bunny ci è voluto un mese di lavoro. Tra l’altro io tendo a fare tutto da solo, anche se a volte mi aiutano dei collaboratori esterni.

Dunque parliamo di un lavoro lento, paziente e a cui bisogna prestare particolare dedizione…

Esatto, per costruire bisogna saper rallentare. I mattoncini Lego portano in una dimensione diversa, una dimensione di gioco che ti trascina in un mondo a parte, dove tutto è fermo. Il tempo rallenta quando si crea e si costruisce qualcosa. Si entra in contatto con la propria immaginazione, con la propria creatività. Io per esempio rimango totalmente assorbito da tutto questo, vivendo una sorta di processo di astrazione.

Un processo in grado di riportare anche gli adulti al periodo mitico dell’infanzia, giusto?

Sì, credo proprio di sì. E credo che sia importante ritornare all’infanzia. Io in primis lo faccio. Attraverso molte opere infatti  approdo di nuovo al mio mondo fanciullesco. Tanto è vero  che è da lì che spesso nasce la mia ispirazione. In ‘Potere ai Piccoli’ spero di trasmettere questo messaggio ai ‘grandi’: ogni tanto prendetevi il tempo per ritornare bambini, ricordatevi chi eravate, recuperate quei momenti in cui per emozionarsi bastava una bolla di sapone, un aeroplanino di carta o una semplice corsa.

E ai bambini invece che cosa vuole trasmettere?

Di non mollare mai, di crederci sempre e di sperimentare. Per loro il messaggio è di sognare  in grande, perché i sogni a volte si avverano. Io ne sono l’esempio. Ho sempre detto: “Da grande voglio fare l’ingegnere Lego” ed ora eccomi qua. La strada da seguire è quella della costanza, della determinazione, perché non è facile soddisfare i propri desideri.

C’è un’opera in questo senso a cui è particolarmente legato?

“Chiedilo alle stelle” dove c’è un bambino che cerca in mezzo agli astri sparpagliati per terra. È una metafora in cui ho voluto ricreare me stesso. Quello infatti sono io sognante da bambino sul mio terrazzo a Reggio Emilia in mezzo ai miei sacchi di Lego.

Quel bambino oggi ha realizzato il suo sogno ed è un ingegnere-artista Lego. Più artista o più ingegnere?

Penso che la parola più appropriata per definirmi sia creativo. Artista è una parola molto grande per cui lasciamola ai Leonardo Da Vinci, ai Michelangelo e a tanti altri. Quello che posso dire è che sono una persona creativa che è riuscita a sviluppare tale caratteristica. Comunque se devo scegliere mi sento più vicino alla figura dell’artista che a quella dell’ingegnere.

Oggi ‘Potere ai Piccoli’, e domani?

Il progetto più immediato è portare in giro per l’Italia questa mostra, organizzando altre tappe. Poi sto lavorando ad altre mostre, ma per ora non posso svelare nulla di più.

 

A cura di Mirko Vitali

 

Galleria immagini: taglio del nastro rigorosamente in Lego, la scultura 'Magic Bunny' (108.000 pezzi), la scultura 'Chiedilo alle stelle' (53.000 pezzi), Riccardo Zangelmi