Museo della Barca Lariana: tra curiosità e rarità a ognuno il proprio modello

Con oltre 150 imbarcazioni a vela e a motore, alcune risalenti al Settecento, circa 100 motori tra entro e fuoribordo, migliaia di oggetti nautici, centinaia di registrazioni, diapositive, video d’epoca e più di 3.000 fotografie non è solo un Museo quello dedicato alla Barca Lariana a Pianello Lario (Via Regina, 1268).  Si tratta di una delle più importanti collezioni di nautica da diporto a livello mondiale, un vero gioiello. Ed oggi tra tanta bellezza, rimane solo l’imbarazzo della scelta. Ad ognuno, quindi, il proprio tipo di barca. Ecco una breve guida “ragionata”.

VELOCISTA
Se ami la velocità e i record prova ad immaginare Carlo Leto di Priolo , famoso Racing driver, a bordo del “Pucico”, costruito dai cantieri Vidoli. Con il veloce motoscafo il pilota segnò il record di velocità della classe 450 kg il 14 maggio 1949 all’Idroscalo di Milano.

TURISTA D’ASSALTO
A guerra finita, gli esemplari ancora in uso furono trasformati in entrobordo da turismo, come il motoscafo MTM (acronimo per Motoscafo da Turismo Modificato) un barchino d’assalto della Seconda guerra mondiale. Questi barchini venivano costruiti anche sul Lago di Como dal cantiere Fratelli Cranchi di Cadenabbia, fornitore accreditato dalla Marina Militare.

DIPLOMATICO
Quanta storia a bordo del “Bianca”: la leggenda locale dice essere stato di Mussolini. È possibile però che sia stato ospite della famiglia proprietaria e vi abbia per cui navigato. Per certo ospitò Churchill quando, a guerra finita,  venne in missione diplomatica sul Lago di Como, nel tentativo di recuperare i carteggi della corrispondenza con Mussolini.

PESCATORE
I pescatori ci vivevano anche a bordo. Le “nav” o “navet” erano le più grandi mentre i “batèl”, più piccoli e slanciati, avevano un equipaggio di due o tre uomini. Costruite in fasciame di castagno dello spessore di 4 centimetri, cucito con chiodi in ferro, montavano la struttura con tre cerchi per sostenere il tendone. La copertura serviva per riparare le reti da pesca, tessute in seta, dal caldo del sole. E’ la forma classica dell’iconografia locale: le “Lucie”, erroneamente associate ai Batèi, ma in ogni caso si tratta di una distorsione storica.  Manzoni non le ha mai descritte, anzi, dalle sue parole si intuisce che la fuga fu a bordo di una barca a fondo piatto, senza panche e senza cerchi, presumibilmente la barca di Pescarenico, esposta anch'essa in museo.

AVVENTUROSO
Il contrabbando è stata un’attività di una certa importanza nell’economia del lago e, prima dell’avvento della motorizzazione, si svolgeva su scafi a remi (4 vogatori o addirittura 5 per i più abili) e la competizione con i finanzieri aveva anche un certo sapore sportivo. Tabacco e caffé provenienti dalla Svizzera e trasportati dagli spalloni attraverso le valli Intelvi o di Menaggio venivano traghettati fino al centro di smercio a  Lecco. Le “barche de sfrusà” erano “a perdere”, rigorosamente dipinte in nero e molto spartane ma veloci,  avevano gli scalmi imbottiti in modo da non fare rumore ma i “fuoriscalmo” metallici (i breghett) erano fissati con dei galletti per poterli smontare rapidamente in caso di abbandono del mezzo. Tre i pezzi esposti al museo, di cui una barca porta ancora i segni di un arrembaggio probabile con arpione.

ARISTOCRATICO
Come in voga tra gli aristocratici ospiti del Lago, che per i loro spostamenti usavano i cosiddetti “vaporini”, barche da passeggio e impiegate, prima del completamento della strada costiera,  per il collegamento con le ville che si affacciano sul il lago, tutte dotate di darsena privata. Nel museo ce ne sono 8, con cabina vetrata per gli ospiti e sedili imbottiti capitonné; una ha perfino un piccolo locale toilette con relativo WC, appartenuta a Carlo Erba, nonno di Luchino Visconti.

ATIPICO
Curiosità del museo l’Amphicar, un’autovettura anfibia costruita in serie in Germania dalla DKW su progetto dell’ingegner Trippel, con due eliche  e le ruote anteriori che fungevano da timone. Il motore è un Triumph inglese da 1147 cc. di cilindrata.

SPORTIVO
Nella sezione destinata alle barche a vela, con molte barchette da diporto eleganti, si trovano scafi a vela inglesi velocissimi e imbattibili all'epoca, tra cui le bellissime “Cisko” e “Spindrift”, protagoniste delle regate lariane dei primissimi anni del '900. Infatti, proprio sul lago di Como, si corse nel 1850 la prima regata velica di cui si ha oggi notizia e il Società Regate Club sul Lago di Como, nato nel 1872, è il più antico dei club velici italiani. Il Lario è stato pioniere anche in questo.
Da non perdere il “Merope”, la Star in legno (un bellissimo Red Cedar americano) con cui Agostino Straulino conquistò la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1952 e di cui si erano perse le tracce. E’ stato restaurato dal cantiere Lillia, a Pianello.
Inoltre, il mitico “Laura I°”, un capolavoro di modernità, solidità e sicurezza, di proprietà del pilota Mario Verga, già alla guida dei bolidi dei Cantieri Abbate con il motoscafo “Balbianello”. Artista vulcanico, affermò il proprio talento di designer nella fiorente industria tessile comasca, ma la velocità e la voglia di spingersi oltre i normali limiti erano una priorità. Verga, una volta ottenuto dall’Alfa Romeo il motore 159 campione del mondo di Formula 1, si rivolse a Guido Abbate e gli commissionò uno scafo a tre punti per infrangere il record dell’ora.
Guido Abbate costruì il Laura I° in soli due mesi. Il 15 febbraio 1953, Mario Verga e il “Laura I°” riuscirono a battere il record di velocità della classe 800 kg (precedentemente detenuto da Ezio Selva), portandolo da 194 k/h a 226 km/h.Detentore di grandi successi, recordman e Campione del mondo Mario Verga è stato uno dei piloti più brillanti della motonautica mondiale. Il suo sodalizio con il Laura I° rimane uno dei più leggendari nella storia dello Sport.

CUORI&MOTORI
Da non perdere la raccolta di motori, ve ne sono esposto una ventina. Fra i motori entrobordo, molti di derivazione automobilistica – come l’unico modello Porsche per la nautica, settore poi abbandonato dalla casa produttrice tedesca.